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Riqualificare le periferie conviene a tutti. L’impegno della Fondazione Carli a Caivano raddoppia

Inaugurata la targa in memoria dello statista Guido Carli nella biblioteca della città. Un nuovo progetto ai nastri di partenza, mentre partono i piani anti-degrado del governo in altre otto aree d’Italia. Per gli ultimi serve uno sforzo straordinario. L’intervento di Romana Liuzzo, presidente Fondazione Guido Carli

Ha esortato papa Francesco: «Partite dalle periferie, consapevoli che non sono la fine, ma l’inizio della città». Occuparsi di chi vive al margine significa non solo restare ancorati alla realtà, ma avere a cuore il benessere della collettività intera. Perché se gli ultimi stanno bene, tutta la società sta meglio. Questo è il messaggio che oggi l’Italia intera riconosce nella riqualificazione di Caivano, appena estesa dal governo ad altre otto aree degradate del Paese.

Un’operazione meritoria che vede in prima linea anche la Fondazione Guido Carli, grazie alla collaborazione con il ministero dell’Interno. In questi giorni è stata ultimata, con l’apposizione della targa, l’ala della biblioteca di Caivano intitolata allo statista dopo la donazione, lo scorso anno, di cento volumi appartenuti a Carli, che abbiamo deciso di aumentare di altri cento. È il nostro segno concreto di vicinanza a quella comunità e anche la testimonianza della fiducia che nutriamo nella cultura e nello studio come strumenti di rinascita.

È la stessa convinzione che ci ha mosso nella costruzione del progetto Caivano 2 a cui abbiamo lavorato in questi mesi. Per i ragazzi dell’Istituto superiore Francesco Morano diretto dalla “preside coraggio” Eugenia Carfora, la Fondazione ha attivato un meccanismo virtuoso attraverso cui la rete delle nostre aziende partner offrirà tirocini ed esperienze professionali agli studenti più meritevoli. Il 9 maggio, alla XVI Edizione del Premio Guido Carli, renderemo noti tutti i dettagli dell’iniziativa.

Confidiamo di poter fornire il nostro contributo, in futuro, anche alle altre otto “Caivano d’Italia” individuate dal decreto Emergenze e Pnrr, la cui legge di conversione è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 1° marzo. Si tratta di Comuni o quartieri definiti «ad alta vulnerabilità sociale» noti alle cronache per ripetuti episodi di violenze e degrado: Rozzano (Milano), Alessandrino-Quarticciolo a Roma, Scampia e Secondigliano a Napoli, Orta Nova (Foggia), Rosarno-San Ferdinando (Reggio Calabria), San Cristoforo a Catania, Borgo Nuovo a Palermo.

Biblioteca Caivano – Sala Guido Carli

Il commissario per Caivano e capo della Protezione civile, Fabio Ciciliano, dovrà mettere a punto altrettanti piani per risanare e recuperare queste zone, dal punto di vista delle infrastrutture e delle opportunità. In ogni direzione. Saranno coinvolti anche questa volta gli enti del terzo settore che operano in ambito artistico e culturale, sociosanitario, sportivo, per la legalità e contro la povertà educativa. Un lavoro corale, che guarda soprattutto ai giovani. L’obiettivo è strapparli a un destino già scritto, regalare loro occasioni per prendere il volo, costruire alternative.

Come già avvenuto per Caivano, lo sforzo è anche economico. L’esecutivo ha stanziato 180 milioni di euro fino al 2027, di cui 100 milioni per quest’anno. Chiaro il segnale: si partirà subito.

Tornano alla mente le parole commosse del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, il giorno dell’inaugurazione del nuovo centro sportivo a Caivano, sorto sulle ceneri dell’impianto abbandonato che era stato teatro di violenze e abusi ai danni di due bambine di dieci e undici anni. «Il messaggio – aveva detto Meloni lo scorso maggio – è che lo Stato può fare la differenza, che le istituzioni possono fare la differenza, che lo Stato può mantenere i suoi impegni, che le istituzioni possono mantenere i loro impegni. Qui lo Stato e le istituzioni si sono comportati come dovrebbero comportarsi sempre. Hanno acceso una speranza in territori nei quali troppo spesso le istituzioni hanno pensato che di speranza non potesse essercene».

Si è partiti dall’orrore, da un fallimento eclatante. Come ha riconosciuto il premier, a Caivano «le istituzioni non erano riuscite a fare la prima cosa che compete loro: che è difendere i più deboli, i più fragili, proteggere i più piccoli». Una frase che avrebbe potuto pronunciare Carli. Nel 1969, intervenendo alla Scuola di guerra di Civitavecchia, constatò come il salto nella modernità compiuto grazie al boom economico si era tradotto in un aumento degli squilibri e delle disuguaglianze. «Il fatto che alla periferia di alcune delle città italiane sorgano nuovi stabilimenti in alcuni casi modernissimi – affermò l’allora Governatore della Banca d’Italia – non significa necessariamente che gli operai, gli ingegneri, i tecnici che vi lavorano trovino una scuola decente per i propri figli, trovino un ospedale, un ufficio postale». «Il programma economico che è in corso di allestimento per gli anni Settanta – aveva aggiunto – vorrebbe dare più di spazio a queste esigenze».

Non c’è crescita senza progresso sociale. L’eccellenza e il talento si dimostrano anche assicurando che nessuno resti indietro. Questa è la duplice lezione di Carli che la Fondazione che mi onoro di presiedere non si stanca di tenere viva. Perché etica e responsabilità non sono scatole vuote: la memoria si pratica con l’impegno sociale. A Caivano lo stiamo dimostrando.

Pierre Teilhard de Chardin, un gesuita come Bergoglio, disse che «il mondo di domani apparterrà a chi gli avrà offerto una speranza più grande». Per questo salvare le periferie dall’abbandono e dall’incuria è un gesto nobile: l’incipit di una nuova storia. Più giusta. Migliore per tutti.


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