L’evoluzione delle difese integrate e dei droni ha reso impossibile il dominio incontrastato dei cieli. Le forze aeree devono adattarsi, abbandonando il focus sulla qualità per puntare sulla massa e sulla sostenibilità economica
Il tenente colonnello dell’Armée de l’Air et de l’Espace, Adrien Gorremans, in un report pubblicato dall’Ifri (Institut français des relations internationales) ha scritto che le vecchie dottrine interarma della superiorità aerea, definita come la “libertà d’azione nello spazio aereo”, sono state superate dalla densità e dalle prestazioni degli Integrated Air Defense Systems; fenomeni tali da generare, tanto nella guerra del Nagorno-Karabakh quanto in quella d’Ucraina, la “reciproca neutralizzazione” delle aeronautiche contrapposte e la “paralisi” del dispositivo aereo.
L’evoluzione delle tecnologie militari, in particolare quelle relative ai sistemi di difesa aerea integrati, sia attivi che passivi, e dei droni, ha portato ad una conseguente diffusione delle dottrine di contestazione e negazione dello spazio aereo. La dottrina occidentale di “superiorità aerea” basata sul pensiero anglo-sassone del 1945-1991 aveva come postulato fondamentale il fatto che lo spazio aereo fosse “incontestabile”, mentre oggi il dominio dei cieli ha come caratteristica quello di essere fortemente contestato.
Il ragionamento di Gorremans è che le forze aeree dovranno orientarsi verso una “logique de saturation et de soutenabilité économique” che possa sorreggere il dispositivo anche in conflitti ad alta intensità, abbandonando l’impostazione meramente qualitativa che ha dominato dottrine operative e programmi d’approvvigionamento occidentali. In particolare, scrive l’ufficiale transalpino, portando l’esempio della Francia, considerato un Paese rimasto “indietro” sotto il profilo dello sviluppo dottrinario sul combattimento aria-aria, tecnologico (basti pensare al fatto che, mentre realtà come l’Italia, il Regno Unito, il Giappone e gli Stati Uniti stanno lavorando agli aerei di sesta generazione, Parigi è impantanata sui caccia di quarta generazione) e delle difese integrate, si dovrà lavorare sulla capacità di sostenere un conflitto ad alta intensità in coalizione o di contrastare avversari in un contesto ormai di quasi-pari.
La preminenza della postura offensiva, che ha animato la dottrina della superiorità aerea in occidente fino agli anni 2010, non sarà più idonea ad affrontare le sfide poste dal “salto tecnologico” dei sistemi difensivi terra-aria già iniziato e che avrà il suo culmine a partire dal decennio 2030. Quello stesso “salto tecnologico” che, ad esempio, in Italia è stato accettato partecipando al programma Gcap o individuando nello sviluppo della capacità ipersonica una delle chiavi per mantenere elevati standard capacitivi.
Ma “salto tecnologico” significa anche identificare nel concetto di massificazione dello strumento aereo tramite la dronizzazione la chiave per saturare lo spazio e imporre all’avversario la propria superiorità già nelle prime ore di un conflitto ad alta intensità. La contrazione numerica degli aerei in servizio – figlia di costi elevati e di una dottrina “qualitativa” e, come già detto, che considerava lo spazio aereo “incontrastato” – ha posto un problema di natura tattica notevole di “massa critica” da impiegare nel controllo dei cieli, che si riversa inevitabilmente sul fronte interforze (dunque “grande tattico”) e di gestione delle operazioni, divenendo strategico. La guerra aerea moderna prevede inevitabilmente un ritorno del fattore massa.