“Questi saggi vorrebbero offrire un’analisi approfondita della figura e delle opere di Lovecraft, mirando a restituire al pubblico la vera essenza del suo genio, oltre gli stereotipi consolidati nel tempo”. Conversazione con Salvatore Santangelo, giornalista professionista e docente universitario
Un’opera che arricchisce lo studio di Howard Phillips Lovecraft, uno dei più influenti autori di letteratura Weird e precursore della fantascienza targata Usa. È questo il centro del libro “Yog-Sothothery – Oltre la soglia dell’immaginario di H.P. Lovecraft”, una raccolta di saggi a cura di Salvatore Santangelo, edita da Castelvecchi Editore (nella collana Navi). Formiche.net ne ha parlato con il curatore, a partire proprio da titolo del volume.
Da dove nasce la scelta del titolo del volume?
Questi saggi vorrebbero offrire un’analisi approfondita della figura e delle opere di Lovecraft, mirando a restituire al pubblico la vera essenza del suo genio, oltre gli stereotipi consolidati nel tempo. “Yog-Sothothery” è l’espressione con cui lo stesso HPL si riferiva alla sua cosmogonia, mentre successivamente si è imposto come il creatore del “Ciclo di Cthulhu”, il leggendario mostro tentacolare (definizione suggerita da August Derleth). I diversi interventi raccolti nel libro esplorano e valorizzano questo complesso universo letterario, mettendo in luce le sue sfumature più significative.
Il volume è una raccolta di saggi di autori diversi…
Sono inclusi interventi di autori aquilani e abruzzesi: Angelo Clementi, Virginia Como, Pietro Guarriello, Adriano Monti Buzzetti Colella e Miska Ruggeri. Assieme a loro Paolo Mariani, scrittore romano di racconti horror e fantasy.
Che ritratto di Lovecraft emerge da questi saggi?
Le pagine di questo libro hanno l’ambizione di offrire una lettura originale e attuale di un autore controverso. In un mondo in evoluzione, dove le dinamiche sociali si intrecciano con forze misteriose, Lovecraft, maestro dell’orrore cosmico, ci invita a riflettere su temi che trascendono il tempo. Le sue opere, intrise di un senso di terrore incombente, evocano paure ancestrali che risuonano nel nostro presente. Ha creato un universo di disperazione e mistero, dove i Grandi Antichi attendono il momento propizio per tornare a dominare, rivelando una visione apocalittica che risuona come una serrata critica alla società odierna.
Lovecraft scrive in un’epoca americana ben precisa. Quale immagine sociale emerge dai suoi racconti?
Le sue opere riflettono le ansie dell’America WASP, che si sente paradossalmente minacciata dalla diversità culturale ed etnica e dall’accelerazione delle trasformazioni sociali. Nel contesto di profondi cambiamenti, Lovecraft si interroga sul significato della condizione umana in un universo indifferente. La sua visione, intrisa di sradicamento e alienazione, diventa una potente metafora del vuoto esistenziale, dove appunto il terrore cosmico incarna le paure più profonde.
Altri autori americani, oggi annoverati tra i classici, offrono analogamente un’immagine complessa del Nuovo Continente…
Mi sento di poter affermare che Lovecraft possa essere, per certi versi, accostato a John Steinbeck, sebbene le loro visioni siano diverse. Mentre Steinbeck dà voce all’anima rurale e proletaria dell’America della Grande Crisi, Lovecraft esprime – come anticipato – la paura di perdere la centralità WASP. Ma l’effetto finale è praticamente lo stesso.
Approfondiamo il tema delle sue inquietudini, che alimentano la sua scrittura.
Lovecraft è il prodotto della sua epoca, che ha vissuto un’angosciosa transizione verso la modernità. La sua affermazione, “Sono uno che odia l’attualità”, riflette il sua desiderio di fuga da una realtà per lui respingente e incomprensibile. Nella sua opera, l’individuo si oppone alla massa anonima, riflettendo un contrasto tra provincia e metropoli, tra sogno e realtà.
Possiamo parlare di vere e proprie paure?
Quelle di Lovecraft sembrano allinearsi con quelle dell’America contemporanea, in cui l’ansia sociale si intreccia con il timore del declassamento. L’alienazione e la disconnessione nelle sue opere trovano un plastico riscontro nelle tele di Edward Hopper, che evocano un senso di isolamento. È fondamentale riconsiderare Lovecraft al di là dell’horror, esplorando il suo potente impatto sull’intero immaginario collettivo.
Lovecraft è scomparso quasi novant’anni fa. Perché le sue opere continuano a essere attuali?
In un’epoca di cambiamenti radicali, come quella attuale, Lovecraft emerge come un testimone delle angosce di un’America in tumulto. Quello che resta è una straordinaria capacità di trasformare il terrore in arte, e ciò rende le sue opere incredibilmente attuali.