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Una tassa sulle navi nel Baltico per i cavi. L’idea dell’Estonia

La Nato in allarme per i tentativi di sabotaggio da parte della Russia contro le connessioni digitali ed energetiche nell’area. Si studiano contromisure. Già annunciato il dispiegamento di fregate, aerei da pattugliamento e droni

Secondo Hanno Pevkur, ministro della Difesa estone, una possibile soluzione agli alti costi causati dai sabotaggi dei cavi sottomarini nel Mar Baltico potrebbe essere l’introduzione di una tassa per le navi che attraversano quel mare. “Così come negli aeroporti esistono tasse di atterraggio incluse nei biglietti aerei, potrebbe esserci un costo per le compagnie di navigazione che transitano attraverso gli stretti danesi”, ha dichiarato Pevkur in un’intervista a Reuters. Questa tassa funzionerebbe come un’assicurazione per prevenire danni alle infrastrutture sottomarine e garantire la loro protezione. Al momento, l’idea Estonia è solo una proposta, e i Paesi della regione dovranno trovare un accordo su una soluzione comune. 

La sicurezza delle infrastrutture sottomarine nel Mar Baltico è diventata una delle principali preoccupazioni della Nato e dei Paesi della regione, dopo una serie di incidenti che hanno coinvolto cavi di comunicazione e linee elettriche. Basti pensare che da ottobre 2023 almeno undici cavi sottomarini sono stati danneggiati. Secondo l’International Cable Protection Committee ogni anno vengono danneggiati circa 150 cavi sottomarini in tutto il mondo. Il Mar Baltico è particolarmente vulnerabile a causa del traffico marittimo intenso, con una stima di circa 4.000 navi che lo attraversano quotidianamente. In questo contesto, il recente sequestro di una nave battente bandiera maltese da parte delle autorità svedesi, in relazione ai danni a un cavo tra Lettonia e Svezia, ha ulteriormente alimentato le preoccupazioni sulla sicurezza di queste infrastrutture critiche.

Il timore diffuso è che questi almeno parte di questi episodi non sia frutto di incidenti, bensì si tratti di azioni deliberate che rientrano nelle cosiddette operazioni nella “zona grigia”, ossia azioni ostili che rimangono al di sotto della soglia del conflitto. Da tempo si discute di un nuovo approccio, più deciso, per identificare, classificare e rendere pubblici questi atti come parte di una campagna ibrida. Nel frattempo, cresce il sospetto che dietro i recenti danneggiamenti ci sia la Russia. “Quando vediamo che tutte queste navi fanno parte della flotta ombra russa, pur battendo bandiere diverse, è inevitabile collegare i punti”, ha aggiunto Pevkur. Mosca, tuttavia, ha respinto ogni accusa definendole “prive di prove”.

La Nato ha già annunciato nuove attività di sorveglianza aerea e navale nella zona, cercando di prevenire ulteriori attacchi con fregate, aerei da pattugliamento e droni nel Mar Baltico. Il tutto, dopo una serie di incidenti in cui le navi hanno danneggiato cavi che trasportano elettricità e dati con le loro ancore in atti di sospetto sabotaggio. Oltre a queste misure, si stanno valutando soluzioni tecnologiche, come l’installazione di sensori per rilevare ancore trascinate lungo il fondale marino o la costruzione di barriere protettive attorno ai cavi.


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