Per la prima volta in giacca e cravatta, il leader di Hayat Tahrir al-Sham ha accolto il ministro degli Esteri turco. Al centro dell’incontro l’architettura costituzionale della nuova Siria e il futuro dei gruppi armati (comprese le Forze democratiche siriane sostenute da Washington)
Nei giorni scorsi le interviste ai media internazionali, compreso l’italiano Tg1. Venerdì gli incontri con la delegazione americana che ha portato alla revocare della taglia da 10 milioni di dollari che pendeva sulla testa. Oggi il faccia a faccia con Hakan Fidan, potente ministro degli Esteri ed ex capo dell’intelligence della Turchia, che la caduta del regime siriano di Bashar al-Assad ha certificato essere uno dei principali architetti del Medio Oriente.
Ahmed al-Sharaa ha abbondato il nome di guerra Abu Mohammed al-Jolani. E oggi, in giacca e cravatta, ha accolto Fidan nel palazzo presidenziale di Damasco. Grandi abbracci e soltanto la bandiera rivoluzionaria siriana alle spalle (oltre a quella turca dell’ospite). Basta questo per raccontare il suo tentativo di cambiare la percezione pubblica che i partner internazionali hanno. Sembrano lontanissimi i tempi in cui il leader di Hayat Tahrir al-Sham e della nuova amministrazione siriana era considerato un “terrorista” dagli Stati Uniti per il suo ruolo in organizzazioni come al-Qaeda, Stato Islamico e Fronte al-Nusra.
Dall’inizio della rivolta anti Assad scoppiata nel 2011, la Turchia è stata vista come un sostenitore chiave dell’opposizione al suo regime. Prima di Fidan, anche il suo successore alla guida dell’intelligence turca, Ibrahim Kalin, ha visitato Damasco: il 12 dicembre, pochi giorni dopo la caduta di Assad.
Al centro dei colloqui, la volontà della nuova amministrazione siriana di dare vita a una struttura statale e redigere una nuova costituzione. Venerdì, anticipando il viaggio di Fidan, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva dichiarato che Ankara è pronta ad aiutare Damasco in questa direzione.
Ma la visita di Fidan avviene anche in un momento di combattimenti nel Nord-Est della Siria tra i combattenti siriani sostenuti dalla Turchia e la milizia curda Ypg, che guida le Forze democratiche siriane, alleate degli Stati Uniti, e che Ankara considera un’organizzazione terroristica. La speranza turca è che la nuova leadership siriana scacci i combattenti curdi da tutti i territori che occupano nel Nord-Est. In un’intervista con France24, Fidan ha dichiarato che la Turchia farà “tutto il necessario” per garantire la propria sicurezza se la nuova amministrazione siriana non riesce ad affrontare le preoccupazioni di Ankara sulle formazioni curde che considera gruppi terroristici (per Ankara il gruppo Ypg è un’estensione del Pkk, considerato una formazione terrorista da Ankara, Washington e dall’Unione europea).
In conferenza stampa dopo l’incontro (e già questa è una notizia), Sharaa ha assicurato a Fidan che la sua amministrazione non consentirà la presenza di alcun gruppo armato o fazione in Siria, comprese le Forze democratiche siriane. Fidan ha dichiarato che Hayat Tahrir al-Sham prenderà il controllo dei campi di prigionia dello Stato Islamico e li sorveglierà.
Giacca e cravatta, Sharaa li ha indossati per la prima volta oggi, anche per incontrare il leader druso libanese Walid Jumblatt, al quale ha assicurato che il suo Paese non eserciterà più un’influenza “negativa” sul Paese vicino rispettandone la sovranità.
Un riferimento all’asse tra Assad e i gruppi legati all’Iran. E proprio da Teheran, oggi l’ayatollah Ali Khamenei ha descritto come un “gruppo di rivoltosi” i militanti islamici del gruppo Hayat Tahrir al-Sham, che ha rovesciato il regime di Damasco, profetizzando che “sarà sconfitto dai giovani siriani”. “Sono saliti al potere in Siria con l’aiuto e le cospirazioni degli Stati stranieri”, ha detto ancora, riferimento probabilmente alla Turchia ma forse anche a Stati Uniti e Israele, che l’Iran accusa di essere sempre dietro a qualsiasi cambiamento sgradito.