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Troppa burocratizzazione in Esa. L’astronauta Vittori scrive al ministro Urso

In una lettera aperta al ministro Urso, che Formiche.net ospita, l’astronauta Roberto Vittori si interroga sulla linea scelta dall’Agenzia spaziale europea che riflette, a suo parere, una proliferazione di meccanismi burocratici lontani dalla priorità della ricerca spaziale. Perché il futuro dovrebbe fondarsi su investimenti in start up, ricerca universitaria e collaborazioni industriali, riducendo al minimo rigidità amministrative che ostacolano il progresso

Egregio ministro, la storia dello spazio italiano rappresenta un capitolo straordinario, che continua a suscitare orgoglio nel nostro Paese. Dal lancio del satellite San Marco, di cui quest’anno celebriamo il 60° anniversario, al contributo ineguagliabile alla Stazione spaziale internazionale, l’Italia si è affermata come protagonista sulla scena globale.

In questo contesto positivo, un anno fa, in un suo incontro con l’attuale direttore generale dell’Esa, Josef Aschbacher, emergeva la soddisfazione per la nomina di Marco Ferrazzani a direttore dell’amministrazione dell’Agenzia spaziale europea. Sebbene apprezzabile come notizia, mi consenta di sottolineare che l’Italia, in qualità di terzo contributore dell’Esa, avrebbe potuto legittimamente ambire a posizioni strategiche in ambiti più direttamente legati all’esplorazione spaziale.

A distanza di un anno dal cambio alla guida dell’amministrazione Esa, sembra emergere una crescente proliferazione di meccanismi burocratici all’interno dell’Agenzia, sempre più onerosi e lontani, a mio modesto avviso, dalle priorità della ricerca spaziale.

Esempi emblematici di questa tendenza alla burocratizzazione includono la recente nomina di un garante etico, preceduta dall’introduzione di una specifica policy per affrontare casi di Harassment interno. A questo si aggiungono i sistemi di giustizia amministrativa dell’Esa, come gli advisory board e il Tribunale amministrativo, istituiti con l’intento di garantire equità, ma che sollevano perplessità significative: perché un’agenzia internazionale finanziata dai contribuenti dovrebbe godere di immunità così ampie in materia di personale? Quale valore aggiunto offrono meccanismi così costosi e complessi al progresso in campo aerospaziale?

Pur orientate a migliorare l’ambiente lavorativo, queste sovrastrutture sembrano distanti dalla missione principale dell’agenzia. Mi domando se questa tendenza alla burocratizzazione non rifletta problemi strutturali più profondi.

Un ulteriore esempio è rappresentato dall’ufficio legale di Esa, di dimensioni (e costi) significativi. Quale reale valore apporta a un’organizzazione che dovrebbe prioritariamente dedicare le proprie risorse a competenze tecniche, ingegneristiche e scientifiche? Per quale motivo un’agenzia debba ritenere necessario difendersi dal proprio personale attraverso un apparato così imponente?

Signor ministro, l’Italia ha dimostrato di eccellere quando decide di puntare su agilità, creatività, competenza e innovazione. Il futuro dello spazio italiano dovrebbe fondarsi su investimenti in start up, ricerca universitaria e collaborazioni industriali, riducendo al minimo le rigidità amministrative che ostacolano il progresso. Lo spazio richiede passione, dedizione e specializzazione in discipline tecniche, ingegneristiche e scientifiche. Solo intraprendendo questa direzione il nostro Paese potrà ambire a un ruolo da leader incisivo nel panorama spaziale globale.

Formulo la presente con stima e fiducia nel Suo operato, auspicando al contempo cambiamenti nelle scelte strategiche dell’Italia in Esa, al fine di costruire un futuro che onori il nostro glorioso passato.


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