La vicepresidente del Parlamento Europeo, Pina Picierno, lancia l’appello “Per un’Europa Libera e Forte”: una chiamata all’azione per difendere i valori fondanti dell’Europa e rafforzare il ruolo dell’Unione nel contesto internazionale. Tra i primi firmatari dell’appello figurano vari esponenti del Partito Democratico, tra cui Alessandro Alfieri, Filippo Sensi e Lia Quartapelle, Raphaël Glucksmann, membro del gruppo S&D al Parlamento europeo e fondatore di Place Publique, Tobias Cremer e Thomas Pellerin-Carlin, S&D, Reinier van Lanschot dei Verdi, Gianni Vernetti, già sottosegretario agli Affari Esteri, Vittorio Emanuele Parsi, professore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Nathalie Tocci e Nona Mikhelidze dell’Istituto Affari Internazionali e Alessandro Sterpa, professore dell’Università degli Studi della Tuscia
Viviamo tempi di grandi cambiamenti, conflitti e insicurezze: alle autocrazie e ai regimi che minacciano apertamente le nostre democrazie si salda un movimento reazionario internazionale di destra estrema che utilizza paure e nuovi strumenti di egemonia, spingendo il dibattito pubblico verso una polarizzazione radicale.
E mentre l’Europa è sotto attacco nel suo processo di integrazione, il ceto medio perde reddito e funzione sociale e i conflitti le controversie sembrano voler essere risolti attraverso gli interessi di un mercantilismo sovranista pronto a schiacciare il diritto internazionale, i diritti umani e legittime rivendicazioni di indipendenza e di libertà dei popoli.
Siamo al centro di una tempesta perfetta: le destre estreme fanno da traino a una visione illiberale, la propaganda e la disinformazione invadono il dibattito pubblico e condizionano le opinioni pubbliche.
Occorre invertire la rotta, possiamo e dobbiamo reagire. Democrazia, libertà, diritti, pace, società aperta, giustizia sociale e il sogno europeo restano ancora i bisogni e le opportunità di progresso dell’umanità. Questo è lo spazio delle forze europeiste, progressiste, liberali e popolari che devono rinnovarsi e rispondere con coraggio alle sfide del presente.
Questo appello è una chiamata all’azione, alla mobilitazione, digitale e fisica, ad una rinnovata partecipazione alla vita pubblica per elaborare risposte concrete alle sfide del presente, puntando su cinque grandi temi che possono determinare il cambiamento dell’Unione Europea.
Una grande azione congiunta tra luoghi del sapere, della politica, istituzioni affinché i cittadini d’Europa tornino a sentirsi parte di una comunità di forza e di progresso. Troppo spesso abbiamo esitato, ma ora siamo chiamati ad agire, con visione e coraggio.
Occorre per questo motivo spingere con forza per un’autonomia strategica e politica dell’Europa nello scenario geopolitico, iniziando subito il percorso di cooperazione militare tra gli eserciti europei perché non saranno le buone intenzioni a rendere forte l’Unione Europea ma la capacità di imporsi nella nuova triangolazione che Russia, Cina e USA hanno in mente.
Questo appello nasce dall’urgenza invariata che il Manifesto di Ventotene tracciò durante il secondo conflitto mondiale, per un’Europa federale e per un nuovo europeismo in difesa delle democrazie liberali e delle libertà dei popoli.
Da tre anni contiamo morti innocenti che il regime di Putin causa per sua rincorsa ad un Imperialismo abietto, con questo appello rinnoviamo il nostro impegno contro la barbarie, per l’Ucraina e per tutti coloro che lavorano e lottano per un futuro di pace e libertà per i loro popoli.
Per un’Europa libera – Occorre avviare da subito un percorso di riforma dei Trattati che si ponga l’obiettivo non più rinviabile di superare il diritto di veto e lo snellimento del processo decisionale dell’Unione Europea, rendendo il Parlamento pienamente il luogo di concertazione, discussione, elaborazione delle proposte politiche del popolo europeo.
Tali scelte consoliderebbero il ruolo del Parlamento come vera e propria istituzione legislativa autonoma, rafforzando la democrazia europea e dando più spazio alla partecipazione e alla rappresentanza popolare nel processo decisionale. Questo traguardo non potrà che passare attraverso un sistema di partiti che inizino a pensarsi in chiave europea e che diventino motore di un’opinione pubblica comunitaria.
Stante il panorama attuale se non sarà possibile avere una maggioranza per la riforma dei Trattati è necessario procedere senza perdere altro tempo a dialoghi rafforzati, alla cooperazione rafforzata tra alcuni Paesi Ue su unione della difesa e esercito comune europeo perché la burocrazia e gli infiniti tavoli negoziali sono i migliori alleati di chi attenta alla capacità decisionale europea e alla forza politica dell’Unione.
