L’aeroporto Chopin di Varsavia ha deciso di rimuovere gli scanner Nuctech, citando preoccupazioni per la sicurezza nazionale. La decisione, basata su un’analisi dell’Autorità per l’aviazione civile, riflette una crescente attenzione europea ai rischi associati alla tecnologia cinese in infrastrutture critiche
L’aeroporto Chopin di Varsavia ha annunciato che entro marzo 2025 rimuoverà gli scanner per bagagli prodotti dalla cinese Nuctech. La decisione arriva in seguito a un’analisi approfondita condotta dall’Autorità per l’aviazione civile polacca, che ha identificato potenziali rischi per la sicurezza nazionale. “Le raccomandazioni, sostenute anche dal ministero delle Infrastrutture, indicano che questi dispositivi potrebbero non essere sicuri e suggeriscono di evitarne l’uso”, ha spiegato Piotr Rudzki, responsabile della comunicazione dell’aeroporto. Gli scanner verranno sostituiti con dispositivi prodotti da un consorzio polacco, Dimark-Anglosec, consolidando così una strategia volta a rafforzare l’autonomia tecnologica del Paese.
Nuctech, un’azienda cinese che produce scanner per aeroporti e porti, è attiva in oltre 170 Paesi, ma il suo nome è spesso associato a controversie legate alla sicurezza. Già nel 2020, il governo degli Stati Uniti l’aveva inserita in una lista nera, accusandola di rappresentare una minaccia alla sicurezza nazionale.
Secondo i dati consultati dal Financial Times, negli ultimi dieci anni Nuctech avrebbe vinto 160 gare in Europa. L’ultima a marzo scorso per l’istallazione di alcuni scanner nella città polacca di Rzeszów, principale centro di smistamento delle armi all’Ucraina.
La questione, come detto, non è limitata alla Polonia. Nel 2022, anche l’aeroporto di Strasburgo aveva suscitato polemiche per un contratto con Nuctech, spingendo alcuni parlamentari europei a richiedere un’indagine indipendente per verificare che le tecnologie dell’azienda non fossero strumenti di spionaggio.
Questa mossa della Polonia si inserisce in un contesto di crescente attenzione verso i rischi legati alla tecnologia cinese in Europa. Paesi come la Germania e la Francia hanno adottato misure simili, mostrando una tendenza condivisa verso il rafforzamento della sicurezza delle infrastrutture critiche.
C’è poi l’Italia. L’azienda che per anni è stata guidata da Hu Haifeng, figlio dell’ex presidente cinese Hu Jintao, ed è legata Tsinghua Tongfang (in parte di proprietà della statale China National Nuclear Corporation) ha recentemente vinto due bandi di gara dell’Agenzia delle dogane italiana per l’istallazione di sei scanner mobili per altrettanti porti italiani e quattro scanner a retrodiffusione di raggi X per gli uffici dell’Agenzia, come riportato dal Foglio. La stessa testata ha ricordato come, a differenza di quanto accaduto sul 5G con l’utilizzo del Golden Power e la realizzazione del Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica per mitigare i rischi legati alle tecnologie cinesi, su questo tipo di strumentazioni non sia applicabile il controllo degli investimenti. Il caso dovrebbe essere sollevato dal ministero dell’Economia, che controlla l’Agenzia delle Dogane, o da quello dei Trasporti.