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Iban virtuali, opportunità e rischi per il sistema finanziario globale. L’analisi di Razzante

Di Ranieri Razzante

L’adozione degli Iban virtuali sta rivoluzionando il settore dei pagamenti digitali, ma solleva preoccupazioni legate alla tracciabilità e ai rischi di riciclaggio. Le autorità italiane stanno intervenendo con nuove normative per bilanciare innovazione e sicurezza, ma resta fondamentale una stretta collaborazione internazionale per minimizzare i rischi e garantire la protezione del sistema finanziario. La prospettiva di Ranieri Razzante, consulente della Commissione parlamentare antimafia

La crescente adozione degli Iban virtuali (facilitati dall’impiego dell’IA)  in settori come il fintech, l’e-commerce e i servizi di pagamento innovativi, ha portato alla necessità di chiarire i rischi e le responsabilità che derivano dal loro utilizzo, con particolare attenzione alle implicazioni normative e antiriciclaggio (Aml/Cft). Gli Iban virtuali offrono innegabili vantaggi operativi, ma introducono anche rischi significativi in termini di trasparenza dei flussi finanziari, prevenzione del riciclaggio e tutela della sicurezza del sistema bancario.

Le autorità italiane di settore, l’Uif e la Banca d’Italia, con recenti provvedimenti mirano a fornire un quadro regolatorio che garantisca l’equilibrio tra innovazione e sicurezza, con particolare attenzione alla tracciabilità delle operazioni e alla responsabilità dei soggetti obbligati. La normativa si focalizza su aspetti cruciali come il monitoraggio continuo, l’adeguata verifica dei clienti e la collaborazione tra le parti coinvolte.

Per comprendere appieno le implicazioni del provvedimento, è necessario chiarire cosa sono gli Iban virtuali e come funzionano. Gli Iban virtuali (o vIban), a prima vista, sembrano identici agli Iban tradizionali, rispettando lo standard Iso 13616-1:2020, che stabilisce la loro struttura tecnica; includono, quindi un codice Paese (come, ad esempio, IT per l’Italia o DE per la Germania), un codice di controllo per verificare la validità, un codice Abi e Cab che identificano la banca e la filiale, e infine un numero di conto. La differenza fondamentale risiede nel fatto che il vIban non rappresenta un conto bancario fisico ma è progettato per fungere da alias o identificativo unico. Ogni transazione effettuata su un vIban viene automaticamente trasferita al conto master, che rappresenta il centro di raccolta o distribuzione dei fondi. 

Questa particolarità permette agli Iban virtuali di offrire una flessibilità senza precedenti nella gestione dei flussi finanziari. Ogni vIBan è un identificativo unico che consente di distinguere transazioni specifiche, facilitando la riconciliazione dei pagamenti e semplificando la gestione di situazioni complesse, come la suddivisione di flussi di cassa tra clienti, filiali o progetti. 

Il conto master è il fulcro operativo degli Iban virtuali che consente di mantenere un controllo centralizzato dei flussi finanziari, anche quando questi provengono da fonti diverse o sono diretti verso più destinatari. È come se il conto master fosse una sorta di “regia” finanziaria, che coordina e registra ogni movimento associato ai vIban.

Una delle caratteristiche tecniche più distintive e interessanti degli alias bancari è la possibilità per un singolo conto master di generare un numero virtualmente illimitato di identificativi univoci. Questa capacità rappresenta uno dei maggiori vantaggi operativi degli Iban virtuali, soprattutto per aziende e prestatori di servizi di pagamento che devono gestire un volume elevato di transazioni e una diversificazione degli interlocutori. 

La possibilità di creare un numero illimitato di vIban offre vantaggi evidenti.

Ma questa stessa flessibilità operativa introduce dei rischi significativi che meritano una riflessione approfondita.

Al fianco di innegabili vantaggi per le aziende, le autorità di vigilanza hanno individuato alcune criticità che hanno richiesto l’intervento delle stesse.

Il provvedimento congiunto Banca d’Italia – Uif del dicembre 2024  non si limita infatti ad una semplice regolamentazione, ma introduce un quadro operativo che pone al centro tre aspetti fondamentali: garantire una piena tracciabilità delle operazioni, prevenire rischi di riciclaggio e finanziamento del terrorismo, promuovere una stretta collaborazione tra i diversi attori del sistema finanziario. L’intrinseca flessibilità dei vIban, se non adeguatamente regolamentata, può creare una sorta di zona grigia nei flussi finanziari mondiali. Vi è un potenziale problema relativo alla tracciabilità delle transazioni, soprattutto in contesti internazionali dove le operazioni attraversano giurisdizioni diverse (non sempre collaborative).

Che dire poi dei rischi tecnologici e di hacking dei dati? Poi, della facilitazione nell’utilizzo di questi strumenti per transazioni illecite nel dark web?

Una problematica rilevante potrebbe inoltre essere rappresentato dall’arbitraggio normativo, ovvero l’uso di queste nuove tecnologie da parte di soggetti malintenzionati al fine di eludere i controlli di paesi con normative stringenti, trasferendo fondi verso giurisdizioni con regole meno rigorose.

Le criticità in punto di normativa Aml/Ctf risiedono nella possibilità, fra le tante, di dividere grandi importi in transazioni più piccole, rendendo più difficile individuare attività sospette. Questo meccanismo, noto come smurfing (e anche questo facilitabile tramite sistemi di IA), è particolarmente insidioso perché potrebbe consentire di aggirare le soglie di controllo automatico previste dalla normativa antiriciclaggio.

Ad esempio, un’organizzazione criminale potrebbe utilizzare numerosi Iban virtuali per effettuare depositi di piccola entità, ognuno inferiore alla soglia di segnalazione automatica. Questi fondi vengono poi trasferiti al conto master e, successivamente, inviati a conti offshore, magari a regolamento di estorsioni on line. 

Affrontare queste problematiche richiede un approccio integrato, che combini: Tecnologia avanzata per il monitoraggio e l’analisi dei flussi; Regolamentazione chiara e armonizzata a livello internazionale; Collaborazione tra operatori e autorità di vigilanza.

Solo con un sistema di controlli ben strutturato e con una visione condivisa della trasparenza sarà possibile sfruttare appieno il potenziale degli Iban virtuali, minimizzando i rischi per il sistema finanziario globale. Inoltre, l’approccio con usi virtuosi di strumenti di machine learning e IA avanzati permetterebbe indubbiamente un governo del rischio di cybercrime.


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