In questo senso così come avvenuto in passato (Maastricht, Schengen, Prum) occorre istituire un nuovo trattato internazionale volto a dare un nuovo impulso all’azione diplomatica e difensiva dell’UE.
Per un’Europa forte – Il traguardo di una compiuta soggettività politica dell’UE presuppone, oltre ad una moneta comune, la realizzazione di una difesa comune. È dunque necessario creare un meccanismo integrato per la difesa e la sicurezza che ottimizzi i finanziamenti destinati alla difesa militare e alla sicurezza civile, attraverso emissione di Eurobond e cioè contrazione di debito comune come già fatto in passato per situazioni che hanno richiesto un intervento urgente.
La difesa comune dell’Europa dovrebbe comprendere sia il potenziamento delle capacità militari (come forze di difesa comuni) che le misure per la sicurezza civile (come la protezione contro attacchi informatici, il terrorismo e le crisi migratorie).
È quindi essenziale sviluppare anche un servizio di cooperazione di intelligence a livello dell’UE, che non sostituisca le agenzie di intelligence nazionali, ma agisca come un punto di raccolta e analisi delle informazioni strategiche per supportare il processo decisionale politico e la pianificazione operativa dell’Unione.
Aumentare la spesa per la difesa di ogni singolo Stato resta comunque la prima mossa da mettere in campo, attivando la “clausola di salvaguardia” così da scorporare le spese della difesa e degli investimenti strategici del settore dal Patto di stabilità, con delle condizionalità̀ alle deroghe nazionali che incentivino collaborazioni industriali fra Paesi europei e programmi e acquisizioni in ambito comunitario.
Per un’Europa competitiva – Lo sviluppo del mercato unico europeo è ostacolato da due gravi deficit: le grandi imprese sono troppo piccole e poco integrate, mentre le PMI soffrono le normative europee con benefici limitati.
È necessario affrontare la questione dimensionale, puntando su settori come quello finanziario, energetico e delle comunicazioni. Occorre adottare un Codice europeo di diritto commerciale per semplificare la creazione e crescita delle imprese, creare un’Unione del Risparmio e degli Investimenti per supportare la ricerca e ridurre la frammentazione fiscale che penalizza le PMI.
Senza risorse adeguate, le transizioni rischiano di fallire. A partire da quella ambientale, appare di tutta evidenza, l’esigenza di accompagnarne gli sviluppi con una visione inclusiva che si faccia carico di effetti e conseguenze sugli apparati produttivi.
Sebbene aumentino gli interventi di politica industriale, la loro efficacia è limitata da problemi di coordinamento e da un insufficiente sostegno finanziario pubblico e privato, in particolare nelle regioni più svantaggiate. È necessaria una strategia industriale comune dell’UE, in particolare per ridurre il divario dei costi energetici, che rappresentano il principale ostacolo alla competitività.
Per un’Europa giusta – È tempo di un nuovo “contratto sociale europeo” che coniughi la transizione digitale ed economica con un forte rafforzamento e coordinamento delle politiche di welfare dell’Unione Europea.
È fondamentale promuovere la formazione e la riqualificazione continua dei lavoratori, anche sul modello di SURE, combattendo gli stereotipi di genere. Serve un’azione decisa per armonizzare le politiche fiscali e previdenziali, garantendo standard comuni in sanità e istruzione a tutela di tutti, con attenzione alle categorie più vulnerabili.
Un sistema sanitario integrato e un’istruzione equa sono essenziali per ridurre le disuguaglianze. Inoltre, limitare la concorrenza fiscale tra Stati membri favorisce l’equità sociale ed economica, contrastando la povertà e rafforzando la coesione europea. L’Europa deve guidare un cambiamento radicale, ponendo giustizia sociale e uguaglianza di genere al centro dello sviluppo.
Questo significa adottare politiche per l’empowerment femminile, eliminare il gender pay gap, rafforzare i diritti di maternità e paternità e garantire un welfare inclusivo.
Per un’Europa democratica – Nel corso di questi anni il processo democratico è stato compromesso dall’influenza delle grandi piattaforme digitali che a livello informativo hanno rimpiazzato i media tradizionali.
A livello globale questo ha determinato una deregulation del dibattito pubblico: eserciti di boot, di troll, di fake news, propaganda, razzismo, antisemitismo, sessismo, comunicazioni antiscientifiche che condizionano la vita nei nostri Paesi arrivando a spostare il sentimento delle opinioni pubbliche.
Giganti tecnologici senza responsabilità editoriali che aumentano i loro profitti sulle polarizzazioni delle nostre società. L’Europa deve attuare subito un piano per la salvaguardia dell’informazione, promuovendo un piano per l’identità digitale certificata per l’accesso alle piattaforme e prevedendo un fondo che dalla tassazione delle big tech investa su ambienti informativi imparziali e nuovi ecosistemi social di discussione.