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Jet e spie. La storia segreta del Concorde

Di Roberto Toncig

Mentre il mondo era diviso tra due superpotenze, il progetto non solo rappresentava un traguardo ingegneristico straordinario, ma anche un teatro di spionaggio internazionale. Dal sogno supersonico di Francia e Regno Unito alle rivalità globali con Stati Uniti e Unione Sovietica, fino alle operazioni segrete di intelligence, ha attraversato un’epoca di intrighi e innovazioni

Recentemente il canale tv Focus ha trasmesso l’interessante documentario “Concorde: la storia segreta”, che racconta l’avventura del trasporto aereo supersonico e della competizione che attorno a questo obiettivo si è sviluppata a partire dai primi anni Sessanta del secolo scorso.

Il contesto storico nel quale nasce l’idea di un velivolo passeggeri capace di velocità supersonica e idoneo a coprire rotte transoceaniche è quello della Guerra Fredda, della corsa per la conquista dello spazio e della pulsione per l’emergere di una realtà europea quale nuovo attore globale.

Il nucleo fondante della sfida è condiviso da Regno Unito – potenza in declino che intende riaffermare la propria leadership tecnica e ingegneristica e sostenere la propria adesione alla nascente CEE – e Francia, Paese deciso ad affermare e consolidare il proprio ruolo di guida e contenere la crescita dell’influenza tedesca.

È abbastanza intuitivo che non si potessero sottrarre alla sfida le due potenze allora dominanti: da un lato gli Stati Uniti, che avevano già subito cocenti sconfitte da parte dell’Unione Sovietica in campo spaziale (4 ottobre 1957, lo Sputnik1 primo satellite orbitante lanciato; 3 novembre 1957 la cagnetta Layka primo essere vivente inviato nello spazio; infine, 12 aprile 1961 lo storico volo di Yuri Gagarin); dall’altro l’Unione Sovietica, determinata a mantenere il vantaggio di immagine sugli americani.

Si confronteranno negli anni seguenti tre visioni, altrettanti approcci e altrettante motivazioni profondamente diverse. La cordata franco-britannica, focalizzata su prestigio e successo e conseguentemente totalmente sostenuta dai rispettivi bilanci statali; quella statunitense, dapprima a trazione federale e successivamente sempre più influenzata da logiche di mercato e business; e quella sovietica, totalmente ancorata all’obiettivo politico sancito dai vertici del Politburo e oggetto di uno sforzo a 360° dell’organizzazione istituzionale.

Queste diversità si rispecchieranno in modo determinante sulle decisioni e sullo stesso destino dei vari progetti. Un primo risultato sarà l’abbandono da parte statunitense dell’intera avventura dopo che analisi del mercato aeronautico – che suggerivano l’avvento di un “consumismo” del trasporto aereo e risulteranno nella nascita del B-747 – e le pressioni di gruppo di opinione ambientalisti ne suggerirono la definitiva chiusura; la decisione del presidente John Fitzgerald Kennedy di mandare l’Uomo sulla Luna aveva del resto spostato la sfida per il prestigio su un terreno nuovo e più spettacolare.

Il consorzio europeo dovrà invece soffrire delle rivalità tra i due partner, delle vicende politiche dei due Paesi con l’avvicendarsi di governi di colore diverso specie nel Regno Unito, della contrarietà di Charles De Gaulle all’ingresso di Londra nella CEE e delle immancabili fluttuazioni nelle risorse messe a disposizione.

Per i sovietici, la linea era chiara e immutabile: essere i primi a volare con un jet di linea supersonico (SST-Super Sonic Transporter), a qualsiasi costo, con ogni mezzo e senza tenere conto di qualsivoglia altra considerazione.

Si svilupperà una competizione affascinante, mentre le radio trasmettevano le note dei Beatles, dei Pink Floyd, di Jimi Hendrix; in Vietnam proseguiva senza sosta una sanguinosa guerra; in Medio Oriente si combattevano prima la guerra dei sei giorni e poi quella del 1973; la Cina effettuava il primo test nucleare; nei salotti iniziavano a trovare posto le prime tv a colori. Uno dei resoconti più dettagliati e avvincenti dell’epopea SST è riportato nel libro “Concorde. The rise and fall of the supersonic airliner” di Jonathan Glancey (Atlantic Books London, 2015), testo al quale fare senz’altro riferimento per tutte le risposte.

