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Intelligence nazionale, ecco perché è il momento della riforma. Scrive Teti

Di Antonio Teti

In funzione dell’evoluzione di scenari, spesso condizionati da eventi imprevedibili, l’adeguamento di una legge sull’intelligence rappresenta ormai un’esigenza non più procrastinabile. L’analisi di Antonio Teti

Il 2025 si preannuncia come l’anno che vedrà l’inarrestabile sviluppo di piattaforme di intelligenza artificiale ed in particolar modo dell’avvento di nuovi modelli e metodologie di comunicazione massiva online, com’è possibile notare soprattutto dalle recenti decisioni assunte da Mark Zuckerberg, di eliminare il fact checking su Meta (Facebook e Instagram) sostituendolo con le Community Notes, e da Elon Musk di adottare la stessa metodologia su X.

Lo sviluppo dell’IA generativa e di nuovi modelli di comunicazione online, unita all’attuale dibattito in corso sull’utilizzo di sistemi di comunicazione satellitare gestiti, in misura sempre maggiore, da aziende private di nazionalità diverse, pone una molteplicità di questioni su cui andrebbe condotta un’attenta riflessione sia sul piano del controllo delle comunicazioni che della loro riservatezza.

La segretezza delle informazioni in ambito economico, industriale, finanziario e politico, senza escludere quello della difesa, colloca su un piano fondamentalmente strategico la necessità di un adeguamento delle strutture di intelligence nazionali sulla base dei nuovi e mutevoli scenari futuri a livello geopolitico.

Tutto ciò non può certamente prescindere dalla inevitabile e improcrastinabile revisione della legge 124 del 2007 sull’intelligence.

In tal senso, la proposta elaborata dal presidente del Copasir, Lorenzo Guerini, rappresenta una svolta epocale in funzione di alcune particolari implementazioni innovative introdotte dalla norma, che sono rispettivamente: l’istituzione dell’Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, la definizione di una strategia di sicurezza nazionale e l’istituzione di un Consiglio per la sicurezza nazionale.

La prima è quella che rende obbligatoria l’istituzione dell’Autorità delegata, le cui funzioni, in recepimento della costante prassi applicativa della disposizione, potranno essere affidate esclusivamente a un Sottosegretario di Stato, eliminando quindi la facoltà di delegare le relative attribuzioni a un ministro senza portafoglio, evitando possibili attribuzioni di deleghe “ad libitum”, come avvenuto durante il precedente Governo Conte.

La seconda proposta innovativa è quella della definizione di una strategia di sicurezza nazionale triennale, dato che l’Italia è l’unico Paese del G7 a non avere un documento di sicurezza nazionale. In particolare, la strategia definirà: gli interessi strategici per la sicurezza della Repubblica, gli obiettivi strategici globali della politica estera, le minacce e i rischi che possono influenzare la vita della comunità nazionale (con particolare riferimento alla protezione della popolazione, l’integrità del territorio e la conservazione delle istituzioni democratiche), le attività che le autorità pubbliche debbono svolgere per la prevenzione delle minacce e dei rischi sopra indicati, gli indirizzi relativi all’individuazione e alla protezione delle infrastrutture strategiche.

Di particolare rilevanza è anche l’articolo 29-ter, che istituisce il Consiglio per la sicurezza nazionale presso la presidenza del Consiglio dei ministri. Presieduto dal presidente del Consiglio o, in caso di assenza o impedimento, dall’Autorità delegata, prevede una composizione ristretta del Consiglio, del quale fanno parte oltre al presidente del Consiglio dei ministri e all’Autorità delegata, i ministri degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, dell’interno, della difesa, della giustizia e dell’economia e delle finanze, il Capo di Stato maggiore della difesa e il direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, che svolge le funzioni di segretario del Consiglio.

Pur prevedendo, all’interno del comitato, la partecipazione di autorità politiche, civili e militari competenti, che possono essere invitate alle riunioni in ragione delle questioni da trattare, a mio modesto parere, sarebbe auspicabile l’integrazione del ministero dell’università e della ricerca, quale elemento di riferimento fondamentale del paese nello studio e nella ricerca in campo scientifico e tecnologico.

I crescenti casi di spionaggio e trafugamento di informazioni condotti a livello planetario, confermano come la componente cibernetica, intesa come strumento di esfiltrazione dati in settori diversi, stia assumendo un ruolo predominate per la conduzione di operazione di cyber espionage e cyber counterintelligence.

Le università rappresentano un bacino di assoluto interesse per i Paesi che intendono acquisire informazione su studi e ricerche condotti, ad esempio, nel settore delle tecnologie avanzate, nello sviluppo di brevetti o semplicemente per accedere a centri di ricerca e di sperimentazione di particolare interesse.

Vale come esempio la violazione del “golden power” nel 2023 esercitata a tutela dell’interesse nazionale in relazione alla posizione dell’azionista cinese di Pirelli & C, la China National Tire and Rubber Corporation Ltd, in riferimento alle informazioni su un particolare progetto industriale.

In funzione dell’evoluzione di scenari, spesso condizionati da eventi imprevedibili, l’adeguamento di una legge sull’intelligence rappresenta ormai un’esigenza non più procrastinabile.


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