La missione della presidente Giorgia Meloni in Arabia Saudita e in Bahrein, negli scorsi giorni, rappresenta un importante tappa per il rafforzamento di una strategia italiana nel Golfo Persico, area di cruciale rilevanza per la tutela degli interessi e della sicurezza nazionale nel Mediterraneo allargato. L’analisi di Bruna Tintori e Assunta Sautto del Centro Studi Geopolitica.info
Storicamente l’Italia non ha sviluppato una vera e propria strategia nel Golfo Persico, per diverse ragioni. Innanzitutto, la regione ha visto il protagonismo del Regno Unito e in parte della Francia, mentre l’Italia ha spesso seguito più le posizioni di Washington che un proprio interesse nazionale. Inoltre, lo storico legame del nostro Paese con l’Iran ha pesato nei rapporti con l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. Infine, nell’opinione pubblica italiana, la monarchia saudita non ha mai goduto di una buona immagine, in particolare per la controversa questione dei diritti umani. Tuttavia, negli ultimi anni, dopo un processo di modernizzazione socioeconomica guidato dal giovane principe ereditario Bin Salman, si è assistito ad un avvicinamento dinamico.
La rapida ascesa delle monarchie del Golfo come attori assertivi e relativamente autonomi, risultato del progressivo disengagement degli Stati Uniti nella regione, invita a consolidare la presenza italiana nell’area. In questo quadro, l’Arabia Saudita ricopre un ruolo chiave per la stabilizzazione del Medio Oriente. In effetti al centro del vertice tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il principe e primo ministro dell’Arabia Saudita Mohamed Bin Salman Al Saud ci sono stati i principali dossier della regione, ossia: il consolidamento del cessate il fuoco a Gaza e la ripresa di un processo politico verso una soluzione dei due Stati; l’assistenza al Libano e il sostegno alla ricostruzione in Siria.
Come sostenuto dalla presidente Meloni, si tratta di un punto di svolta nelle relazioni bilaterali tra i due Paesi. L’inquadramento dei rapporti diplomatici tra Italia e Arabia Saudita in un partenariato strategico dà avvio ad una cooperazione strutturata, non solo sul piano economico-commerciale, ma anche su quello politico-securitario. Per l’occasione sono stati stipulati degli accordi per un totale di 10 miliardi di dollari, che vedono protagonisti importanti player industriali italiani, tra cui Snam, Leonardo, Fincantieri e Cassa Depositi e Prestiti.
Il settore energetico costituisce un tassello fondamentale al centro di questa nuova fase, rilevanza che risponde sia all’ambizione saudita di affermarsi come leader della transizione verde, (come esemplificato dalla Vision 2030 e dalla volontà di ridurre la dipendenza dall’export di idrocarburi), quanto quella italiana di diventare un hub energetico ponte tra Europa e Africa. La missione della presidente Meloni ha portato alla sottoscrizione di un memorandum d’intesa con Saudi Electricity Company, focalizzato sull’implementazione di progetti di energia sostenibile e rinnovabile. In tal senso, un preludio è stata la firma di un memorandum d’intesa per la cooperazione nel settore energetico sottoscritta dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, lo scorso 14 gennaio, in occasione della quarta edizione del Future Minerals Forum a Riad. Un altro importante risultato è l’accordo tra Snam e la saudita Acwa Power, grande società privata di desalinizzazione dell’acqua, per lo sviluppo di collaborazioni e investimenti volti a creare una catena di fornitura di idrogeno verde in Europa. Dunque, le parole d’ordine sono diversificazione, sicurezza e transizione energetica. Queste sono le priorità dell’esecutivo italiano in ambito energetico, come dimostrato dal Piano Mattei, anch’esso al centro del vertice con l’avvio di una collaborazione tra Cdp, la Saudi Fund for Development e con la Banca Araba per lo Sviluppo economico in Africa, per il finanziamento di progetti nei paesi target.
La portata degli accordi non si arresta agli aspetti economico-commerciali, bensì dopo decenni di rapporti di superficialità sul piano politico securitario, si registra un approfondimento dei legami nell’ambito della difesa e della sicurezza. Significativi sono gli accordi di Fincantieri e Leonardo con la General Authority for Military Industries, Saudi Arabian Military Industries e Shamal. Inoltre è in corso una valutazione sulla richiesta la di adesione dell’Arabia Saudita come partner del Global Combat Air Program (GCAP), ambizioso programma di cooperazione in ambito aerospaziale tra Italia, Giappone e Regno Unito.
Il rafforzamento della collaborazione tra Italia e Paesi del Golfo si inserisce in una più ampia visione strategica del governo nel Mediterraneo allargato. Si tratta di un’area di fondamentale rilevanza per la difesa degli interessi nazionali italiani, che diventa sempre più globale come sostenuto da Meloni, lo scorso novembre in occasione dei Med Dialogues a Roma. La Penisola arabica costituisce uno snodo cruciale, che connette il Mar Rosso (e quindi il Mediterraneo), al Mar Arabico e all’Indo-Pacifico. Non a caso la sicurezza marittima è stata al centro della visita in Bahrein. Lo sviluppo di una strategia nella regione permetterà di potenziare l’influenza italiana nell’area, tanto in termini economici, con la promozione delle aziende italiane, da sempre priorità dell’azione diplomatica italiana, quanto tramite la cooperazione su fondamentali dossier politico-securitari per la stabilizzazione del Medio Oriente.