Un’indagine europea su possibili sussidi cinesi allo stabilimento ungherese. Il posticipo dell’approvazione per un impianto in Messico per motivi di sicurezza tecnologica. La valutazione per un terzo stabilimento in Europa, con la Germania favorita e l’Italia esclusa a causa delle posizioni sui dazi. Le ultime sul colosso automobilistico cinese
La Commissione europea ha avviato un’indagine preliminare sull’impianto che la casa automobilistica cinese Byd intende realizzare in Ungheria, in un contesto che mette in luce i legami sempre più stretti tra Budapest e Pechino. Secondo quanto riportato dal Financial Times, l’obiettivo è accertare se l’impianto nella regione di Seghedino, nel Sud del Paese, (un investimento di 4 miliardi di euro e per circa 10.000 posti di lavoro) abbia beneficiato di sussidi provenienti dal governo cinese. Le fonti, citate dal quotidiano, evidenziano come la scoperta di eventuali aiuti di Stato “ingiusti” potrebbe costringere Byd a dover ridurre la capacità produttiva, vendere parte delle attività o, addirittura, rimborsare i sussidi percepiti, intensificando al contempo le tensioni commerciali con la Cina.
Il caso messicano
Lo stesso Financial Times segnala che il governo cinese sta posticipando l’approvazione per l’apertura di uno stabilimento Byd in Messico. Le preoccupazioni principali ruotano attorno al rischio che la tecnologia sviluppata dall’azienda possa finire nelle mani degli Stati Uniti, data la vicinanza geografica e l’atteggiamento ostile della presidente Claudia Sheinbaum, impegnata a riequilibrare il commercio con il Paese asiatico. Secondo le fonti citate dal quotidiano, il nuovo impianto, che richiederebbe un investimento di circa 600 milioni di dollari, avrebbe una capacità produttiva iniziale di 150.000 veicoli. La situazione, tuttavia, rimane incerta a causa dei timori relativi alla sicurezza tecnologica e alle dinamiche commerciali internazionali.
La scelta del terzo stabilimento in Europa
Nel frattempo, Byd sta valutando la possibilità di aprire un terzo stabilimento in Europa. Dopo le esperienze in Ungheria e Turchia, la decisione – attesa entro la fine dell’anno – è ancora al vaglio. Secondo Alfredo Altavilla, special advisor di Byd per l’Europa, la scelta dovrà cadere su Paesi “friendly” nei confronti delle auto cinesi. In questo contesto, la Germania appare come candidata preferenziale. L’Italia non è fuori dai giochi, anche se ha votato a favore dei dazi sulle auto elettriche cinesi, ha spiegato il manager.