La giornalista è rientrata oggi in Italia dopo la detenzione nel carcere di Evin. Teheran cerca di tenere separate le due vicende. Ma il destino dell’ingegnere potrebbe essere la non estradizione. La decisione tra una settimana
L’estradizione del cittadino svizzero-iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, fermato a Milano il 16 dicembre scorso in base al mandato d’arresto internazionale spiccato dagli Stati Uniti, sarà valutata secondo i parametri giuridici. Lo ha precisato Carlo Nordio, ministro della Giustizia, rispondendo ai cronisti fuori da Palazzo Chigi. “Attualmente la mia preoccupazione è la separazione delle carriere”, ha aggiunto smentendo precedenti indiscrezioni sul fatto che l’incontro riguardasse l’ipotesi di liberazione dell’ingegnere in cambio del ritorno in Italia, oggi, della giornalista Cecilia Sala, arrestata dalle autorità iraniane il 19 dicembre.
Il prefetto Giovanni Caravelli, direttore dell’Aise, è andato personalmente a Teheran per prendere Sala dopo la detenzione nel carcere di Evin. Il lavoro di mediazione del prefetto, generale di corpo d’armata dell’Esercito Italiano, e dei suoi servizi, assieme a quello della diplomazia italiana, hanno portato a sbloccare la situazione. Sala era stata arrestata dai Pasdaran ma la sua liberazione è stata decisa dal governo iraniano di Masoud Pezeshkianb, con il suo ministro degli Esteri, Abbas Araghchi. Come ha evidenziato Repubblica, a pochi giorni dai nuovi colloqui a Ginevra sul nucleare, il presidente iraniano voleva chiudere lo scontro diplomatico con Roma. Anche in vista del grande spauracchio per Teheran: l’insediamento a Washington, il prossimo 20 gennaio, di Donald Trump (che ha accolto domenica a Mar-a-Lago Giorgia Meloni, presidente del Consiglio).
Di Abedini, la cui vicenda l’Iran ha cercato di tenere separata da quella di Sala negli ultimi giorni nonostante le evidenze, gli Stati Uniti chiedono l’estradizione per processarlo per sostegno al terrorismo dei Pasdaran, in relazione all’attacco di droni che un anno fa ha ucciso tre soldati americani in un avamposto in Giordania.
Secondo quanto ricostruito da Il Post, il giornale per cui lavora il fidanzato di Sala, Daniele Raineri, la liberazione è avvenuta tramite un accordo che prevede che “al momento il governo italiano non estradi Abedini negli Stati Uniti”. “Resta tuttavia da capire cosa ha garantito l’Italia all’Iran (e agli Stati Uniti) nel corso dei negoziati”, si legge ancora.
Il destino dell’ingegnere potrebbe decidersi il 15 gennaio, quando i giudici della Corte d’appello di Milano si riuniranno per decidere se concedergli o meno gli arresti domiciliari come richiesto dalla difesa. Si attende, però, anche il procedimento sulla richiesta di estradizione degli Stati Uniti. Tuttavia, come viene chiarito anche in ambienti giudiziari milanesi citati dall’Ansa, potrebbe arrivare già nelle prossime ore una richiesta di revoca della misura e quindi di scarcerazione per Abedini da parte del ministero della Giustizia, come previsto dalle norme (articolo 718 codice procedura penale). Questa istanza dovrà essere accolta “de plano” dai giudici, sempre come prevede la legge. In questo caso, l’iraniano tornerebbe libero e si chiuderebbe così di fatto la vicenda del suo arresto in Italia ai fini dell’estradizione negli Stati Uniti.
Tutto dovrebbe avvenire, secondo gli accordi che avrebbero fatto da sfondo alla liberazione di Sala, entro il 20 gennaio, scrive il Corriere.