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AfD, dall’opposizione al potere? Il rebus tedesco visto da Crescenzi

Di Luca Crescenzi

I sondaggi dimostrano come i tedeschi considerino Alice Weidel, presidente di AfD e possibile candidata al cancellierato, la meno affidabile fra i potenziali concorrenti. E non possono bastare al partito sovranista i vasti consensi raccolti, fin qui, soprattutto nei Länder dell’est e in Baviera. Ma gioca a favore di AfD lo scarso dinamismo, per non dire la mancanza di coraggio e iniziativa, che la politica tedesca sta dimostrando nella gestione delle diverse crisi. L’analisi di Luca Crescenzi, presidente dell’Istituto italiano di studi germanici

Chi confida o anche solo spera in un ridursi del peso politico di Alternative für Deutschland in occasione delle prossime elezioni politiche di febbraio, magari contando – come forse fa lo stesso cancelliere Olaf Scholz – sulla prudenza connaturata alla più recente cultura politica dei tedeschi, fa con ogni probabilità un calcolo sbagliato. E dimostra di non avere la fantasia necessaria a proiettare la storia di successi dei partiti di estrema destra nei diversi Paesi europei anche sulla situazione tedesca.

Non c’è alcun dubbio, infatti, che AfD – al di là delle distinzioni ideologiche e programmatiche che la collocano in una situazione di sostanziale marginalità in Europa, insieme al gruppo dei sovranisti che comanda – ha assorbito non pochi degli atteggiamenti politici e dei tatticismi che hanno coronato di successo la storia recente di molte formazioni nazionaliste e di estrema destra del continente.

Potendo per di più contare sul crescente malcontento tedesco per gli sviluppi geopolitici internazionali, cui una percentuale considerevole di cittadini attribuisce – non del tutto a torto – la colpa delle attuali difficoltà economiche della Germania. Certo, anche gli ultimi sondaggi dimostrano come i tedeschi considerino Alice Weidel, presidente di AfD e possibile candidata al cancellierato, la meno affidabile fra i potenziali concorrenti. E non possono bastare al partito sovranista i vasti consensi raccolti, fin qui, soprattutto nei Länder dell’est e in Baviera.

Ma gioca a favore di AfD lo scarso dinamismo, per non dire la mancanza di coraggio e iniziativa, che la politica tedesca sta dimostrando nella gestione delle diverse crisi. Al contrario, AfD condivide con molti analoghi partiti europei la capacità di proporre ed escogitare con notevole tempestività ed efficacia comunicativa proposte di soluzioni a problemi di nuova insorgenza o di lunga durata che, seppure deboli, occupano per molto tempo, in una condizione di unicità o quasi unicità, il campo della discussione.

Ma naturalmente il successo di AfD si alimenta soprattutto dei problemi, per molto tempo sottovalutati, che in una situazione di perdurante e mai sperimentata stagnazione economica richiedono di trovare una soluzione. In questo senso la questione dei Länder orientali – congelata per tutta l’era Merkel e ora tornata chiaramente alla ribalta – costituisce un prototipo delle difficoltà della politica di governo tedesca. Qui la crisi economica viene interpretata più facilmente come il risultato derivante da vecchi errori e nuove emergenze: e su questo terreno AfD si trova in netto vantaggio.

Il caso più evidente è quello dei Länder orientali, dove permangono le conseguenze degli errori commessi al momento della riunificazione (privatizzazioni mal organizzate con conseguente chiusura di un terzo delle aziende acquisite da imprese dell’ovest, introduzione forzata di management occidentale, frustrazione delle aspettative di un ancor giovane ceto medio di dirigenti e funzionari orientali, sostituzione del personale accademico, eccetera) e una sostanziale incomprensione delle differenze di cultura politica con la parte occidentale del Paese.

Fattori che creano difficoltà soprattutto alle forze di governo. È probabile, a questo punto, che AfD abbia già raggiunto il massimo della sua capacità di espansione sia a est (con punte di consenso che raggiungono localmente il 33%) che a ovest (dove la vetta massima è il 14,6% raggiunto in Baviera nel 2023). Il differenziale di popolazione fra est e ovest (l’est della Germania conta 12,6 milioni di abitanti contro i 68 milioni dell’ovest) non dovrebbe consentire un dilagare della formazione di estrema destra paragonabile a quello visto in altri Paesi europei.

Fintanto che la Cdu/ Csu conserverà il suo forte appeal e il suo ruolo stabilizzatore potrà al più avvenire – e forse solo localmente – che essa tenti di imbrigliare AfD in una coalizione di governo pragmatica che ne riduca la spinta anti-sistema. Tuttavia una possibilità che AfD compia un decisivo passo verso un primato per ora impensabile, ma già raggiunto da altri partiti della destra europea, esiste ed è nelle mani dei partiti tradizionali. Se questi cercheranno di inseguire AfD adottando provvedimenti ispirati alle sue posizioni di maggior appeal e rinunciando al loro ruolo di garanzia istituzionale e di laboratorio di soluzioni politiche democratiche, questo risultato è addirittura probabile.

Qualche sintomo è, purtroppo, avvertibile. Fra i più recenti vi è certamente la scandalosa fretta con cui il governo tedesco, al pari degli altri governi europei, ha sospeso il rilascio di visti di soggiorno per i cittadini siriani giunti in Germania a partire dal 2015 dopo il repentino cambio di regime nel Paese d’origine, pur in assenza di qualsivoglia garanzia che l’esautorazione di Assad porti in esso maggior sicurezza per gli espatriati.

L’aggravante tedesca sta nel fatto che questi cittadini – ben diversamente che altrove – sono all’incirca un milione e ormai da anni integrati in Germania, svolgono lavori necessari soprattutto nel campo della sanità e sono stati accolti a suo tempo in virtù di un patto etico di solidarietà (il famoso “Accoglieremo tutti i siriani” di Angela Merkel) avanzato contro le spinte opposte della destra estrema che ora, sorprendentemente, è il governo a guida socialdemocratica a revocare.

Se a questo si aggiunge la manifestata tentazione di alcuni esponenti della Cdu/Csu di favorire accordi locali, all’est, con AfD, il rischio di un lento, parziale ma progressivo scivolamento a destra dei principali partiti storici della Germania è plausibile. E in tal caso sarà difficile evitare che AfD reclami il diritto di non vedersi più considerare solo come il volto impresentabile della politica tedesca.

Formiche 209


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