Un progetto così carico di significati tecnici, ingegneristici, economici e politici inevitabilmente finirà con l’avere anche una propria dimensione intelligence.

In realtà, questa dimensione ha le proprie radici nell’immediato dopoguerra, cioè molto prima che l’idea di un SST fosse nemmeno concepita. Nel 1945 cade in Germania la città di Göttingen, sede di una prestigiosa università all’avanguardia negli studi di aerodinamica e nel cui ambito avevano militato alcuni degli scienziati impegnati nell’avveniristico progetto del caccia nazista Me-163. Un simile bacino di conoscenza avanzata entrò a far parte dell’orizzonte operativo dell’Operazione Overcast, poi ridenominata Paperclip (“graffetta”, segnale che i reclutatori mettevano sui dossier dei soggetti di interesse) con la quale gli Stati Uniti passarono al setaccio le migliore risorse intellettuali tedesche per trasferire negli States i soggetti che potessero collaborare ai progetti più strategici e innovativi; uno degli oltre 5.000 personaggi “emigrati” negli Stati Uniti sarà anche Wernher von Braun. L’attenzione dedicata alla selezione degli scienziati da ingaggiare in questo radicale rovesciamento di affiliazione è testimoniata già dal solo nome del gruppo di progetto, denominato non caso Join Intelligence Objectives Agency.

Intuibilmente, anche l’Unione Sovietica svilupperà un’attività analoga, denominata Operazione Osoaviakhim che nel 1946 vedrà circa 2.500 scienziati e tecnici tedeschi trasferiti in Unione Sovietica e/o nella Zona di Occupazione in qualità di “riparazione di danni di guerra”.

Parallelo britannico di Paperclip è l’Operazione Surgeon, con la quale Londra si pose l’obiettivo di “importare, volenti o nolenti” almeno un centinaio di scienziati tedeschi di alto valore. Tornando a Göttingen, nel 1945 i britannici offrono un contratto di prova di sei mesi, tra gli altri, a Dietrich Küchemann e Johanna Weber. Küchemann rimarrà nel Regno Unito e coinvolto nel progetto, avrà la geniale intuizione del disegno dell’ala triangolare del Concorde, sviluppata grazie ai calcoli dell’altrettanto geniale matematica Weber.

Nel 1946 abbiamo un’altra “incursione” di intelligence nella vicenda, meglio un esempio di mancata intelligence. Il premier britannico Clement Attlee dona infatti all’Unione Sovietica, in segno di nuova amicizia, 40 esemplari del motore Rolls Royce Nene, che permetteranno a Mosca di dar vita al primo caccia jet, MiG-15.

Ma veniamo ora al 1957-8, con l’avvio concreto del programma SST FRA-UK, e anni seguenti: si apre ora una delle più rilevanti attività di spionaggio industriale dell’era moderna, ancora oggi oggetto di studio all’École de guerre économique francese.

Il Blocco sovietico attiva, infatti, le proprie agenzie di intelligence per sostenere con l’acquisizione di informazioni utili lo sviluppo del proprio SST (Progetto Tu-144) e allo stesso tempo seguire lo stato del progetto Concorde.

Già nel 1957 si muove con la tradizionale efficienza l’HVA, servizio di intelligence estera della Repubblica Democratica Tedesca dispiegando nel tempo oltre una ventina di proprie risorse per coprire l’obiettivo assegnato da Mosca nell’ambito dell’Operazione Brünnhilde.

È in questo anno che il chimico svizzero in pensione e residente in Belgio Jean Paul Soupert si mette in contatto con il dottor Leibnitz di Meresburg (DDR) per chiedere al vecchio amico un possibile impiego per rimpinguare la propria pensione. Leibnitz, da buon cittadino, fa le se segnalazioni e Soupert viene presto invitato a Berlino Est dove viene immediatamente reclutato e poi addestrato dall’HVA. Il suo incarico principale sarà quello di fungere da “dead drop umana” e corriere tra Belgio, GB, Francia e la DDR a supporto degli agenti impiegati sull’obiettivo Concorde. Compensato con 800 archi tedeschi al mese (che in termini attualizzati corrispondono a circa 6.000 euro) opererà indisturbato sino al 1964 quando la Suretè belga, ufficialmente insospettita dal suo tenore di vita largamente superiore alle disponibilità, lo mette sotto osservazione e lo arresta. Dopo l’arresto, Soupert secondo alcune fonti si sarebbe prestato ad agire da agente doppio passando dati falsificati ad arte ai suoi gestori tedesco-orientali; questo gioco durerà comunque poco e nel 1965 Soupert scompare per essere rinvenuto cadavere nel mese di settembre.

