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Berlino si smarca dal Patto di stabilità e accelera sulla Difesa europea. E l’Italia? Scrive Volpi

Di Raffaele Volpi
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La Germania compie un passo decisivo nella costruzione della difesa comune europea, sfruttando le flessibilità offerte da ReArm Europe e rilanciando il proprio apparato industriale. Una strategia chiara, con risorse e priorità definite. Nel frattempo il nostro Paese, che pur dispone di asset importanti, resta in attesa di una visione coerente. In gioco non c’è solo la sicurezza, ma anche il posizionamento dell’Italia nei nuovi equilibri europei e mediterranei. L’analisi di Raffaele Volpi

La Germania è il primo Paese europeo ad avvalersi della possibilità di escludere dal calcolo del Patto di Stabilità le spese militari, nell’ambito del programma ReArm Europe lanciato per rafforzare le capacità di difesa comune. La decisione, assunta ieri e rilanciata oggi dai principali quotidiani europei, rappresenta un passaggio cruciale nel nuovo approccio strategico adottato da Berlino.

In meno di due anni, la Germania ha operato una profonda revisione della propria postura in materia di sicurezza e difesa, superando retaggi ideologici che per lungo tempo avevano limitato il potenziale della Bundeswehr. Il fondo straordinario da 100 miliardi di euro annunciato nel 2022 ha segnato l’inizio di questa svolta, oggi consolidata dalla scelta di utilizzare appieno le opportunità offerte da Rearm Europe. Il sistema industriale tedesco, già particolarmente solido, potrà beneficiare di un significativo effetto moltiplicatore – stimato attorno a 1,7 – rilanciando ulteriormente la capacità produttiva interna.

Questa accelerazione tedesca avviene mentre in Italia il dibattito appare ancora in fase interlocutoria. Pur disponendo di un patrimonio industriale di rilievo e di partnership consolidate con gruppi europei, il nostro Paese non sembra aver ancora definito una strategia chiara in materia di investimenti nella difesa. Persistono dubbi all’interno del ministero dell’Economia e delle Finanze, non tanto sulla necessità di rafforzare le capacità militari, quanto sulla reale coerenza della programmazione proposta. In assenza di una visione strutturata, il rischio concreto è che il dibattito si riduca a un “libro dei sogni”, con ogni Forza armata che propone le proprie esigenze senza una selezione rigorosa basata su priorità strategiche, realistiche e di prospettiva.

L’esempio tedesco solleva dunque interrogativi centrali: quale ruolo intende assumere l’Italia nella costruzione della difesa europea? Come intende posizionarsi in un sistema che si sta rapidamente consolidando? È evidente che un approccio attendista rischia di precludere opportunità decisive, in un momento storico in cui investire nella difesa significa anche investire nell’industria, nell’innovazione tecnologica e nella capacità geopolitica del Paese

L’Italia, oltre ad avere responsabilità crescenti all’interno dell’Unione, ha una posizione naturale di forza nel Mediterraneo: una regione strategica, sempre più centrale negli equilibri internazionali. Costruire una capacità di difesa coerente e integrata non significa solo adeguarsi a dinamiche continentali, ma progettare una postura autonoma che sappia valorizzare anche il nostro ruolo di attore chiave nello scacchiere meridionale europeo.

Servono obiettivi concreti, una programmazione rigorosa e una chiara capacità decisionale. Non si tratta di accumulare desideri, ma di costruire un progetto credibile e realistico.

In un contesto globale segnato dal progressivo disimpegno di alcuni tradizionali garanti della sicurezza, investire con intelligenza nella difesa non è un’opzione: è una necessità. L’Italia deve scegliere adesso se vuole essere tra i protagonisti della nuova stagione europea o se preferisce, ancora una volta, rincorrere le scelte degli altri.

 


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