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Ora la sinistra ha un nemico, peccato. L’opinione di Merlo

È di tutta evidenza che la torsione impressa dal nuovo presidente americano ha innescato un meccanismo che, “de facto”, quasi impone alla sinistra di ritornare al suo glorioso passato antiamericano. E, al riguardo, le molteplici manifestazioni che saranno organizzate d’ora in poi avranno un solo filo rosso che le lega tutte, pur sapendo che all’interno di quel mondo ci sono accenti, sensibilità e sfumature diverse se non addirittura alternative. L’opinione di Giorgio Merlo

La vicenda internazionale presenta ormai un cambiamento continuo e sempre più imprevedibile. Ma anche nell’incertezza e nella confusione che ormai caratterizzano gli stessi progetti su come riorientare la geografia geo politica mondiale, emergono alcuni aspetti politici e culturali chiari ed inequivocabili. O meglio, parlando di casa nostra, elementi che ritornano in tutta la loro virulenza. E, come al solito, tocca a Massimo D’Alema, notoriamente la mente più lucida della sinistra italiana da ormai molti anni, indicare la traccia. Parlo, come ovvio, del ritorno in grande stile dalle parti della sinistra italiana – seppur nelle sue multiformi espressioni – di un forte, convinto e radicato anti americanismo. Un anti americanismo che non si è mai dissolto del tutto nel corso degli anni perché semplicemente correva nel sottosuolo dell’area politico, culturale e soprattutto ideologico della sinistra italiana. Certo, nella sua versione massimalista e più marcatamente sul versante ideologico non è mai venuta meno. Mentre nella sinistra di governo, definiamola così per semplificare, il rapporto con gli Stati d’Uniti e l’Americanismo e nel suo complesso è stato improntato di più al realismo.

Ora, è di tutta evidenza che la torsione impressa dal nuovo presidente americano ha innescato un meccanismo che, “de facto”, quasi impone alla sinistra di ritornare al suo glorioso passato. E, al riguardo, le molteplici manifestazioni che saranno organizzate d’ora in poi avranno un solo filo rosso che le lega tutte, pur sapendo che all’interno di quel mondo ci sono accenti, sensibilità e sfumature diverse se non addirittura alternative. Perché tra la sinistra radicale e massimalista di Schlein, quella estremista del trio Fratoianni/Bonelli/Salis e quella populista, demagogica e trasformistica dei 5 Stelle l’unico elemento di unità è l’odio nei confronti di qualcuno e di qualcosa. A livello nazionale il nemico giurato ed implacabile viene esercitato nei confronti di Giorgia Meloni e a livello internazionale nei confronti dell’America. Con sfumature diverse, seppur a giorni alterni, da parte dei populisti pentastellati. E non ci sarà manifestazione, al di là della giusta e sacrosanta idea di difendere e rilanciare la mission dell’Europa, che non coltiverà quei due forti ed insindacabili obbiettivi: e cioè contestare senza tregua, senza scrupoli e con qualsiasi mezzo a disposizione la Presidente del Consiglio italiana e, al contempo, attaccare frontalmente l’Americanismo nel suo complesso. Accresciuto, come ovvio ed evidente, con la Presidenza Trump.

Ecco perché, pur senza sapere che cosa capiterà nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, è abbastanza evidente che la brusca e anche violenta riscoperta dell’anti americanismo da parte della intera sinistra – e anche al di là del trumpismo e di ciò che concretamente rappresenta – non è affatto una buona notizia per i valori occidentali, per il futuro dell’Europa e anche, e soprattutto, per il futuro e la credibilità della politica estera del nostro Paese. Forse tocca a tutti coloro che continuano ad individuare – al di là delle leadership, che comunque sia, non sono una variabile indipendente – nel filone euro atlantico l’unico ancoraggio sicuro per la sicurezza e il futuro del nostro Paese alzare la voce e battere quella tentazione – pericolosa ed inquietante – storicamente presente nella sinistra, di rompere definitivamente quell’alleanza. Perché esaltare ideologicamente l’anti americanismo finirebbe, indubbiamente, anche per indebolire la stessa cultura ed indole europeista.


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