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Russia e Cina. Come la minaccia ibrida si è abbattuta sull’Italia

L’anno scorso Mosca ha sfruttato media ufficiali, social network e influencer per diffondere narrazioni russofobiche e destabilizzare il dibattito politico occidentale. Pechino, invece, ha alimentato campagne di disinformazione volte a promuovere un allontanamento dall’Occidente. Entrambi hanno intensificato le loro operazioni, rivela la relazione dell’intelligence

Quello appena trascorso è stato l’anno in cui il tema della minaccia ibrida si è presentato come “maggiore violenza” e “maggiore evidenza”, ha dichiarato il prefetto Vittorio Rizzi, direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, presentando oggi la Relazione annuale 2024 sulla politica dell’informazione per la sicurezza.

A questa minaccia viene dato ampio spazio nella relazione annuale. Sempre di più negli ultimi anni. Nel documento di quest’anno c’è anche un’ampia definizione. “La minaccia portata da attori statuali (anche attraverso l’impiego di attori non-statuali che operano come agenti o proxies) mediante una combinazione di attività coordinate e sinergiche in vari domini, fra cui quello diplomatico, dell’informazione, militare, economico/finanziario e intelligence. La minaccia è suscettibile di essere moltiplicata dall’evoluzione dello spazio cibernetico e dai mutamenti dell’ambiente mediatico. Queste attività, solitamente negabili e difficilmente attribuibili, sono attagliate alle debolezze sistemiche dei Paesi target con l’intento di danneggiarli, destabilizzarli e/o indebolirli. La minaccia origina da Stati in grado di articolare rapidamente strategie multivettoriali e whole-of-government attraverso azioni aggressive e ad alto impatto. Tali azioni restano al di sotto della soglia dell’aperto conflitto armato e sono temporaneamente e operativamente focalizzate verso un unico obiettivo strategico, facendo leva su un limitato grado di accountability interna dell’attaccante e sfruttando anche le vulnerabilità tipiche delle democrazie occidentali”.

Per quanto riguarda l’Italia, che l’anno scorso è stata presidente del G7, dalla relazione emerge che nel 2024 la Russia e la Cina sono stati gli attori principali di queste operazioni. Mosca l’ha fatto sfruttando media ufficiali, reti sociali e influencer per diffondere messaggi mirati, spesso convergenti con movimenti antagonisti e complottisti. Dalla relazione emerge anche che nessuno dei 37 incidenti sospetti, atti di sabotaggio e operazioni ibride denunciate in Europa nel corso del 2024 ha riguardato l’Italia.

Relativamente al G7, “la disinformazione russa si è sviluppata anzitutto su narrazioni inerenti alla dichiarazione congiunta rilasciata dai leader dei Paesi G7 in relazione al conflitto in Ucraina, presentata come russofobica, mentre i membri europei del Gruppo sono stati descritti come asserviti agli Stati Uniti per portare avanti politiche anti-Cremlino”, si legge. Sul fronte delle narrazioni promosse dalla Russia si sono riscontrati i seguenti elementi: “la convergenza sulle narrazioni della propaganda e della disinformazione russa da parte dei canali di comunicazione e dei movimenti antagonisti, antisistema, antigovernativi, negazionisti della pandemia da Covid-19, No-Vax e No Green-pass e complottisti (tra cui i sostenitori della teoria del complotto QAnon); l’ancoraggio strumentale della disinformazione russa al dibattito nazionale su temi di natura politica, economica e sociale di rilevanza locale, che viene sfruttato quale fattore di radicamento e amplificazione della narrazione filorusse; il coinvolgimento di influencer e opinionisti di orientamento filorusso nel recepimento o nel rilancio delle narrative promosse dal Cremlino”.

Parallelamente, l’Italia è stata bersaglio di una campagna di disinformazione volta a promuovere una narrazione di allontanamento dall’Occidente e di vicinanza a Cina e Brics.

Per contrastare queste minacce, la comunità intelligence italiana ha rafforzato le attività di monitoraggio e risposta, collaborando con il Consiglio dell’Unione europea, il G7 e anche gli Stati Uniti, si legge. Tra le misure adottate figurano il Digital Services Act dell’Unione europea e un memorandum d’intesa bilaterale con Washington per il coordinamento strategico. L’intelligence italiana ha inoltre supportato le istituzioni nazionali nel garantire la trasparenza e contrastare le ingerenze digitali.

La sezione della relazione dedicata alla minaccia ibrida si chiude con un avvertimento: l’uso eccessivo di strumenti di controllo online per contrastare la disinformazione può indebolire la libertà di espressione e i valori europei. Inoltre, il rischio di percezioni arbitrarie su cosa sia “disinformazione” può alimentare il malcontento tra i cittadini, spingendo anche i moderati verso posizioni estreme, favorendo così gli stessi attori ostili che si intende contrastare.


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