L’HVA proseguirà tuttavia il proprio sforzo intelligence e, sempre nel 1964, verrà arrestato dalla DST francese il cittadino tedesco-orientale Herbert Steinbrecher, accusato di aver eseguito più di 20 missioni nel corso di un quinquennio per spiare il progetto Concorde; inoltre, l’HVA avrebbe coperto con proprie risorse alcuni fornitori del progetto Concorde situati in Romania, Austria e altri Paesi europei.

I sovietici utilizzarono anche l’intelligence cecoslovacca. Nel 1964 viene infatti arrestato Jean Sarrady, agente ceco che era riuscito a infiltrarsi negli stabilimenti di Tolosa dove veniva sviluppato il progetto Concorde; al momento dell’arresto era travestito da sacerdote, nel tentativo di coprire le proprie attività. Il travestimento in questione sembra essere stato popolare nell’intelligence cecoslovacca, considerato che nel 1965 viene arrestato in analoghi panni un secondo ceco, Stephan Krigovsky, collegato al medesimo filone spionistico.

Ovviamente Mosca non si limita ad affidarsi ai propri servizi collegati, o “fratelli” come era in uso chiamarli, ma agisce anche direttamente.

Nel 1964, imbeccata verosimilmente dalla CIA o dall’MI6, la francese DST inizia un’attività di sorveglianza stretta in direzione del responsabile Aeroflot a Parigi, Sergei Pavlov. Questi, oltre che disporre del background tecnico specifico, poteva godere infatti di un’eccellente copertura naturale, che gli consentiva di entrare in contatto con tutti gli interlocutori in ambito aeronautico senza destare sospetti. La sorveglianza regala presto i primi frutti: Pavlov avvicina un operaio dell’aeroporto di Le Bourget chiedendogli di procurare, dietro compenso, frammenti degli pneumatici di previsto montaggio sul Concorde. Dalla segnalazione prende avvio un’operazione di “inquinamento” ai danni dei sovietici, facendo recapitare loro un’improbabile mescola gommosa creata ad hoc in laboratorio per disorientare a lungo i chimici russi. Finita questa operazione spot, Pavlov viene fermato nel febbraio 1965 con i piani del carrello del Concorde nella propria valigetta ed espulso.

L’interesse per i materiali speciali impiegati o semplicemente studiati sarebbe confermato da altre osservazioni riguardanti attività di Masint (measurement and signature intelligence); tra esse, lo sfruttamento della visita di un non meglio descritto “dignitario” sovietico agli stabilimenti di Tolosa, alle scarpe del quale sarebbe stata applicata una suola adesiva allo scopo di raccogliere frammenti della polvere di alluminio risultante dalla lavorazione di parti del velivolo.

Soltanto nel 1977 arriva invece la scoperta di un’altra, efficacissima fonte sovietica, il francese di origine russa Sergei Fabeev. Reclutato dall’intelligence militare russa, il GRU, ha creato e gestito per oltre 15 anni una propria rete di sottofonti e contatti nell’industria aeronautica francese, tramite la quale acquisisce informazioni a tutto campo incluso sul Concorde. Per inviare quanto acquisito a Mosca utilizza un sistema di trasmissioni radio “flash” che rimarrà inviolato sino a quando un defezionista non ne svela i cifrari, consentendo di decrittare il messaggio di congratulazioni destinato a Fabeev per il successo delle sue attività in Francia.

Anche il versante britannico non è rimasto immune dalle penetrazioni dell’intelligence sovietica.

Incredibilmente longeva è stata la fonte “Ace”, della quale la prima menzione emerge pubblicamente nel 1999 all’interno del colossale Archivio Mitrokhin. In esso si parla di Ace, reclutato nel 1967, ingegnere, che ha fornito ai suoi gestori sovietici oltre 90.000 pagine di documenti in materia aeronautica, compresa preziosa documentazione tecnica su Vickers VC-10, sul Lockheed Tri-Star e, ovviamente, sul Concorde. Il nome di Ace è rimasto sconosciuto sino al 2023, quando la rete tv britannica Channel 4 lo ha identificato come Ivor James Gregory, ingegnere aeronautico impiegato presso la BEA e motivato da meri interessi economici.

