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Verso un mondo multipolare? Cosa si è detto al Forum filorusso di Verona

Putin contro le sanzioni, Sechin sul presunto declino americano, il padrone di casa (ma in trasferta) Fallico che parla di mondo multipolare, Prodi sull’Europa. Ecco gli interventi più rilevanti del Forum euroasiatico di Verona tenutosi negli Emirati Arabi Uniti per consentire la presenza degli oligarchi russi sanzionati. L’invasione dell’Ucraina si conferma un tabù

Un mondo multipolare, senza le sanzioni né il ruolo centrale degli Stati Uniti, in cui le fonti energetiche come gas e petrolio continuano a fare il bello e il cattivo tempo. È questo lo scenario che emerge dai discorsi dell’edizione 2024 del Forum euroasiatico di Verona che, giunto alla diciassettesima edizione (la terza fuori da Verona, dall’Italia e dall’Europa per permettere ai russi sanzionati dall’Occidente per l’invasione russa dell’Ucraina di partecipare), si è tenuto ieri e oggi negli Emirati Arabi Uniti. L’organizzatore è Antonio Fallico, console onorario della Federazione Russa a Verona e storico pontiere dei rapporti tra l’Italia e la Russia, presidente dell’Associazione Conoscere Eurasia. Tema del forum a Ras Al Khaimah: “Nuova architettura di cooperazione per l’economia contemporanea”. Motto del forum: “L’arte dell’innovazione”.

ll messaggio di Putin contro le sanzioni

Uno dei sanzionati, Igor Sechin, amministratore delegato del colosso petrolifero Rosneft e grande amico di Fallico, ha letto un messaggio di Vladimir Putin.

“Il modello di cooperazione internazionale, ormai esaurito, che garantiva vantaggi unilaterali a un piccolo gruppo di Paesi deve essere sostituito da un sistema che garantisca gli interessi di tutti”, ha detto il leader russo. “Un sistema che escluda ogni forma di discriminazione, di diktat e sanzioni”. “Proprio questi principi” di non esclusione sono alla base dell’attività del gruppo dei Brics, che recentemente si è riunito a Kazan, in Russia, ha proseguito Sechin nella lettura, sottolineando la soddisfazione del presidente russo per il fatto che “sempre più Paesi aderiscano” a questo modo di pensare, “come i nostri vicini, i Paesi eurasiatici”. L’invasione russa dell’Ucraina, che pur è uno dei motori di questi sviluppi, è rimasta, anche nell’edizione di quest’anno, un tabù.

Sechin e il declino americano

Il discorso di Sechin è stato per buona parte incentrato sugli Stati Uniti che, ha sostenuto, “non sono riusciti a svolgere il loro ruolo di leader e non hanno garantito le condizioni per mantenere nel mondo la pace”. E qui il tabù dell’invasione russa dell’Ucraina diventa negazione dell’evidente. Poi, nel puntare il dito contro Washington, elogia Pechino, con cui Mosca ha siglato una partenariato “senza limiti” pochi giorni prima dell’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio 2022. “Gli Stati Uniti stanno cedendo la loro posizione di leadership tecnologica. Si sono svegliati con un ritardo di almeno 15-20 anni”, ha sostenuto. E ancora: “Non potranno impedire la leadership cinese. Proprio in Cina vediamo il 70% del potenziale industriale per la produzione delle attrezzature per l’energia alternativa”, ha continuato Sechin secondo cui “il fallimento delle politiche statunitensi è ovvio”.

