La relazione dell’intelligence per il 2024 evidenzia le sfide che l’Italia deve affrontare in un contesto geopolitico instabile. Il terrorismo jihadista, la minaccia ibrida e l’ingerenza della criminalità organizzata rappresentano pericoli concreti. La gestione della sicurezza nazionale richiede una visione strategica e di lungo termine per garantire la stabilità democratica del Paese
La relazione annuale sulla politica dell’informazione per la sicurezza relativa al 2024 fornisce un quadro dettagliato delle minacce che il Paese deve affrontare in un contesto geopolitico sempre più instabile e interconnesso. Il terrorismo jihadista continua a rappresentare un pericolo concreto, alimentato dalla propaganda online e dall’uso sofisticato dei social media per il reclutamento e l’incitamento alla violenza. Le tensioni internazionali nel Mediterraneo, in Africa e nel Medio Oriente hanno un impatto diretto sull’Italia, contribuendo ad aumentare la pressione migratoria e favorendo l’espansione di milizie jihadiste. L’instabilità di queste aree rappresenta un fattore di rischio anche per la sicurezza delle frontiere, rendendo ancora più complessa la gestione dei flussi migratori.
Parallelamente, la minaccia ibrida, caratterizzata da operazioni di disinformazione e attacchi informatici, si è intensificata. Russia e Cina giocano un ruolo chiave nella destabilizzazione delle democrazie occidentali, attraverso campagne propagandistiche mirate e attività di spionaggio cibernetico. L’uso di deepfake, reti di bot e tecniche di amplificazione delle notizie false ha raggiunto livelli di sofisticazione preoccupanti, soprattutto in occasioni strategiche come le elezioni europee o la presidenza italiana del G7. Per contrastare questi fenomeni, l’Italia ha rafforzato la cooperazione con l’Unione europea e gli Stati Uniti, adottando strumenti normativi più efficaci e incrementando il monitoraggio delle attività digitali sospette.
Un altro aspetto centrale della relazione riguarda l’ingerenza della criminalità organizzata nell’economia italiana. Le mafie, sia nazionali che straniere, continuano a infiltrarsi nei settori strategici del Paese, tra cui sanità, edilizia, trasporti, ristorazione e turismo, reinvestendo i proventi illeciti in attività legali per riciclare il denaro sporco. La ’ndrangheta mantiene la sua leadership nel traffico internazionale di cocaina, grazie a consolidate alleanze con i cartelli sudamericani, mentre la camorra e Cosa Nostra rimangono attive nel narcotraffico e nel controllo degli appalti pubblici. Anche le organizzazioni criminali straniere, come i gruppi albanesi, nigeriani e cinesi, stanno rafforzando la loro presenza in Italia, dimostrando una notevole capacità di adattamento alle mutate condizioni del mercato criminale. L’uso di strumenti finanziari avanzati, come criptovalute e sistemi di pagamento alternativi, rende ancora più difficile il tracciamento delle risorse illecite.
La sicurezza cibernetica rappresenta un altro fronte critico, con un aumento significativo degli attacchi informatici da parte di gruppi statali e criminali. Le offensive digitali non si limitano più a semplici frodi, ma includono azioni di spionaggio, sabotaggio e manipolazione dell’informazione. Gli hacker prendono di mira infrastrutture critiche, amministrazioni pubbliche e aziende strategiche, con l’obiettivo di rubare dati sensibili o compromettere la sicurezza nazionale. Gli attacchi ransomware sono diventati strumenti non solo per estorcere denaro, ma anche per simulare operazioni di sabotaggio con false attribuzioni, aggravando il clima di tensione geopolitica. L’Italia è chiamata a rafforzare la propria resilienza informatica, migliorando la protezione delle infrastrutture digitali e aumentando la capacità di risposta agli attacchi.
Il fenomeno migratorio continua a essere un tema centrale, con un crescente coinvolgimento della criminalità organizzata nel traffico di esseri umani. Le rotte migratorie si stanno modificando per adattarsi alle misure di contrasto, con un aumento delle partenze da Libia, Tunisia e Turchia. Le organizzazioni criminali sfruttano il sistema di accoglienza per infiltrarsi nei flussi e ottenere guadagni illeciti. Nonostante l’attenzione dell’Intelligence, non emergono evidenze di un utilizzo sistematico dei flussi migratori da parte di gruppi jihadisti per entrare in Europa, anche se il rischio di infiltrazioni rimane alto. La gestione del fenomeno richiede un approccio più strutturato, in grado di bilanciare sicurezza e rispetto dei diritti umani.
Sul piano economico e industriale, l’Italia mostra segnali di stabilità, grazie agli investimenti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Tuttavia, la competizione globale, le interferenze straniere e le incertezze geopolitiche rappresentano fattori di vulnerabilità per il sistema produttivo. Settori strategici come la difesa, l’energia e le telecomunicazioni sono sotto pressione, con attori esteri che cercano di acquisire asset cruciali o di influenzare le decisioni politiche ed economiche del Paese. La protezione delle infrastrutture marittime e digitali è diventata una priorità, per evitare che il controllo di snodi strategici venga compromesso da potenze straniere o gruppi criminali.
In questo scenario complesso, emerge la necessità di un approccio strategico da parte dell’Italia, basato sul rafforzamento delle alleanze internazionali, sulla protezione degli asset nazionali e sull’implementazione di misure più efficaci per contrastare le minacce ibride e la criminalità organizzata. La gestione della sicurezza nazionale non può più essere affrontata con logiche emergenziali, ma richiede una visione di lungo termine, capace di anticipare le sfide future e proteggere la stabilità democratica del Paese.