Un ex consigliere della Federal Reserve è stato arrestato per aver fornito informazioni economiche riservate a funzionari cinesi. Il caso svela le strategie di spionaggio economico di Pechino, che utilizza contatti accademici per ottenere dati sensibili
L’arresto di John Harold Rogers, sessantatreenne ex consigliere senior del Board of Governors della Federal Reserve statunitense, ha riportato alla ribalta le strategie di spionaggio economico della Cina. Rogers, finito in manette venerdì scorso, è accusato di aver trasmesso informazioni economiche riservate a funzionari cinesi sotto copertura, spacciatisi per studenti. Un modello ormai consolidato per Pechino.
La vicenda
Secondo l’accusa, Rogers, residente a Vienna, in Virginia, avrebbe fornito a intermediari cinesi dati confidenziali sugli orientamenti della Federal Reserve, incluse informazioni sui tassi d’interesse, sulle delibere interne del Federal Open Market Committee e su briefing riservati destinati ai governatori della Fed. L’ex funzionario avrebbe trasferito queste informazioni attraverso email personali o in formato cartaceo prima di recarsi in Cina, dove le avrebbe discusse in incontri privati con i suoi contatti.
Il metodo
Il metodo utilizzato è tipico: contatto iniziale con giornalisti accreditati che introducono studiosi veri e propri, seguiti da un invito ufficiale in Cina da parte di istituzioni accademiche, spesso con la promessa di incarichi prestigiosi. Una volta sul posto, però, il programma cambia: invece di lezioni accademiche, ci si trova in stanze d’albergo a trasmettere informazioni sensibili. In cambio, Rogers avrebbe ricevuto circa 450.000 dollari come professore part-time in un’università cinese.
Le implicazioni
La Cina detiene attualmente circa 816 miliardi di dollari di debito statunitense. Conoscere in anticipo le decisioni della Fed potrebbe permettere a Pechino di manipolare il mercato obbligazionario e valutario statunitense, ottenendo un vantaggio strategico paragonabile a quello dell’insider trading. Questo caso dimostra come il governo cinese utilizzi strumenti accademici e professionali per aggirare i sistemi di sicurezza e accedere a informazioni riservate.
La reazione
Le autorità americane indagavano su Rogers da almeno cinque anni: già nel 2020 l’ispettorato della Federal Reserve aveva interrogato l’ex funzionario, che aveva mentito sulle sue attività. Solo ora però sono scattati l’arresto e le accuse formali, che potrebbero portarlo a una condanna fino a 15 anni di carcere per spionaggio economico, più altri cinque per dichiarazioni false.
Gli interrogativi
Questo solleva interrogativi sulla tempestività delle indagini. Se un funzionario governativo con accesso a dati sensibili accetta incarichi da un’università cinese, dovrebbe scattare immediatamente un allarme? Sarebbe il caso di revocare subito le autorizzazioni d’accesso a chiunque assuma incarichi secondari in istituzioni straniere, specie in paesi notoriamente attivi nello spionaggio economico? Il caso Rogers non è un’eccezione, ma un altro esempio di un modello ben rodato.