Il dipartimento di Stato ha pubblicato il piano per prevenire le detenzioni arbitrarie, evidenziando la collaborazione internazionale, la sensibilizzazione sui rischi e il coinvolgimento del settore privato e della società civile. Anche perché, si legge, Stati come l’Iran non sembrano intenzionati a rinunciare a questo strumento
È stata pubblicata ieri, per caso poche ore dopo la liberazione dall’Iran della giornalista italiana Cecilia Sala, la “Strategia del dipartimento di Stato [americano] contro le detenzioni arbitrarie”. Al centro ci sono “la cooperazione tra gli Stati, la società civile e il settore privato per scoraggiare e prevenire le detenzioni ingiuste e illegali”, si legge in una nota. Nel documento, di 27 pagine, ci sono “gli obiettivi, le tappe fondamentali e gli indicatori che guideranno il nostro lavoro negli anni a venire e ci renderanno responsabili nei confronti del popolo americano per il raggiungimento dei nostri intenti”, recita ancora il comunicato.
“Alcuni Stati hanno trattenuto cittadini statunitensi contro la loro volontà per perseguire vantaggi politici”, osserva il dipartimento di Stato nella strategia. Questa pratica asimmetrica mette contro le democrazie liberale e l’accountability della politica da una parte e le autocrazie che possono fare leva su diversi strumenti per ottenere i loro obiettivi senza curarsi troppo delle conseguenze. È chiamata anche diplomazia degli ostaggi. “Espone al rischio tutte le persone che viaggiano, lavorano e vivono all’estero; viola i principi fondamentali della fiducia nelle relazioni internazionali e danneggia le relazioni tra Stati, spesso in contrasto con il diritto internazionale”, si legge ancora.
Il documento evidenzia due categorie di detenzioni illegali. La prima è quella “deliberata”, in cui le prove – per esempio – possono essere piazzate per portare all’arresto di qualcuno. La seconda è quella “opportunistica”, in cui un cittadino statunitense può commettere un reato di droga, ma le autorità seguono la sua nazionalità (come accaduto con la cestista Brittney Griner, arrestata in Russia e poi scambiata con il trafficante d’armi Viktor Bout). “Il dipartimento e i partner interagenzie utilizzano tutti gli strumenti del potere nazionale per contrastare in modo proattivo le detenzioni illegali”, si legge nel documento. Tuttavia, aggiunge che “a volte le considerazioni politiche possono entrare in conflitto con gli sforzi di prevenzione e deterrenza, e le priorità e le risorse fornite a questo problema ne risentono”.
Tre, invece, i pilastri. Primo, quello internazionale: l’obiettivo è stimolare un’azione collettiva con Stati like-minded attraverso il coordinamento diplomatico, la condivisione di informazioni e la definizione di norme che aumentino il costo delle detenzioni ingiuste o arbitrarie. Include il rafforzamento della collaborazione tra partner nei recuperi, il supporto alla Dichiarazione contro le detenzioni arbitrarie guidata dal Canada e la promozione di ricerche da parte di enti indipendenti. Secondo, quello nazionale: il Bureau of Consular Affairs informerà il pubblico statunitense sui rischi di detenzioni arbitrarie attraverso indicatori specifici nei consigli di viaggio e l’inviato speciale valuterà i rischi posti dagli Stati e analizzerà i dati per identificare tendenze. Terzo e ultimo, quello che interessa il settore privato e la società civile: si punta a rafforzare le collaborazioni con aziende, organizzazioni non governative, think tank, università e organizzazioni religiose con l’obiettivo di sensibilizzare sul fenomeno delle detenzioni arbitrarie per ridurre i rischi per i viaggiatori statunitensi. Inoltre, mira a creare pressioni politiche, finanziarie e reputazionali sui leader dei Paesi e delle entità che sfruttano i viaggiatori.
Secondo Washington, le detenzioni arbitrie continueranno: “L’Iran, la Russia, il Venezuela e altri Paesi, per esempio, hanno hanno violato il diritto internazionale impegnandosi in questa pratica ed è probabile che continuino a e probabilmente continueranno a utilizzarla per promuovere i loro obiettivi politici”, si legge nel documento.