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Alleanze tra arte e impresa. Ecco una nuova identità culturale

Di Marco Bassan

Le aziende italiane hanno l’opportunità storica di farsi propulsori della contemporaneità nel Paese, costruendo una rete di alleanze con l’arte che sappia rispondere all’epoca di crisi permanente in cui viviamo. Non si tratta di una questione di estetica o di marketing, ma di visione, di produzione di identità simbolica e della capacità di saper sostare nella complessità. L’intervento di Marco Bassan, fondatore Spazio Taverna

Con la recente vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti, l’Europa, e quindi anche l’Italia, è chiamata a riconsiderare il proprio ruolo internazionale, avendo l’opportunità di sviluppare un’autonomia culturale che possa posizionare il Paese sulla scena internazionale. Nelle dichiarazioni di Macron e Giorgia Meloni emerge una linea comune: i Paesi europei devono trovare una strada autonoma, capace di dialogare con il modello culturale americano e con la sua ala protettrice per costruire una propria visione del mondo. Per l’Italia, questa sfida è particolarmente complessa e urgente.

Per riscoprire e rafforzare un’identità internazionale, non basta una strategia politica o economica: serve un modello culturale autonomo, non derivativo o imitativo rispetto a quello americano. L’Italia, con il suo patrimonio culturale e produttivo, è in una posizione unica per farsi promotrice di un modello industriale e culturale in cui impresa e arte collaborano in una nuova alleanza, capace di generare valore culturale e simbolico, oltre che economico.

L’idea di una nuova alleanza tra arte e industria prende forma come risposta alla necessità di un nuovo posizionamento sia per le attività private che per l’immagine del Paese. In questo rapporto ogni parte mette in campo le proprie risorse: l’industria apporta la sua forza economica e produttiva, mentre l’artista contemporaneo offre la capacità di interpretare la realtà e di dare forma a nuovi significati di un mondo estremamente complesso.

L’arte come strumento di anticipazione e innovazione

L’arte contemporanea infatti è un elemento chiave per costruire un nuovo modello culturale italiano. Con il suo potere simbolico e anticipatorio, le arti visive possiedono una capacità unica di interpretare la complessità della nostra epoca e di catturare segnali emergenti, traducendoli in una narrazione universale e accessibile. Il filosofo Peter Sloterdijk ci avverte che la società moderna è “iperconnessa, ma in cerca di senso” e l’arte offre quella visione ampia che le aziende italiane possono fare propria per guidare la loro trasformazione e diventare punti di riferimento anche al di fuori del proprio settore e dei propri confini.

Il governo, seppur ancora con uno sguardo rivolto al passato, sta utilizzando questo strumento con una certa diffusione cercando di ricucire una frattura spazio-temporale causata dal ventennio che ha di fatto scollegato culturalmente la destra italiana da un modello che veniva bollata come fascista e retrogrado.

Oggi la destra al governo si ricollega al Futurismo e, attraverso il Quadriennale alla grande stagione italiana di pittura dell’inizio degli anni trenta, al quale sarà dedicato un intero piano alla ricostruzione della seconda quadriennale del 1932. Tentativi di ricerca di una vecchia identità che andrebbero affiancati alla costruzione di una nuova identità simbolica attraverso l’arte contemporanea.

Su questo fronte il privato è più all’avanguardia e come dimostra il programma di residenze artistiche del Cern o quello di Virgo (Osservatorio gravitazionale con sede a Cascina), la scienza – forza dominante di questa epoca – ha già tracciato questa strada, coinvolgendo gli artisti per esplorare e comunicare le sue scoperte. Gli artisti che collaborano con questi centri scientifici non predicono il futuro, ma interpretano fenomeni complessi, facilitando una comprensione più profonda da parte del pubblico. Infatti l’arte possiede un potere anticipatorio che può supportare l’industria nel riconoscere i segnali deboli di cambiamento e adattarsi di conseguenza.

L’arte non innova direttamente i processi aziendali, ma stimola il pensiero laterale e controintuitivo, producendo idee e prospettive nuove che possono essere applicate in contesti organizzativi. In questo senso, l’arte diventa un “acceleratore di innovazione,” uno strumento attraverso il quale le aziende possono esplorare scenari inediti e rispondere alle sfide del futuro.

Precursori di una nuova alleanza

Alcune aziende e istituzioni sono precursori di un nuovo modello e stanno già raccogliendo sul panorama nazionale e internazionale i primi frutti. Attore propulsivo di questa trasformazione è la Fondazione Cdp che, con iniziative come We Love Art, ha avviato un percorso per sensibilizzare le industrie italiane all’importanza del dialogo con l’arte contemporanea. Non si tratta solo di sponsorizzazione, ma di un coinvolgimento profondo degli artisti nelle questioni critiche del nostro tempo, come l’innovazione e la sostenibilità, creando un terreno di riflessione per il mondo aziendale.

Elica, con le sue residenze artistiche, rappresenta un modello di come l’arte possa essere integrata all’interno della vita aziendale. Gli artisti interagiscono con operai e impiegati, arricchendo il tessuto culturale e simbolico dell’azienda e promuovendo una cultura aziendale che valorizza la creatività e il senso di appartenenza. Il Bulgari Prize al MAXXI rappresenta un altro esempio di come il mondo aziendale e artistico possano fondersi, supportando artisti emergenti e contribuendo a rafforzare l’immagine culturale dell’Italia all’estero.

Altro esempio eccellente è il Premio Arte Circolare di Conai che invita artisti emergenti a esplorare il tema dell’economia circolare, trasformando il concetto di sostenibilità in un laboratorio di idee e creando una narrazione incentrata su una visione di futuro.

Un manifesto per una nuova identità culturale

Le aziende italiane hanno l’opportunità storica di farsi propulsori della contemporaneità nel Paese, costruendo una rete di alleanze con l’arte che sappia rispondere all’epoca di crisi permanente in cui viviamo. Non si tratta di una questione di estetica o di marketing, ma di visione, di produzione di identità simbolica e della capacità di saper sostare nella complessità. Attraverso il linguaggio contemporaneo si possono trasformare sfide importanti in nuove narrazioni che attraggono il futuro e che modificano il modo in cui affrontiamo la quotidianità.

Questa alleanza rappresenta una delle più grandi opportunità di crescita e di rinnovamento per il sistema produttivo e culturale italiano, un’occasione per costruire insieme un futuro in cui l’industria non sia solo produzione, ma anche cultura e visione.


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