Va preso atto che il cantiere di una nuova e rinnovata “politica di centro” non alternativa ma complementare con la costruzione di alleanze e coalizioni, deve adesso decollare. Pena diventare complici del decadimento politico e culturale. Il tutto per rafforzare la qualità della nostra democrazia, l’efficacia dell’azione di governo e la credibilità delle istituzioni
Il nuovo ruolo politico del generale Vannacci e la chiara inclinazione del progetto della Lega salviniana da un lato e la postura radicale, massimalista e populista del cartello Conte/Schlein/ Fratoianni, Bonelli e Salis dall’altro, confermano, in modo persino plateale, che si rende sempre più necessaria una ripresa di iniziativa politica delle forze centriste, riformiste e di governo.
Una iniziativa che non può più tardare sempreché non si voglia consegnare il futuro del nostro Paese nelle mani dell’avventurismo, della casualità e dell’improvvisazione. È appena sufficiente, al riguardo, prendere atto di ciò che dicono i protagonisti di questo neo populismo per rendersi conto che da quelle parti non c’è una solida cultura di governo all’orizzonte che può ispirare le singole scelte politiche ma solo e soltanto un progetto frutto delle pulsioni della piazza che va assecondata, vezzeggiata e cavalcata senza limiti. Appunto, come dice Boccia nella sua ultima versione di interprete ufficiale del pensiero della Schlein, “dove c’è una piazza lì c’è il Pd”. Cioè, comanda la piazza sempre e comunque.
Ecco, l’esatto contrario di ciò che, di norma, caratterizza storicamente il comportamento concreto di chi si pone l’obiettivo di guidare un Paese e non solo di amplificare gli strali populisti, demagogici e anti politici dei cantori della piazza. Ora, e di fronte ad uno scenario del genere, è di tutta evidenza che le forze centriste, riformiste e autenticamente europeiste – cioè l’esatto contrario delle parole d’ordine pronunciate alla manifestazione populista di Roma organizzata dai 5 Stelle e affini e dal congresso leghista di Firenze – devono assumere una iniziativa politica e pubblica. Pur senza ancora mettere in discussione i rispettivi assetti politici e organizzativi ma con il chiaro obiettivo di far emergere le plateali contraddizioni di coalizioni ed alleanze che hanno al proprio interno movimenti e partiti chiaramente e platealmente populisti e massimalisti. Una iniziativa che non deve solo coinvolgere i partiti autenticamente e organicamente centristi, riformisti ed europeisti come Forza Italia o Azione. Ma quello che è necessario è, semmai, aprire un “cantiere costituente” con tutte le forze, movimenti e gruppi politici e della società civile – in particolare, ma non solo come ovvio, dell’area cattolica – che chiedono a gran voce una nuova offerta politica che non sia condizionata dalle parole d’ordine dei populisti, dei radicali, degli estremisti e dei massimalisti di ogni sorta e di ogni risma.
Dopodiché ci sarà tempo e modo per costruire alleanze e coalizioni di governo ben sapendo, al contempo, che non ci sono affatto, ad oggi, le condizioni per dar vita a un polo autonomo centrista nella cittadella politica italiana. Una fase costituente che quasi si impone alla luce dei pesanti e inediti sconvolgimenti che caratterizzano lo scenario europeo e internazionale. Ecco perché, al di là e al di fuori di ogni velleitarismo, adesso chi è politicamente e culturalmente alternativo al populismo e all’estremismo non può rifugiarsi in aride rendite di posizione o aggirare la vera sfida in campo. E cioè, va preso atto che il cantiere di una nuova e rinnovata “politica di centro” non alternativa ma complementare con la costruzione di alleanze e coalizioni, deve adesso decollare. Pena diventare complici di questo decadimento politico, culturale, programmatico e certamente anche di natura etica. Il tutto per rafforzare la qualità della nostra democrazia, l’efficacia dell’azione di governo e la credibilità delle istituzioni e non per ragioni di bottega.