La medesima motivazione è stata citata da James “Jimmy” Doyle, scozzese, anch’egli per sua stessa ammissione reclutato come fonte di Mosca nell’area Concorde.

Quali utili “strumenti di lavoro”, gli agenti russi avrebbero fornito anche fondi per il reclutamento di altri soggetti e “fotografie di contenuto compromettente” per facilitare il processo di reclutamento.

Alla palette di operazioni intelligence covert si è altresì aggiunta un’attività più palese e solo apparentemente innocua, quale lo sfruttamento informativo di studenti inviati a specializzarsi o in attività di scambio e quella che scherzosamente viene chiamata la Rumint – rumors intelligence – intensamente praticata durante ricevimenti e party offerti dall’ambasciata sovietica a favore di tecnici e ingegneri britannici “curiosamente” selezionati con cura tra il personale che avesse accesso al motore Olympus 593, scelto quale propulsore del Concorde.

Quanto alla fine tutta questa complessa e coordinata attività di spionaggio abbia concretamente influito sul progetto sovietico, il Tu-144, è questione tuttora non del tutto chiarita. Anche a detta di alcuni dei progettisti del Concorde, la straordinaria somiglianza tra Concorde e omologo sovietico, tanto che quest’ultimo è stato soprannominato Konkordsky, potrebbe essere legata più alla semplice constatazione che “problemi analoghi portano a soluzioni analoghe” (questo, in particolare, per il disegno del profilo alare).

Certo è che, se da parte Regno Unito-Francia l’obiettivo è rimasto sempre quello di arrivare a un prodotto reale ed efficiente, ancorato a un successo sostenibile, da parte moscovita il peso politico dato al progetto ha portato a puntare su velocità di realizzazione più che su qualità, stressando progettisti, personale tecnico e addetti ai lavori.

Il risultato di apparente successo, legato al primato del volo inaugurale del Tu-144 sul Concorde, seguito dall’analogo primato di primo volo supersonico di SST, è stato ben presto inficiato dalle palesi carenze dell’aereo made in the URSS, culminate nel tragico incidente occorso durante il Salone di Le Bourget del 1974 quando un Tu-144 di nuovo disegno, dopo una serie di manovre mozzafiato, si è disintegrato in aria davanti a oltre 250.000 spettatori segnando la definitiva e ingloriosa fine della sfida sovietica.

Ma forse la storia non è tutta qui.

Nel 2022 il podcast Teamistry di Atlassian (società di prodotti di cooperative software) rilancia un’ipotesi già circolante da tempo circa una potenziale connessioni intelligence proprio nell’incidente di Le Bourget. Secondo la ricostruzione proposta dal podcast, le spericolate manovre del pilota del Tu-144 che ne portarono al sovraccarico strutturale e al disfacimento in volo sarebbero state determinate dal tentativo di sfuggire alla collisione con un Mirage francese che stava svolgendo attività di volo ricognitivo a copertura delle esibizioni del Concorde e del Tupolev, con l’obiettivo di raccogliere informazioni di interesse su quest’ultimo. Questa ipotesi non è mai stata confermata dalle inchieste francese e sovietica, che si sono concluse con un sostanziale nulla di fatto forse comodo ad ambedue le parti coinvolte.

In sintesi, l’allora futuristico progetto di SST ha innegabilmente attirato l’attenzione di intelligence rivali, in un gioco di mosse e contromosse svelate ancora solo in parte. In questo gioco tutte le possibili declinazioni dello spionaggio sono state messe in campo: Masint, Humint, Sigint; motivazioni patriotiche, economiche, ricatti; impiego di Servizi Collegati e loro capacità secondo le rispettive specificità, manovre contro- e dis-informative; diplomazia e offensive del sorriso; forzature politiche e distrazione rispetto ai temi della sicurezza. Rispetto al giorno d’oggi manca soltanto la componente cyber e ciò esclusivamente perché all’epoca ancora non esistente.

Una storia tutta al passato? O, piuttosto, un’utile lezione sulla multiformità della minaccia spionistica quando sono in gioco temi come la superiorità tecnologica? Forse un motivo di riflessione anche al giorno d’oggi, in piena competizione per la realizzazione della piattaforma aerea collaborativa di sesta generazione.


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