L’Europa e l’Italia devono essere in grado di cogliere la grande opportunità che si nasconde in questo momento di crisi, se intendono continuare a giocare un ruolo da protagonisti, con la stazza e il pedigree necessari per competere con le superpotenze globali. Solo così potremo garantire un domani prospero per le nostre imprese, i nostri lavoratori e le generazioni che verranno. Il commento di Marco Sala, vicepresidente gruppo Desa
La decisione del neopresidente Usa, Donald Trump, di imporre nuovi dazi sulle importazioni (e le dichiarazioni altalenanti al riguardo) rischia di togliere il sonno alle imprese che operano su scala globale, comprese quelle italiane ed europee, che vedono aggiungersi questa preoccupazione ad altre già presenti. I dazi, che dal punto di vista americano forse possono avere una giustificazione, rischiano di innescare una spirale negativa: aumento dei costi per consumatori e aziende, riduzione della concorrenza internazionale e potenziali ritorsioni commerciali. In questo modo, il protezionismo finirà per frenare l’innovazione e rallentare la crescita economica mondiale, penalizzando soprattutto quelle realtà che basano il proprio successo su catene di approvvigionamento globali e su un modello di business fortemente orientato all’export.
I dazi sono però l’ennesimo problema che le nostre aziende si trovano ad affrontare, strette in una tenaglia che da un lato vede crescenti difficoltà nell’approvvigionamento di materie prime critiche e dall’altro la questione energetica. In questo contesto, per altro, litio, cobalto e nichel sono diventati elementi indispensabili per settori strategici come l’automotive, l’elettronica, la difesa e lo spazio. Tutti settori primariamente coinvolti nella transizione energetica. Eppure, l’Europa dipende in modo quasi totale da Paesi extra-Ue per il loro approvvigionamento. E, secondo le stime, entro il 2030 il fabbisogno di litio aumenterà di 18 volte, mentre quello di cobalto quintuplicherà.
Una corsa che rischia di lasciarci indietro se non agiamo subito, attraverso lo sviluppo di capacità interne, come l’estrazione e la raffinazione delle materie prime, garantendo il rispetto delle normative ambientali. L’Europa ha certamente compiuto passi importanti nella direzione delle rinnovabili, che oggi superano le fonti fossili nella produzione di elettricità, ma in Italia il gas continua a rappresentare quasi la metà del mix energetico e questo è un punto di grande debolezza per la competitività delle nostre aziende.
Dobbiamo superare i tabù e impegnarci per creare filiere produttive più resilienti e sostenibili. Le centrali nucleari di nuova generazione, più sicure e efficienti, possono per esempio essere una strada percorribile per ridurre la dipendenza energetica dall’estero e accelerare il percorso di decarbonizzazione. Allo stesso modo, l’Europa deve capire come sfruttare i propri giacimenti di gas, trovando il giusto compromesso tra rispetto dell’ambiente ed esigenze di imprese e cittadini.
Percorsi che richiedono coraggio e visione, ma che possono offrire all’Italia e all’Europa la possibilità di restare competitive sullo scenario globale. Un ruolo che oggi non è più scontato e per mantenerlo è indispensabile adottare un approccio industriale lucido e privo di preconcetti. In Italia e in Europa sono migliaia le aziende che dimostrano ogni giorno che è possibile coniugare tradizione e innovazione, radicamento territoriale e proiezione internazionale.
Lo stesso gruppo Desa, con i suoi brand storici come Chanteclair, Quasar e Spuma di Sciampagna, con un fatturato che supera i 500 milioni di euro, di cui oltre il 25% generato all’estero, e con quattro stabilimenti produttivi radicati in Italia, è un esempio concreto di come le eccellenze italiane possano competere sui mercati internazionali mantenendo salde radici nel territorio nazionale.
Ma il nostro successo, come quello di migliaia di altre imprese, non può prescindere da un contesto favorevole, che solo una politica industriale europea chiara, lungimirante e coraggiosa può garantire. L’Europa e l’Italia devono essere in grado di cogliere la grande opportunità che si nasconde in questo momento di crisi, se intendono continuare a giocare un ruolo da protagonisti, con la stazza e il pedigree necessari per competere con le superpotenze globali. Solo così potremo garantire un domani prospero per le nostre imprese, i nostri lavoratori e le generazioni che verranno.