Al centro dell’incontro, svoltosi a Roma nei primi giorni di gennaio, le tematiche della persona e dei cambiamenti pedagogici del mondo attuale
Una due giorni romana per festeggiare gli ottanta anni dalla fondazione dell’Uciim (Unione Cattolica Italiana Insegnanti, Dirigenti, Educatori, Formatori), è stata organizzata il 3 ed il 4 gennaio 2025, ed ha visto la partecipazione di più di cinquecento educatori da tutta Italia.
L’evento ha avuto inizio con un convegno dal titolo “L’Uciim: da ottanta anni al servizio della scuola e della società”, svoltosi il 3 gennaio al centro congressi San Giuseppe-Istituto De Merode, situato vicino a Piazza di Spagna.
Il giorno successivo, il gruppo di insegnanti è stato ricevuto dal Santo Padre, nella sala Nervi in Vaticano, ed ha attraversato la porta santa di San Pietro nell’anno del Giubileo della speranza.
I lavori del convegno sono stati aperti con la lettura della preghiera di Gesualdo Nosengo, fondatore dell’Unione, e con l’inno di Mameli e si sono conclusi con l’inno alla gioia di Beethoven, melodia-simbolo dell’Unione Europea, ad evidenziare i valori fondamentali dell’associazione.
«L’Uciim è nata il 18 giugno 1944 – ha esordito Rosalba Candela, presidente nazionale in carica dell’associazione – per opera di Gesualdo Nosengo e di Cesarina Checcacci, col fine di ricostruire, dopo la guerra, la scuola in una prospettiva personalistica e comunitaria. Nosengo non è stato solo un pedagogista, ma un autentico protagonista della vita sociale ed ecclesiale italiana fra gli anni Trenta e gli anni Sessanta.
Basta, per questo, ricordare – ha continuato la presidente – che dal 18 al 24 luglio 1943, ha fatto parte, insieme a Giorgio La Pira, Aldo Moro, Giulio Andreotti, Ezio Vanoni e altri, del gruppo di intellettuali che, su iniziativa di Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI, si era riunito a Camaldoli per riflettere sui principi che avrebbero dovuto reggere l’ordinamento sociale, in vista della fine della dittatura fascista. È così che è nato il “Codice di Camaldoli” documento che avrebbe influenzato notevolmente la redazione della nuova Carta Costituzionale e le successive scelte politiche di governo».
Alle parole della presidente hanno fatto seguito i messaggi e gli interventi dei presidenti emeriti ad iniziare da quello della prof.ssa Maria Teresa Lupidi Sciolla che di Gesualdo Nosengo ha evidenziato la forza profetica della sua visione pedagogica centrata su Gesù Maestro, proposto come modello per docenti ed educatori. È grazie a questo che l’Uciim è stata capace, nei suoi ottanta anni di vita in cui non sono mancati momenti difficili e complessi, di dare alla scuola italiana un costruttivo e significativo contributo di idee e valori.
Successivamente la professoressa Elena Fazi, presidente vicaria dell’Uciim e coordinatrice della rivista cattolica “La scuola e l’uomo”, è intervenuta con una relazione dal titolo “Le radici e le ali”, partendo proprio dalla sua esperienza redazionale nella prestigiosa rivista. La scuola deve, ha sottolineato, avere per obiettivo la formazione integrale dell’uomo, rispettando le radici del suo essere “persona”, solo così lo renderà capace di mettere le ali ed aprirsi alla conoscenza del mondo.
La dirigente scolastica, Maria Luisa Lagani, vicepresidente nazionale, ha poi delineato il profilo dell’attuale società accogliendo pienamente la definizione che di essa ha dato Papa Francesco: si tratta di un cambiamento d’epoca che porta in sé fragilità, comprese quelle dei giovani, e crisi che possono essere analizzate ed affrontate anche sul piano educativo solo restituendo valore alla comunità.
Il professor Fabrizio Zago ha parlato dell’intelligenza artificiale e del rapporto che deve stabilirsi fra etica e scuola, mettendo in evidenza gli aspetti positivi delle nuove tecnologie. «L’intelligenza artificiale – ha detto – non è solo una risorsa per gli studenti, ma anche per gli insegnanti. Strumenti di analisi dei dati possono fornire ai docenti informazioni dettagliate sui progressi degli studenti, facilitando la valutazione e la pianificazione delle lezioni. L’IA può anche contribuire a rendere l’educazione più inclusiva. Strumenti come i traduttori automatici, i sottotitoli generati automaticamente e le interfacce vocali possono abbattere, infatti, le barriere linguistiche ed aiutare gli studenti con bisogni educativi speciali a partecipare pienamente alle lezioni».
La Dirigente scolastica Marilena Giglia, consigliere nazionale, ha parlato della sperimentazione ministeriale, che coinvolge una rete di scuole, sulle pratiche dialogiche per costruire nuove alleanze educative. La pedagogista Prof. Loredana Perla ha, quindi, concluso il convegno con una relazione su “Quale pedagogia per l’Intelligenza artificiale?”. Occorre tener presente, ha detto, che per un vantaggioso uso delle nuove tecnologie dobbiamo sviluppare nei giovani spirito critico utile a prendere da esse equilibrata distanza, a sviluppare il consapevole controllo delle potenzialità dei dispositivi e la corretta gestione dei dati.
Al termine del convegno è stata celebrata la S.Messa presieduta dal Cardinale Baldassare Reina, coadiuvato da alcuni consulenti spirituali Uciim.