La giornalista di inchiesta, ora in carcere a Evin, sembra essere in buone condizioni, mentre la Farnesina lavora per riportare a casa l’italiana
I servizi di sicurezza iraniani hanno arrestato Cecilia Sala, giornalista del Foglio e autrice del podcast quotidiano Stories sulla piattaforma Chora Media, giovedì 19 dicembre a Teheran. Attualmente Sala è detenuta in isolamento nel carcere di Evin, noto per ospitare dissidenti politici e cittadini stranieri. Sono in corso trattative tra il governo italiano e quello iraniano per ottenere il suo rilascio. La notizia, resa pubblica solo oggi, era stata mantenuta riservata su richiesta dei negoziatori italiani per non compromettere gli sforzi diplomatici.
La visita consolare per verificare le condizioni di Sala
Oggi, l’ambasciatrice d’Italia in Iran, Paola Amadei, ha effettuato una visita consolare per verificare le condizioni e lo stato di protezione di Cecilia Sala. La Farnesina ha comunicato che i risultati della visita sono stati riferiti alla famiglia della giornalista. In precedenza, Sala aveva avuto la possibilità di effettuare due telefonate: una ai familiari e una al suo compagno, Daniele Raineri. Durante queste chiamate, aveva rassicurato sulle sue condizioni fisiche, pur senza poter fornire ulteriori dettagli. In accordo con i genitori di Sala, la Farnesina ha invitato la stampa alla massima discrezione per favorire una risoluzione rapida e positiva della vicenda.
Cosa sappiamo
Sala è stata arrestata intorno alle 12:30 presso l’hotel in cui alloggiava a Teheran. Poco prima di quell’ora, la giornalista aveva interrotto ogni comunicazione: non ha inviato la puntata del suo podcast prevista per quel giorno e non si è presentata a un appuntamento fissato alle 13. Il giorno successivo avrebbe dovuto rientrare in Italia con un volo già prenotato, ma l’aereo è decollato senza di lei. Nonostante il visto giornalistico di otto giorni rilasciato dall’ambasciata iraniana a Roma, il governo iraniano non ha ancora formulato accuse ufficiali nei confronti di Sala. È possibile che le accuse non siano state ancora definite, secondo fonti vicine al dossier.
La risposta italiana
Il governo italiano si è attivato immediatamente. Già venerdì 20 dicembre, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro degli Esteri Antonio Tajani sono stati informati della situazione. L’Unità di crisi del ministero degli Esteri, i servizi di intelligence italiani (Aise) e l’ambasciatrice italiana a Teheran hanno avviato una serie di negoziati con le autorità iraniane.
Le condizioni di Cecilia Sala
Sala è rimasta in isolamento per le prime 24 ore senza poter comunicare con l’esterno. Successivamente, le è stato concesso di effettuare le due telefonate già menzionate. Durante queste chiamate, Sala ha affermato di stare bene e di non essere stata ferita.
La solidarietà di Chora Media e de Il Foglio
Chora Media, per cui Sala realizza il podcast Stories, ha espresso profonda preoccupazione per l’arresto della giornalista. In una dichiarazione, la piattaforma ha sottolineato l’importanza della libertà di stampa e ha chiesto il rilascio immediato di Sala, evidenziando come la sua detenzione rappresenti un attacco alla libertà di informazione e ai diritti dei giornalisti.
Anche Il Foglio, testata per cui Cecilia Sala lavora, ha espresso solidarietà alla giornalista. In un articolo intitolato “Il giornalismo non è un crimine. Riportiamo a casa Cecilia Sala”, la redazione ha sottolineato come l’arresto di Sala rappresenti una sfida ai valori fondamentali dell’Occidente, in particolare alla libertà di stampa. Il quotidiano ha ribadito l’importanza di continuare a sostenere i giornalisti che operano in contesti difficili e ha chiesto un impegno concreto per garantire il rilascio di Sala.
Trattative delicate
Fonti diplomatiche sottolineano che il riserbo è stato mantenuto per giorni proprio per garantire il buon esito delle trattative.
La Farnesina non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali, ma il ministro Tajani ha sottolineato l’importanza di gestire il caso con cautela: “Siamo impegnati con ogni mezzo per riportare Cecilia Sala a casa il prima possibile. Serve discrezione per raggiungere una soluzione positiva”.