Il management “continuerà a lavorare per trovare una soluzione per consentire alla società di adeguarsi alle nuove normative sul mercato americano così come avviene in tutti i mercati in cui opera”, dice l’ad Casaluci. Ecco gli scenari
“Il management di Pirelli continuerà a lavorare per trovare una soluzione per consentire alla società di adeguarsi alle nuove normative sul mercato americano così come avviene in tutti i mercati in cui opera”. Lo ha dichiarato ieri Andrea Casaluci, amministratore delegato dell’azienda produttrice di pneumatici al termine del consiglio di amministrazione in cui è stato deciso di rinviare al 28 aprile le delibere della riunione dedicati ai conti ma e alla governance. Slittata anche l’assemblea al 12 giugno, anziché il 27 maggio come precedentemente previsto.
A Pirelli, dunque, serve tempo per trovare una soluzione il più possibile condivisa al nodo della governance, con la presenza diventata ingombrante di Sinochem, società statale cinese e maggior azionista con il 37%, che mette a rischio i piani di crescita del gruppo. In particolare in America, alla luce di una nuova legge che, vieta a partire dal 2027, la vendita o l’importazione di veicoli connessi o a guida autonoma che utilizzano hardware o software di aziende legate alla Cina o alla Russia. Intanto, Mtp-Camfin, secondo azionista con il 26,4%, guidato da Marco Tronchetti Provera, ha già ottenuto l’autorizzazione per rafforzarsi fino al 29,99%.
Diversi gli scenari possibili ora. C’è l’ipotesi del riequilibrio azionario tra i soci Mtp-Camfin e Sinochem, con il ridimensionamento del socio cinese dal 37% fino al 25%; così, finirebbe in vendita un pacchetto del 12% che, stando al Sole 24 Ore, sarebbe agilmente riallocato presso investitori qualificati. E c’è l’ipotesi di intervenire con una revisione della governance per limitare l’influenza cinese ancor di più di quanto fatto dal governo tramite i poteri speciali nel 2023.
Ma in un mese può succedere di tutto. Anche che arrivi il verdetto del procedimento sulla possibile violazione, da parte di Sinochem, delle prescrizioni relative al golden power, come ricorda La Stampa. “Nel mirino potrebbero esserci i doppi incarichi dei manager cinesi nelle società a monte e in Pirelli. E c’è chi non esclude che, con l’occasione, il governo possa decidere di fissare ulteriori paletti a Pechino a difesa del gruppo della Bicocca e del suo futuro americano”, scrive il quotidiano torinese.