Il ministro della Giustizia ha chiesto la revoca degli arresti per l’ingegnere iraniano detenuto in Italia su richiesta degli Stati Uniti. Secondo la nota diramata dal dicastero l’articolo 2 del trattato di estradizione Usa e Italia può dar luogo all’estradizione solo per reati punibili secondo le leggi di entrambe le parti contraenti, “condizione che, allo stato degli atti, non può ritenersi sussistente”
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha depositato alla Corte di Appello di Milano la richiesta di revoca degli arresti per il cittadino iraniano Abedininajafabadi Mohammad (più noto come Abedini). A diffondere la notizia è lo stesso dicastero guidato da Nordio, tramite una nota rilasciata nelle scorse ore.
“In forza dell’art. 2 del trattato di estradizione tra il Governo degli Stati Uniti d’America e il Governo della Repubblica italiana possono dar luogo all’estradizione solo reati punibili secondo le leggi di entrambe le parti contraenti, condizione che, allo stato degli atti, non può ritenersi sussistente. La prima condotta ascritta al cittadino iraniano di ‘associazione a delinquere per violare l’Ieepa’ non trova corrispondenza nelle fattispecie previste e punite dall’ordinamento penale italiano; quanto alla seconda e terza condotta, rispettivamente di ‘associazione a delinquere per fornire supporto materiale ad una organizzazione terroristica con conseguente morte’ e di ‘fornitura e tentativo di fornitura di sostegno materiale ad una organizzazione terroristica straniera con conseguente morte’, nessun elemento risulta ad oggi addotto a fondamento delle accuse rivolte emergendo con certezza unicamente lo svolgimento, attraverso società a lui riconducibili, di attività di produzione e commercio con il proprio Paese di strumenti tecnologici avente potenziali, ma non esclusive, applicazioni militari”, si legge nella nota del ministero.
L’ingegnere dalla doppia cittadinanza iraniana e svizzera era stato arrestato lo scorso dicembre all’aeroporto di Malpensa poiché sulla sua testa pesava un mandato di cattura emanato dalle autorità Usa. Poche ore dopo l’arresto di Abedini, gli apparati di sicurezza della Repubblica Islamica dell’Iran hanno arrestato la giornalista italiana Cecilia Sala con l’accusa di “violazione della legge islamica”, anche se la notizia del suo arresto non è stata diffusa in Italia fino al 27 dicembre nel tentativo di cercare una soluzione rapida. Ma appena resa nota la notizia, fin da subito sono stati tracciati dei collegamenti tra i due arresti.
La giornalista italiana è stata liberata lo scorso 7 gennaio da Teheran, ma la trattativa, come ha detto Giorgia Meloni nella sua conferenza stampa del 9 gennaio, aveva coinvolto gli Usa e non si era conclusa con la sua liberazione.
Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, Abedini sarebbe già uscito dal carcere di Opera.