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Imbrigliare le Big tech non è saggio. Carfagna racconta perché l’AI Act è ormai superato

Di Barbara Carfagna

Trump ha dalla sua le big tech, non perché possa o voglia imbrigliarle o inglobarle come fa la Cina, ma perché le “libera” dai vincoli in cambio di un appoggio incondizionato. L’Ue è un bacino di dati a cui le big tech non possono permettersi di rinunciare ma neanche accetteranno in modo indolore le tante regole imposte dal Vecchio continente. L’analisi di Barbara Carfagna, giornalista Tg1 e conduttrice di “Codice”, Rai

Donald Trump ha revocato l’ordine esecutivo del 2023 di Joe Biden che rimetteva lo Stato in controllo dell’intelligenza artificiale chiedendo, tra l’altro, ai creatori di sistemi di IA di condividere i risultati dei test di sicurezza con il governo prima di rendere pubblici i loro prodotti. Tuttavia a crescere è la leadership personale del presidente degli Usa sui produttori di IA, che fanno a gara per aderire alla sua linea. Nasce così Stargate: il più grande annuncio di investimento in infrastrutture di intelligenza artificiale finora. 500 miliardi di dollari che arriveranno dai privati che aderiscono al disegno Maga di Trump.

Nel mondo fisico 200 nazioni controllano il territorio. Nel cloud poche corporation americane hanno il monopolio ovunque, tranne in Cina e Russia. Da un lato si parla di monopoli fisici della forza, con governi che vogliono rafforzare il controllo di economia e politica attraverso il potenziamento dei confini nazionali; dall’altro di monopoli digitali dei dati che controllano anche la creazione di una forma di intelligenza artificiale (quella generativa) in grado di ridisegnare il mondo a una velocità impressionante. Come se non bastasse, gli anarco-capitalisti del bitcoin, grazie a Trump, accrescono il loro potere mentre lavorano per una distribuzione decentralizzata del valore. La moneta digitale nasce nel 2008 per distruggere il potere delle banche centrali. Per questo la Cina l’ha bannata tenendo per sé l’enorme potere che deriva dall’unione governo-big tech. Ora Trump ha dalla sua le big tech, non perché possa o voglia imbrigliarle o inglobarle come fa la Cina, ma perché le “libera” dai vincoli in cambio di un appoggio incondizionato; in più accentra anche il potere che deriva dal bitcoin, puntando a fare degli Stati Uniti la potenza che ne possiede di più.

Avanza anche in Europa (terreno di conquista) il disegno delle piattaforme tech e dei loro guru di creare rapporti sempre più disintermediati con ogni singolo cittadino in ogni parte del mondo. La politica tradizionale va sempre più in crisi. I grandi player del tech fanno accordi sottobanco con i leader delle singole nazioni Ue. Elon Musk appoggia le destre europee, non perché creda nei nazionalismi (crede, appunto, nella disintermediazione piattaforma-cittadino), ma perché meglio recepiscono la sua leadership, che in patria comincia ad avere temibili concorrenti: tutti i ceo delle big tech che si fanno la guerra tra loro e che hanno saltato il fosso, allineandosi fisicamente dietro Trump per l’election day. L’Europa sarà il terreno di scontro, costretta ad allinearsi nella corsa a realizzare infrastrutture di intelligenza artificiale in un contesto in cui nulla lascia sperare che recupererà in tempo per riuscire a realizzare sistemi propri che siano incisivi. L’Ue è un bacino di dati a cui le big tech non possono permettersi di rinunciare ma neanche accetteranno in modo indolore le tante regole imposte dal Vecchio continente.

La partita del regolatorio sui dati è invece cruciale per tutelare valori e diritti fondamentali sanciti dalla Carta europea. È d’obbligo però chiedersi: in questo scenario stiamo tutelando i diritti fondamentali nel modo giusto? Gli strumenti che stiamo utilizzando sono adeguati? Non dobbiamo rischiare che valori come dignità, rispetto della persona e vita privata soffochino altri diritti come quello alla ricerca e all’impresa europee, che sono fondamentali (e siamo già in ritardo) a garantire la nostra autonomia.

Prendiamo la privacy. Le regole impediscono l’uso estensivo dell’intelligenza artificiale e del machine learning per la ricerca in campo biomedico. La privacy limita la possibilità di fare analisi predittive tagliando fuori la ricerca di tutte le potenziali scoperte basate su dati non strutturati. Senza una base ampia di dati è impossibile condurre ricerche significative. I ricercatori e gli innovatori europei, non solo in questo settore, prendono il volo, letteralmente, spostandosi oltreoceano. Un altro campo che ci deve far riflettere è quello legato al crimine e ad avvisarci dei rischi che corriamo sono quelli che la cyber-security l’hanno inventata. Ricordiamo che oggi tutto è cyber-security: non solo la protezione delle infrastrutture, come era all’inizio, ma quella delle nostre menti, degli oggetti di domotica, dei processi aziendali e politici.

Ma atteniamoci al reato più odioso. “Oggi la privacy produce un paradiso per i criminali che possono lavorare sotto copertura come avatar” afferma Boaz Harpaz, ex militare di Tel Aviv e consulente per i governi. Sono stati trovati 140mila canali di pornografia. Su Telegram mille canali di pedofili. Fuori dall’Europa si gioca d’anticipo. “Tecnicamente si possono de-anonimizzare le attività criminali e questo serve alle forze dell’ordine per disinnescare l’attacco prima che venga condotto”. Se i dati delle applicazioni condensati in Europa possono essere utilizzati per venderci prodotti commerciali, non possono essere utilizzati dalle forze dell’ordine per ritrovare persone scomparse. Altrove le forze dell’ordine in casi estremi possono fare reverse engineering anche da Onion, Darknet Signal e recuperare le identità anagrafiche. Da noi i dati, inoltre, vengono continuamente trafugati da ragazzini abili che agiscono fuori legge o da dipendenti infedeli che usano la privacy a loro vantaggio proprio per toglierla alle vittime. L’Europa insomma è una potenza normativa e sente la responsabilità etica dei secoli di storia ma sta anche perdendo l’opportunità di rendersi autonoma e sicura disegnando una tecnologia proprietaria. Un bilanciamento si rende necessario per non essere condannati a una continua dipendenza e mediazione con potenze straniere sempre più monopoliste e incontenibili.

Formiche 210


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