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Mosca si è infuriata perché Mattarella gli ha smontato la propaganda. La versione del prefetto Bontempi

Continuano gli attacchi informatici di NoName057(16) dopo le parole del Capo dello Stato. Il prefetto Massimo Bontempi spiega perché le parole del Presidente della Repubblica hanno colpito nel cuore la narrazione russa, smontandone il pilastro della demonizzazione in chiave nazista dell’Ucraina

Siamo al quarto giorno consecutivo di attacchi hacker verso siti web rivendicati dal collettivo filorusso NoName057(16) in risposta al discorso pronunciato a Marsiglia dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, definito dai pirati informatici “russofobo” per aver “paragonato la Russia al Terzo Reich” e finito anche nel mirino della diplomazia russa. A spiegarle cos’ha provocato questa dura reazione è il prefetto Massimo Bontempi, già Direttore Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere con un passato negli organismi di informazione e sicurezza, che sarà tra i docenti del corso di alta formazione “Psicologia delle spie e dello spionaggio: la dimensione psicologica nel mondo dell’intelligence” organizzato dall’Istituto Gino Germani.

Come si spiega questa reazione di Mosca?

Il paragone di Mattarella ha in parte smontato la narrazione russa. Infatti, narrative quali la demonizzazione in chiave nazista dell’Ucraina sono al centro della disinformazione e della “political warfare” russa. Le parole del Capo dello Stato hanno mostrato come una contronarrativa efficace possa destabilizzare le strategie di disinformazione. È questo, credo, che ha scatenato una così dura reazione da parte di Mosca.

Che cosa rende l’Italia un target per le spie di Paesi come la Russia?

L’Italia è appetibile per diversi motivi come la sua posizione geostrategica nel Mediterraneo e un tessuto produttivo solido e il know-how di alcune industrie ed eccellenze. Inoltre, il ruolo influente che l’Italia può avere all’interno dell’Unione europea e della Nato – grazie anche alla stabilità del governo in carica e alla sua possibilità di condizionare scelte strategiche in queste sedi – e la presenza di basi Nato, unitamente al sostegno all’Ucraina, rafforzano ulteriormente questa attrattività.

Come esercitano influenza attori ostili come la Russia?

Come evidenziato anche da alcune analisi dell’Istituto Gino Germani, la Russia punta su determinate figure e istituzioni per esercitare influenza in Italia. È importante, tuttavia, un caveat. Dobbiamo distinguere tra chi sostiene la pace in Ucraina in maniera autentica e spontanea e chi, invece, promuove una “pace a ogni costo” che, in realtà, significherebbe la sconfitta dell’Ucraina. In questo contesto, è fondamentale evitare la trappola della russofobia, riconoscendo che non tutti coloro che parlano di pace sono influenzati da interessi esterni.

Come si distingue tra chi agisce spontaneamente e chi no?

La chiave sta nella capacità di individuare e contrastare la disinformazione. Diventerà sempre più centrale, nell’ambito delle attività di counter-intelligence, saper distinguere tra comportamenti genuini e manovre orchestrate da input esterni.

Esistono ambienti più ricettivi alla disinformazione?

Sì, vi sono ambienti più ricettivi e altri più ostici. Ma anche se la Russia modula le proprie azioni in base al target, alcune modalità – come l’uso della “minaccia nazista”, già impiegata in passato contro la Germania Ovest e oggi contro l’Ucraina – restano costanti.

Non c’è soltanto la Russia. Qual è il ruolo della Cina?

La Cina esercita la propria influenza in maniera molto più sottile. In Europa si osservano attività di penetrazione nelle istituzioni – da Westminster al Parlamento europeo. L’asimmetria della minaccia impone una valutazione critica dei rapporti internazionali, sempre alla luce degli interessi nazionali.

Che cosa dobbiamo mettere nella nostra “cassetta degli attrezzi” per difenderci?

Per contrastare efficacemente tali minacce è necessario puntare su educazione e consapevolezza tecnologica. Un ruolo fondamentale è svolto anche dall’intelligence umana (humint), come dimostrato dall’aumento di individuazioni, espulsioni e arresti di agenti russi e di illegali russi dopo l’invasione dell’Ucraina.


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