Sechin e Mikhelson sull’energia

Considerando lo scenario globale e “per minimizzare i rischi per il bilancio produttivo”, “punterei su un prezzo unitario del greggio di 45/50 dollari e 60/65 dollari per il Brent. Se il prezzo salirà avremo delle riserve, ma dovremo comunque prepararci per uno scenario ponderato”, ha detto Sechin riconoscendo nei fatti che l’energia è uno strumento nell’arsenale delle minacce ibride. Il 2026, secondo l’amministratore delegato di Rosneft e fedelissimo di Putin, sarà migliore. “Le riserve si abbasseranno e ci sarà più richiesta di greggio per il consumo”. Diversi i fattori, secondo lui: le nuove tecnologie sviluppate negli Stati Uniti che “impatteranno sulla riduzione delle torri di estrazione”, il reindirizzamento della produzione dell’Iran verso la Cina a causa del possibile “aumento delle sanzioni internazionali”, gli stimoli all’economia cinese e il percorso del Dragone verso l’elettrificazione. Secondo Leonid Mikhelson, numero uno della società russa del gas Novatek, sanzionato da Stati Uniti e Regno Unito, se l’Unione europea “avesse ridotto il carbone, ma aumentando il consumo di gas, avrebbe potuto abbattere in maniera più consistente le emissioni, spendendo molto di meno”. Poi si è lanciato in un altro attacco alle sanzioni, definite “barriere internazionali” che “ci allontanano dal raggiungimento degli obiettivi comuni” e “stanno nuocendo a molte persone”.

Dalla Serbia con amore

A proposito di energia come arma, il vice primo ministro serbo Aleksandar Vulin ha spiegato ai giornalisti a margine del forum che la Serbia non esclude problemi di pagamento per le forniture di gas dalla Russia dopo che gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni contro Gazprombank, anche se sta discutendo la questione con Gazprom. La Serbia non ha imposto alcuna sanzione contro la Russia, ha ricordato Vulin. “Questa è la nostra politica e la posizione del presidente Aleksandar Vucic”, ha sottolineato all’agenzia Tass. Vulin ha poi spiega che la Serbia prevede di raggiungere l’anno prossimo un accordo con l’Ungheria di Viktor Orbán, altro alleato di Putin in Europa, sul progetto dell’oleodotto tra i due Paesi per il collegamento all’oleodotto Druzhba. L’oleodotto potrebbe essere lungo circa 300 chilometri, con una capacità di almeno 5 milioni di tonnellate all’anno.

Fallico e il mondo multipolare

“Abbiamo tutte le ragioni per aspettarci una minimizzazione dell’approccio mirato multilaterale da parte degli Stati Uniti”, ha detto Fallico aprendo i lavori. “L’evoluzione verso una multipolarità, con tutti i rischi e le incognite che l’accompagnano, è un processo ormai in movimento e inarrestabile. È una tendenza oggettiva che può essere frenata e ostacolata, ma non arrestata o invertita”. Poi si è soffermato sui Brics: “Alcuni tendono a presentare questa organizzazione come antioccidentale, ma se è un’alternativa lo è solo nella sua filosofia e modo di gestire le cose. Non si basa su una gerarchia ferrea interna, non ha un membro senior dominante, non impone agli altri cosa e come devono fare: è un’organizzazione per elaborare una piattaforma comune di azioni nell’ambito geopolitico internazionale, discutendo in condizioni di eguaglianza e parità e problemi più scottanti, anche tra Paesi concorrenti e non sempre amici per la pelle. Questo dà dei risultati reciprocamente vantaggiosi e per questo destinati a durare”, ha aggiunto.

Prodi sull’Europa

Secondo Romano Prodi, ex presidente del Consiglio e presidente della Commissione europea, habitué della kermesse, “la situazione di instabilità mondiale continuerà finché non ci sarà un dialogo diretto tra la Cina e gli Stati Uniti. Serve un compromesso tra le potenze mondiali”, ha dichiarato l’attuale presidente della Fondazione per la cooperazione internazionale. Rispetto al ruolo dell’Europa, ha poi spiegato che “la forza culturale dell’Unione europea c’è ancora, ma non basta. Se non c’è la forza politica, non si conta nulla” nello scenario internazionale. “In questo momento, il problema vero per l’Unione europea è la crisi combinata di Francia e Germania e l’impossibilità di trovare una leadership”, secondo Prodi l’Europa “potrebbe fare dei grandi passi in avanti, se la Francia mettesse a servizio di tutta l’Europa le grandi prerogative che ha ottenuto, cioè il diritto di veto al consiglio di sicurezza e il possesso dell’arma nucleare. Questo”, ha proseguito Prodi, “unito alla grande forza etica e culturale dell’Europa, potrebbe far ritornare il continente arbitro della politica mondiale. Basterebbe pochissimo”, ha concluso, “ma questo pochissimo esige un’immaginazione politica che oggi non vedo”.


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