La causa di beatificazione di Alcide De Gasperi era stata avviata nel 1993 a Trento, per proseguire, negli ultimi anni, presso il Tribunale Diocesano di Roma. La cerimonia di ieri, ha sancito la fine della fase istruttoria. La conclusione dell’istruttoria rappresenta in sé un evento di straordinaria importanza. In un contesto certamente più complicato di quello di oggi, la fede incrollabile De Gasperi e la sua visione della politica rappresentarono un solido punto di riferimento per l’Italia e per l’Europa
La causa di beatificazione di Alcide De Gasperi era stata avviata nel 1993 a Trento, per proseguire, negli ultimi anni, presso il Tribunale Diocesano di Roma.
La cerimonia tenutasi ieri presso il Vicariato di Roma e presieduta dal Cardinale Vicario Baldassare Reina, ha sancito la fine della fase istruttoria.
Si conclude, dunque, un percorso più che trentennale, nel quale la Chiesa ha esaminato in modo approfondito la vita e le virtù eroiche dello statista trentino, il Servo di Dio Alcide De Gasperi.
Una solida fama di santità ne ha sempre accompagnato la figura, fin da quando ali di folla immense affiancarono il percorso del suo feretro da Trento a Roma, fermando il treno ad ogni stazione. Ovviamente il passaggio dalla devozione popolare all’eventuale onore degli altari ha reso necessaria una procedura estremamente severa, durante la quale sono state vagliate testimonianze dirette e indirette sulla figura e sulla vita dello statista.
L’associazione per la promozione della causa di beatificazione di Alcide De Gasperi, creata nel 2022 e presieduta da Angelino Alfano, ha svolto una attività di supporto al lavoro serio e impegnativo svolto dal Tribunale Diocesano, presieduto da monsignor Giuseppe d’Alonzo, e dal postulatore, dottor Paolo Vilotta.
Ora, l’ingente documentazione elaborata nel lungo percorso dell’inchiesta diocesana sarà trasferita al Dicastero per le Cause dei Santi, presieduto dal cardinale Marcello Semeraro.
Quali saranno le decisioni finali della Chiesa, non è dato sapere; tuttavia, la conclusione dell’istruttoria rappresenta in sé un evento di straordinaria importanza.
Anche la Fondazione De Gasperi, pure presieduta da Angelino Alfano e voluta oltre quarant’anni fa dalla figlia di Alcide, Maria Romana, ha accompagnato questo percorso.
Lo ha fatto, in particolare, in occasione del settantesimo anniversario della morte dello statista, istituendo l’anno degasperiano, iniziato il 19 agosto 2024 e tuttora in corso, con una serie di iniziative finalizzate a far conoscere meglio la figura della persona alla quale si deve in larga misura la ricostruzione post-bellica del nostro paese e l’avvio del progetto europeo. Una figura, purtroppo, sempre meno nota, a cominciare dai libri di testo delle scuole che spesso ne dimenticano perfino l’esistenza.
Attraversiamo un tempo difficile, nel quale l’ordine globale faticosamente costruito dopo il secondo conflitto mondiale, cui anche De Gasperi aveva contribuito in modo determinante, sembra messo in discussione dall’esterno, e perfino dall’interno, dell’occidente democratico che lo aveva generato.
Ma non fu certamente meno difficile la vita di De Gasperi, caratterizzata dalla prigionia, dai lunghi anni trascorsi nell’anonimato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, dalle due guerre mondiali, dalla sfida di dover ricostruire un Paese ridotto in macerie, materiali e spirituali.
Eppure, in un contesto certamente più complicato di quello di oggi, la fede incrollabile di Alcide De Gasperi e la sua visione della politica come servizio rappresentarono un solido punto di riferimento per l’Italia e per l’Europa. Riproporre oggi la forza profetica della sua testimonianza è un compito non meno importante di altri, soprattutto per le giovani generazioni.
Non possiamo dimenticare, infatti, l’incrollabile speranza con la quale De Gasperi coltivò il progetto europeo, di fronte a un’Europa ancora ai primi vagiti, insieme a Robert Schumann (per il quale è pure in corso una causa di beatificazione) e Konrad Adenauer.
Un’Europa come patrimonio comune, fondato sui tre pilastri fondamentali indicati dallo stesso De Gasperi: le radici giudaico-cristiane, le lotte dei lavoratori e i movimenti liberali. Un progetto europeo al quale oggi tutti siamo chiamati a credere, non scaricandone le responsabilità su altri.
La mostra organizzata dalla Fondazione De Gasperi al Meeting per l’Amicizia tra i Popoli di Rimini dello scorso agosto ed ora portata in molte città italiane, è stata simbolicamente intitolata “Servus inutilis”, a significare la coscienza che De Gasperi aveva della politica come servizio disinteressato, svolto da che è consapevole che l’esito finale del proprio sforzo non dipende da sé: il servo inutile del Vangelo.
Che lezione straordinaria per i tanti piccoli leader politici, o presunti tali, che affollano oggi lo scenario mondiale, anche nell’occidente democratico.
E che lezione ancor più efficace sarebbe, se la Chiesa decidesse di annoverarlo tra i suoi testimoni privilegiati.