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In memoria dei Caduti dell’Intelligence. L’intervento di Vittorio Rizzi

Di Vittorio Rizzi

“Ogni nome scandito rappresenta non solo una vita spezzata, ma rappresenta anche la nostra storia e non possiamo e non dobbiamo dimenticare che dietro ogni nome c’è una famiglia che ha dovuto fare i conti con un dolore immenso, spesso silenzioso come sono state le loro vite e come silenziose sono le nostre vite”. Pubblichiamo l’intervento del prefetto Vittorio Rizzi, direttore generale del Dis, in occasione della Giornata della Memoria dei caduti dell’intelligence

È con profonda commozione che celebriamo oggi la Giornata della Memoria dei Caduti dell’Intelligence, ricorrenza istituita nel 2017 con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.

Oggi ricordiamo:

Vincenzo LI CAUSI – Somalia nel 1993
Nicola CALIPARI – quest’anno il ventennale della sua scomparsa in Iraq
Lorenzo D’AURIA – Afghanistan 2007
Pietro Antonio COLAZZO – Kabul 2010
Tiziana BARNOBI e Claudio ALONZI – vittime della tragedia del Lago Maggiore nel 2023

Ogni nome scandito rappresenta non solo una vita spezzata, ma rappresenta anche la nostra storia e non possiamo e non dobbiamo dimenticare che dietro ogni nome c’è una famiglia che ha dovuto fare i conti con un dolore immenso, spesso silenzioso come sono state le loro vite e come silenziose sono le nostre vite.

A Voi, che siete parte integrante della nostra Comunità, va il nostro pensiero con profondo rispetto e gratitudine.

In ciascuno di voi c’è il nostro silenzio, i nostri valori, il nostro dolore.

Il ricordo si presenta a noi nelle sue molteplici dimensioni.

Esiste il ricordo personale, quello che nei cuori delle famiglie intreccia sofferenza e orgoglio, perché conoscete meglio di chiunque altro cosa significhi vivere con il peso dell’incertezza, con l’angoscia delle missioni in terre lontane, con la consapevolezza dei rischi. Avete condiviso il silenzio, le assenze, le preoccupazioni. Avete accettato che una parte importante della vita dei vostri cari rimanesse avvolta nel riserbo. Sapevate che una volta dentro casa le risposte alle domande più banali, “com’è stata la tua giornata, sei preoccupato/a, avrebbe avuto risposte vaghe, forse solo un sorriso rassicurante.

C’è il ricordo collettivo, quello che ci unisce come Comunità, in cui ognuno di noi è partecipe della memoria di coloro che hanno dato la vita per questo Paese. È un ricordo che si traduce in gratitudine e riconoscenza. Ma anche Rispetto, Insegnamento, regola di vita.

C’è anche il ricordo istituzionale, quello presente nel monumento dedicato ai Caduti presso la sede di Forte Braschi, roccaforte delle operazioni più delicate, dove i nostri Caduti hanno scritto la storia in silenzio e senza clamore, o nella parete della memoria di Palazzo Dante, nelle cerimonie e nei decreti che tutelano e preservano la memoria storica.

Come sosteneva Benedetto Croce “ogni storia è storia contemporanea”, perché ciascuno di voi rappresenta la nostra storia, il nostro presente ed il nostro futuro. E questo ci dà la misura di una dimensione ancora diversa del ricordo, impalpabile e difficile da definire.

Esistono storie di vincitori, sempre raccontate e celebrate, e quelle dei vinti, spesso dimenticate. Quella che riguarda i nostri Caduti è una storia a sé. È la storia di chi ha agito in silenzio e solo la morte ha poi improvvisamente acceso i riflettori sulle loro vite. Quasi un paradosso, vivere nell’ombra per poi morire nel clamore delle cronache, mentre il dolore ed il silenzio rimane nell’intimità delle vostre famiglia e nella famiglia dell’intelligence. Perché noi ci sentiamo comunità, noi ci sentiamo parte della vostra storia, noi siamo orgogliosi di servire il Paese come ciascuno di voi ha fatto donando la sua vita.

Ci sono molti modi per costruire libertà e democrazia.

C’è l’arte nobile della politica e l’arte invisibile dell’Intelligence. La politica ha bisogno della Tribuna, noi Comunità dell’intelligence abbiamo bisogno del silenzio. Tecnicamente si dice “operare sotto soglia”, appena un gradino al di sotto della visibilità, in un mondo fatto di regole quali la riservatezza, l’anonimato, un mondo sotterraneo dove nell’oscurità non si tramano congiure ma si costruisce libertà e democrazia. Quella soglia, quel gradino posto al di sotto della tribuna, della visibilità dei Governanti, è il gradino della stabilità, di chi lavora per ricucire gli strappi, per proteggere dalle minacce che sono altrettanto invisibili così come è invisibile il nostro agire.

E i nostri Caduti ci hanno insegnato proprio questo, non sempre la grandezza ha a che fare con l’apparire, piuttosto si coniuga con lo spirito di servizio, il sacrificio e il senso di appartenenza. Sentirsi uniti, essere una squadra è il primo passo da compiere per servire il nostro Paese. Sono i valori che hanno contraddistinto i nostri Caduti e che abbiamo la responsabilità di trasmettere alle generazioni future.

La Comunità dell’intelligence è spesso oggetto di attacchi strumentali ed ideologici. Il silenzio spesso genera mistero e il mistero genera nebbie e nella nebbia si coltiva il dubbio. E da Direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza voglio ricordare a ciascuno di voi che in uno dei momenti più bui della storia dell’umanità, dopo due conflitti mondiali, il mondo è rinsavito e il 10 dicembre del 1948 ha dato forma e vita alla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Non è un caso che all’art. 3 reciti “Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.”

LIBERTÀ VITA E SICUREZZA SONO UNITI DA UN VINCOLO INSCINDIBILE DOVE CIÒ CHE LEGITTIMA IL NOSTRO LAVORO È SOLO IL RISPETTO DEL PRINCIPIO DI LEGALITÀ

Operare nel rispetto della Costituzione e delle leggi rappresenta in maniera plastica il concetto di sicurezza come fondamento di libertà e di democrazia. E quindi non abbiate timore del silenzio, perché come ci ha detto qualche giorno fa il sottosegretario di Stato Mantovano: “Non tutti i silenzi sono uguali”. C’è un silenzio che è omertà, c’è un silenzio che è ignavia, ma c’è un silenzio che è funzionale a proteggere l’operosità. E questo è il silenzio dell’Intelligence. Il silenzio che non nasconde trame oscure ma costruisce libertà e democrazia

Vincenzo, Nicola, Lorenzo, Pietro Antonio, Tiziana e Claudio: oggi e solo oggi possiamo pronunciare i vostri nomi ad alta voce, e, nell’esprimervi tutta la nostra gratitudine, vi restituiamo a quel silenzio che ancora e per sempre vi accompagnerà.


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