Quattro dicembre, Oceano Indiano, dopo tante tappe e eventi istituzionali, oltre 40.000 miglia in tutti gli oceani con l’epico passaggio a Capo Horn che inorgoglisce ogni marinaio, oggi a bordo di Nave Vespucci c’è un’atmosfera diversa: è arrivato il giorno di Santa Barbara, la patrona della Marina. Il racconto di Francesco Maria Talò
E infine arrivò Santa Barbara!
Quattro dicembre, Oceano Indiano, dopo tante tappe e eventi istituzionali, oltre 40.000 miglia in tutti gli oceani con l’epico passaggio a Capo Horn che inorgoglisce ogni marinaio, oggi a bordo di Nave Vespucci c’è un’atmosfera diversa: è arrivato il giorno di Santa Barbara, la patrona della Marina.
Un festa sentita soprattutto quando si è imbarcati e io ho il privilegio di esserlo a bordo della nave scuola della Marina Militare italiana, il veliero Amerigo Vespucci. Qui chi è marinaio lo è all’ennesima misura. Una nave relativamente piccola accoglie un equipaggio piuttosto numeroso che raddoppia quando ci sono gli allievi dell’Accademia Militare. Adesso loro sono a Livorno per i corsi ma comunque gli spazi sono angusti e la vita a bordo è impegnativa. I sacrifici sono però compensati dall’orgoglio di essere parte di un equipaggio speciale e in giornate come questa si comprende meglio cosa voglia dire essere un equipaggio, una squadra.
Del resto questa è la funzione di una nave come questa, quando ancora non esistevano da noi concetti come team building e coach, qui da 93 anni si formano comandanti e si crea uno spirito di corpo e di rispetto reciproco che unisce tutte le componenti dell’equipaggio. Anche Santa Barbara è l’occasione per farlo in modo speciale e naturalmente lo spirito è determinato dal carattere del Comandante Giuseppe Lai, che sta compiendo quasi per intero il completo giro del mondo, circa due anni di navigazione al comando della sua nave.
Lai, un sardo con la schiena dritta e l’animo generoso che ama il mare, l’equipaggio e ha un profondo senso delle istituzioni oggi vuole rendere omaggio ai suoi marinai e lo fa insieme agli altri ufficiali. Mi spiega: “Se il 10 giugno, la Giornata della Marina, è un giorno di celebrazioni istituzionali, oggi, il 4 dicembre, è la festa dei marinai”. Sono quindi loro i protagonisti. Naturalmente la giornata inizia con una messa. La celebra Don Mauro, un livornese che quindi è nato guardando il Vespucci salpare dal suo mare di casa. Sul cassero, il ponte delle feste a poppa della nave la celebrazione è accompagnata dallo sciabordio delle onde e dal rollio dello scafo. Poi Lai cede le mostrine con i suoi gradi e le scambia con quelle di un giovane marinaio. Lo stesso fanno altri ufficiali con altri ragazzi che, spesso alla loro prima Santa Barbara a bordo, si stupiscono di essere promossi scherzosamente sul campo. Poi aperitivo alla mensa tutti insieme (naturalmente quelli non impegnati nei servizi che per 24 ore si richiedono sempre a numerosi membri dell’equipaggio). Nella giornata all’altoparlante i regolari annunci di servizio si alternano con comunicazioni goliardiche. A sera cena sul ponte: i cuochi sono gli ufficiali che offrono le loro specialità ai marinai.
I marinai che lavorano giorno e notte, dormono in tanti in spazi molto angusti, non comunicano facilmente come ogni giovane è abituato a fare ogni momento, sono lontani dalle loro case nei giorni di gioia e in quelli di lutto dei loro cari. Trascorrendo qualche giorno con loro si capisce cosa c’è dietro alla bellezza della “nave più bella del mondo” e al fascino della vita in mare. Questa nave è un concentrato di umanità e di Italia, la musica per un giorno si diffonde sui ponti nell’Oceano Indiano, ma come ogni giorno al tramonto la cerimonia dell’ammaina bandiera ricorda cosa sia essere parte della Marina Militare: i marinai sono sull’attenti, la bandiera tricolore ha come sfondo il blu dell’oceano e viene letta la motivazione di una medaglia d’oro al valore militare e la preghiera del marinaio.
È sempre una questione di motivazioni, soprattutto nel giorno di Santa Barbara.
LE FOTO DA NAVE VESPUCCI