Le audizioni alla Camera sul disegno di legge per l’economia dello Spazio hanno evidenziato la necessità di semplificare i processi normativi e rafforzare il sostegno alle Pmi. Criticità emergono nei tempi autorizzativi e nella gestione delle risorse, mentre opportunità si aprono con politiche innovative per il volo suborbitale e la valorizzazione dei dati satellitari. La normativa rappresenta un passo importante, ma occorre bilanciare semplificazione e competitività per garantire un ruolo di primo piano all’Italia nella Space economy globale
Continuano le audizioni sul disegno di legge in materia di economia dello Spazio che, anche oggi, ha visto la Commissione Attività produttive della Camera confrontarsi con i rappresentanti di istituzioni, aziende e cluster aerospaziali, per evidenziare i punti di forza e criticità della normativa in esame, con una particolare attenzione alla semplificazione normativa, alla valorizzazione delle Pmi e al rafforzamento del Made in Italy.
Il tema delle Pmi è stato centrale. David Avino, ceo di Argotec, ha sottolineato con enfasi che “le piccole e medie imprese sono la spina dorsale del settore aerospaziale”. Ha apprezzato l’introduzione, nell’articolo 27, di una quota del 10% per startup e Pmi nei contratti, ma ha avvertito che “questa soglia non è sufficiente”. Avino ha proposto un supporto finanziario dedicato alle Pmi che riescono a emergere come prime contractor, sostenendo la necessità di considerare queste aziende come attori principali, non solo come fornitori delle grandi imprese. Ha inoltre richiamato l’attenzione sull’importanza di politiche che incentivino le imprese a capitale italiano: “Lo strumento del Golden Power da solo non basta”.
Un punto ribadito anche da Cristina Leone, presidente del Cluster tecnologico nazionale aerospazio, che ha evidenziato come le Pmi rappresentino l’80% delle oltre mille aziende del settore aerospaziale italiano. “Per loro è essenziale una semplificazione normativa”, ha dichiarato, aggiungendo che il processo autorizzativo potrebbe essere snellito con l’introduzione di licenze pluriannuali.
Il Made in Italy è stato un altro tema centrale. Sempre il ceo di Argotec ha richiamato l’attenzione sulla necessità di politiche che tutelino le poche aziende a capitale interamente italiano ancora attive nel settore: “Bisogna favorire programmi strategici che premino le aziende con una maggioranza di capitale italiano”. Un appello condiviso da Fulvia Quagliotti, presidente del Distretto aerospaziale del Piemonte, che ha evidenziato il rischio di “migrazione delle Pmi verso altri Paesi”, in particolare verso gli Stati Uniti, a causa della complessità normativa e della scarsa accessibilità delle risorse.
In questo contesto, Pierluigi di Palma, presidente di Enac, ha suggerito un ulteriore passo avanti per rafforzare il ruolo dell’Italia nello Spazio. “Abbiamo bisogno di norme specifiche per il volo suborbitale, che rappresenta una nuova frontiera per l’accesso economico allo spazio,” ha affermato, sottolineando l’urgenza di garantire il primato italiano con infrastrutture strategiche come lo spazioporto di Grottaglie.
La necessità di semplificazione è stata un tema trasversale. Luigi Carrino, presidente del Distretto tecnologico aerospaziale della Campania, ha proposto l’adozione di zone economiche speciali dedicate allo spazio nel Mezzogiorno, per rendere più accessibili i costi e gli iter autorizzativi alle start-up e alle Pmi. “Il nostro territorio ha grandi potenzialità di ricerca, ma manca la presenza di grandi imprese”, ha sottolineato.
Anche Stefano da Empoli, presidente dell’Istituto per la competitività, ha evidenziato la necessità di rafforzare le competenze nel settore e garantire risorse stabili oltre il Pnrr: “Sarebbe importante assicurare prospettive di lungo termine al Fondo per la Comunità dello Spazio”.
Un tema emerso con forza è stato quello della chiarezza normativa. Cristina Leone ha richiamato l’attenzione sulla necessità di definire con maggiore precisione le responsabilità tra i vari soggetti coinvolti nel settore spaziale, mentre Angelo Vallerani, presidente del Lombardia aerospace cluster, ha sottolineato l’importanza di includere nel disegno di legge anche attività di monitoraggio degli oggetti spaziali da terra, un settore in cui l’Italia è all’avanguardia.
Dalle audizioni è emersa una forte consapevolezza delle sfide e delle opportunità che attendono l’Italia nello Spazio. Le proposte avanzate puntano tutte nella stessa direzione: semplificare, incentivare e proteggere il tessuto industriale italiano, garantendo al tempo stesso competitività e innovazione. Come ha concluso Avino, “La mia speranza è che in futuro tra le aziende che traineranno la Space economy globale ce ne sia qualcuna a maggioranza di capitale italiano”. Una visione ambiziosa che dipenderà dalla capacità del Parlamento di cogliere le indicazioni emerse oggi per migliorare una legge che ha il potenziale di fare la differenza.