Skip to main content

Minacce ibride russe, cosa chiede la Germania all’Ue

Limitazioni ai diplomatici, nuove sanzioni, comunicazione strategica, declassificazioni di intelligence e collaborazione con i privati. Questi i punti che Berlino porterà al Consiglio affari esteri di lunedì

La Germania sta spingendo sugli altri Stati membri dell’Unione europea affinché i 27 assumano una posizione più dura nei confronti delle minacce ibride provenienti dalla Russia, anche ampliando il regime di sanzioni e limitando gli spostamenti dei diplomatici. Se ne parlerà lunedì al Consiglio affari esteri convocato a Bruxelles dall’Alta rappresentante Kaja Kallas.

L’agenda dell’incontro

Domenica i ministri ceneranno parlando di Bielorussia. Nell’agenda dei lavori per lunedì ci sono: affari correnti; l’aggressione russa dell’Ucraina; la situazione in Medio Oriente; le relazioni con gli Stati Uniti. Prima, però, la colazione, che sarà a base di minacce ibride. In quell’occasione Annalena Baerbock, ministra degli Esteri tedesca, presenterà i suoi punti, come anticipato da Politico: aumentare i costi (con nuove sanzioni) per gli attacchi, come nel caso dei sabotaggi e della cosiddetta flotta ombra russa che trasporta petrolio e gas aggirando le restrizioni; limitare il tempo di accreditamento e la libertà di movimento per coloro che hanno un passaporto diplomatico russo (i Paesi centro-orientali chiedono da tempo ormai che il passaporto dei diplomatici russi valga soltanto nel Paese in cui sono accreditati, con Germania e Italia tra gli Stati membri critici di questa idea); rafforzare la cooperazione con il settore privato, anche al fine di condurre degli stress test sulle infrastrutture critiche; adottare una comunicazione strategica proattiva per informare i cittadini europei sulle responsabilità di attori come la Russia in alcuni episodi (ciò implicherebbe anche declassificare informazioni di intelligence), cambiando passo rispetto alle precedenti (e attuali) ritrosie europee nel puntare il dito contro i colpevoli per timore di reazioni.

L’ostacolo ungherese

L’Ungheria, riporta il Financial Times, continua a mantenere gli altri Stati membri dell’Unione europea sulle spine riguardo al suo sostegno per l’estensione delle sanzioni contro la Russia. Il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha più volte chiesto la fine delle sanzioni e ha indicato che potrebbe non approvare la consueta proroga semestrale. Le sanzioni devono essere rinnovate all’unanimità prima della scadenza di fine mese. Il governo ungherese voleva attendere eventuali cambiamenti nella politica statunitense verso la Russia dopo l’insediamento di Donald Trump come presidente. Tuttavia, Trump ha mantenuto una linea dura sulla Russia, minacciando ulteriori sanzioni se il presidente russo Vladimir Putin non negozia un accordo di pace con l’Ucraina. Fonti diplomatiche citate dal Financial Times sostengono si sono dette fiduciose sul fatto che sanzioni verranno rinnovate: un fallimento in tal senso metterebbe a rischio l’intera architettura delle sanzioni dell’Unione europea e del G7, un’opzione “nucleare” che molti ritengono Orbán non oserà perseguire. L’opposizione dell’Ungheria potrebbe essere più rumore che sostanza, specie se il governo magiaro potrà contare su nuove esenzioni per l’importazione di energia russa.

La decisione di dicembre

A dicembre il Consiglio dell’Unione europea aveva imposto per la prima volta misure restrittive contro 16 individui e tre entità responsabili di azioni destabilizzanti della Russia all’estero. Le misure rispondono alle azioni malevoli della Russia e alla sua mancanza di rispetto per un ordine internazionale basato su regole e diritto internazionale. Il quadro per le misure restrittive era stato approvato a ottobre per colpire coloro che, attraverso attività ibride come la manipolazione coordinata delle informazioni, minano i valori fondamentali dell’Unione europea e dei suoi Stati membri. Inclusi nella lista l’Unità 29155 del GRU, nota per assassinii e attacchi informatici, e la rete di disinformazione Groupe Panafricain pour le Commerce et l’Investissement. Il Consiglio ha inoltre preso di mira la campagna di disinformazione Doppelganger.


×

Iscriviti alla newsletter