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Perché Netanyahu vuole silurare il capo dello Shin Bet

Il premier israeliano ha annunciato l’intenzione di chiedere la rimozione di Ronen Bar. La decisione solleva interrogativi legali e politici, con forti critiche sia dall’opposizione sia dall’avvocatura generale

In un clima già acceso da tensioni politiche, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato l’intenzione di avviare la procedura per la rimozione di Ronen Bar da direttore del Shin Bet, l’agenzia di sicurezza interna che guida da ottobre 2021, quasi 30 anni dopo aver iniziato la sua carriera nel servizio. La mossa è stata annunciata in un contesto di controversie e indagini legate agli errori che hanno permesso a Hamas gli attacchi del 7 ottobre 2023. Meno di un anno fa si era dimesso da capo dell’intelligence militare dell’esercito israeliano (Aman), il maggiore generale Aharon Haliva, lasciando il posto al parigrado Shlomi Binder.

Il contesto della decisione

La decisione di Netanyahu arriva mentre si dipana una complessa indagine interna, volta a fare luce sulle responsabilità in seguito all’attacco di Hamas che ha scatenato la guerra in Gaza. Lo Shin Bet, da parte sua, ha riconosciuto delle lacune nella gestione delle minacce, evidenziando un atteggiamento di “disattenzione deliberata” da parte delle istituzioni politiche. In questo scenario, il premier ha accusato il direttore Bar di aver tradito la fiducia riposta e di non aver operato con la necessaria trasparenza e rigore nel difendere la sicurezza nazionale.

Le critiche e le implicazioni legali

La decisione di cercare la rimozione di Ronen Bar ha suscitato reazioni contrastanti. Mentre Netanyahu sostiene che la mossa sia necessaria per “raggiungere gli obiettivi di guerra e prevenire ulteriori disastri”, importanti voci istituzionali e dell’opposizione hanno definito l’iniziativa come un grave atto di interferenza politica. L’avvocatura generale ha sottolineato l’obbligo di chiarire le basi legali di tale provvedimento, ricordando che il ruolo dello Shin Bet non può essere subordinato a una mera questione di lealtà personale verso il premier, bensì deve rispondere esclusivamente all’interesse pubblico.

La crisi di fiducia e il rischio politico

L’iniziativa si inserisce in un quadro politico già teso, caratterizzato da continui scontri tra l’esecutivo e le istituzioni giudiziarie. Da un lato, Netanyahu accusa funzionari e critici di tentare di indebolire il governo, facendo leva su un presunto complotto del “deep state” per contrastare la sua leadership. Dall’altro, l’opposizione e gruppi per la qualità della governance denunciano una chiara violazione del principio di separazione dei poteri, interpretando l’azione come un tentativo di accentramento autoritario che potrebbe compromettere ulteriormente la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

Verso un futuro incerto

Il destino di Ronen Bar e, per estensione, del comando della sicurezza interna, dipenderà non solo dal sostegno parlamentare ma anche dalla capacità di Netanyahu di fornire le giustificazioni legali necessarie. Nel frattempo, le indagini dello Shin Bet sui presunti legami tra alcuni stretti collaboratori del premier e attori esterni, come il Qatar, continuano a intensificarsi, aggiungendo ulteriori strati di complessità a una crisi che rischia di avere ripercussioni significative sul sistema di controllo e bilanciamento del potere in Israele.


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