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La Cisl è fedele alle sue origini. Merlo spiega perché

La Cisl non ha cambiato né linea, né strategia e né, tantomeno, il suo modo d’essere. Anche perché, alla fine, quello che conta veramente è la fedeltà alle proprie origini. E la Cisl, su questo fronte, è rimasta quella di sempre

Il dibattito attorno al ruolo del sindacato nella società contemporanea è nuovamente decollato e questo non può che essere un elemento di grande rilevanza ai ni del rafforzamento stesso della qualità della nostra democrazia. A cominciare dalla prospettiva e dal futuro dello storico sindacato bianco, cioè la Cisl, fondata da Giulio Pastore nel lontano 1950. E questo proprio nei giorni in cui la Cisl cambia guida al suo vertice. Per ragioni statutarie Luigi Sbarra lascia la segreteria e subentra Daniela Fumarola.

Ma la Cisl, e questo è l’aspetto qualificante, non cambia la sua storica vocazione culturale, sociale e valoriale. Un avvicendamento, comunque sia, che ore anche l’opportunità di evidenziare le ragioni storiche e costitutive della Cisl rispetto alle altre organizzazioni sindacali ma, soprattutto, di esaltare il ruolo specifico di un sindacato che non ha mai rinunciato alla sua identità. E, per evitare equivoci e fraintendimenti, non possiamo non ricordare almeno tre elementi costitutivi che storicamente hanno caratterizzano il percorso concreto della Cisl.

Innanzitutto il capitolo delicato e decisivo “dell’autonomia”. Un’autonomia che, storicamente, è stato il cavallo di battaglia della Cisl. Un elemento, questo, che è emerso in tutta la sua coerenza anche durante l’ultima gestione di Luigi Sbarra. Insomma, si potrebbe dire che la Cisl, oggi e su questo versante, è l’esatta alternativa rispetto al comportamento concreto del tradizionale “sindacato rosso”, cioè la Cgil. E quindi, nessun collateralismo con i partiti, nessun pregiudizio politico o, peggio ancora, ideologico nei confronti dei governi di turno; e nessuna commistione con l’agenda politica e programmatica dei partiti.

Appunto, l’esatto opposto dell’attuale strategia della Cgil dove non si sa ancora bene se è il sindacato che detta l’agenda politica al campo largo o se è il campo largo che lo detta alla Cgil. In secondo luogo il tema della contrattazione. Se c’è un sindacato che storicamente ha individuato nella contrattazione locale e nazionale lo strumento decisivo per conseguire miglioramenti concreti per le condizioni reali dei lavoratori e di tutte le persone questo è certamente la Cisl. E questo perché l’obiettivo di fondo, ieri come oggi, resta sempre quello della “coesione” e della “concordia sociale” e mai quella della “rivolta” o della “rivoluzione” sociale.

E su questo versante, soprattutto su questo versante, le posizioni rispetto all’attuale leadership della Cgil sono radicalmente, e anche legittimamente, diverse. Per la semplice ragione che la Cisl punta a migliorare le condizioni di vita dei lavoratori attraverso le armi del dialogo, del confronto e dei risultati concreti che di volta in volta si possono raggiungere. La Cgil, di combutta con l’attuale gestione della Uil persegue, al contrario, l’obiettivo della contrapposizione ideologica, della “rivolta sociale” e del cambiamento del quadro politico e dell’attuale assetto di governo. Una natalità del tutto legittima ma che, appunto, è riconducibile al compito dei partiti e non al ruolo del sindacato.

Infine il capitolo della rappresentanza sociale. La Cisl, come del resto le altre organizzazioni sindacali, hanno il dovere, prima ancora del diritto, di portare risultati concreti e tangibili non solo per i propri associati ed iscritti ma, soprattutto, per tutti coloro che si attendono dal sindacato battaglie mirate a vantaggio dei ceti popolari da un lato e per una miglior e maggior giustizia sociale dall’altro. Si tratta di risultati che, però, richiedono al sindacato di declinare sino in fondo il proprio ruolo che non è quello di uno strutturale e scientifico contrasto ideologico con la controparte politica o di governo sgraditi.

Perché se il comportamento si riducesse a questo, dovremmo prendere amaramente atto che anche il sindacato ha subito una mutazione genetica rispetto alle sue origini, al di là delle differenze politiche e culturali delle varie sigle in campo. Per queste ragioni, semplici ma essenziali, la Cisl non ha cambiato nè linea, nè strategia e nè, tantomeno, il suo modo d’essere. Anche perché, alla fine, quello che conta veramente è la fedeltà alle proprie origini. E la Cisl, su questo fronte, è rimasta quella di sempre.


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