Mentre il Regno Unito e la Francia cercano di ottenere un posto nei negoziati con gli Stati Uniti sulla guerra in Ucraina, la Germania è assente. La retorica di Merz sull’indipendenza europea dagli Stati Uniti appare ambiziosa, ma la realtà suggerisce che Berlino e l’Europa continueranno a dipendere dal sostegno americano per la sicurezza. L’analisi di Marco Vicenzino
Il nuovo ordine mondiale della geopolitica tra grandi potenze è segnato da una crescente frammentazione, sia tra gli Stati che al loro interno. L’esito delle recenti elezioni in Germania ne è un esempio significativo. La frammentazione dello spettro politico tedesco riflette una divisione più ampia all’interno dell’Unione Europea e nei rapporti dell’Unione europea con gli Stati Uniti, il suo principale alleato storico e garante della sicurezza per decenni.
Il cancelliere designato della Germania, Friedrich Merz, politico da sempre favorevole agli Stati Uniti, assume il potere in un momento cruciale. Essendo la Germania la terza economia mondiale e la più grande in Europa, le decisioni di Merz avranno un impatto decisivo sul futuro della Germania e dell’Europa nei prossimi decenni. Tuttavia, una questione fondamentale resta aperta: l’Unione Europea sopravvivrà nella sua forma attuale o subirà una trasformazione?
La realtà è che, senza una leadership tedesca efficace, l’Unioen europea risulta meno efficiente sia all’interno che all’esterno. Negli ultimi anni, e in particolare dalla salita al potere di Olaf Scholz e dall’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022, l’Unione ha sofferto di un grave deficit di leadership. Nonostante le dichiarazioni di unità e i massicci investimenti a favore di Kyiv, l’asse franco-tedesco che tradizionalmente guidava l’Unione europea ha perso slancio, complice uno Scholz privo di direzione e un Emmanuel Macron sempre più imprevedibile. Il presidente francese e il cancelliere tedesco, insieme ad altri leader europei, hanno parlato di una nuova Europa, ma nei fatti sono rimasti inerti di fronte a un mondo in rapida evoluzione. Il tentativo di Scholz di portare avanti una versione attenuata del centrismo di Angela Merkel, dopo i suoi 16 anni al potere, si è rivelato un fallimento, culminato nel peggior risultato elettorale per i socialdemocratici dal dopoguerra. Nonostante la perdita di consenso interno, Macron mantiene un significativo potere in politica estera, almeno fino alla fine del suo mandato nel 2027.
Per Merz, il tempo stringe. Mentre Macron e il primo ministro britannico Keir Starmer si sono recati da Donald Trump per chiedere un coinvolgimento europeo nei negoziati di cessate il fuoco in Ucraina, la Germania resta assente. Trump, nel frattempo, non aspetta l’Europa su Kyiv. La sua strategia impone risposte rapide e azioni concrete, chiedendo all’Europa contributi tangibili, come l’invio di truppe di peacekeeping, qualora si raggiunga un accordo.
L’idea di Merz di un’Europa indipendente dagli Stati Uniti suona audace sulla carta, ma appare poco realistica nella pratica. La sua proposta pre-elettorale di coinvolgere Regno Unito e Francia nell’accesso alla deterrenza nucleare europea è stata strategicamente coraggiosa, ma difficilmente vorrà rinunciare a una protezione immediata come quella garantita dai 35.000 soldati americani presenti sul suolo tedesco. La realtà è che, nonostante una retorica più assertiva, Merz e gran parte dell’Europa continueranno a dipendere, almeno in parte, dalla sicurezza garantita dagli Stati Uniti per il prossimo futuro.