Il perfezionamento dell’operazione è atteso entro l’ultimo trimestre 2025, con una valorizzazione della società dei cavi pari a 700 milioni di euro. M5S contro il governo
Tim e Boost BidCo, veicolo controllato dal ministero dell’Economia e delle Finanze (al 70%) e partecipato da Retelit (al 30%), hanno firmato l’accordo per l’acquisto di Sparkle, che gestisce oltre 600.000 chilometri di cavi sottomarini. L’offerta, da 700 milioni di euro, era stata approvata dal consiglio di amministrazione di Tim lo scorso 12 febbraio, che aveva preventivamente ricevuto il parere favorevole del comitato parti correlate.
Il perfezionamento dell’operazione è atteso entro l’ultimo trimestre del 2025, una volta completate le attività propedeutiche, tra cui l’ottenimento delle autorizzazioni Antitrust e in materia di Golden Power. L’accordo prevede infine la sottoscrizione al closing tra Tim e Sparkle di un contratto volto a regolare i servizi che saranno prestati reciprocamente tra le società successivamente al closing. Per Tim è l’ultima di una serie di dismissioni tra cui Inwit e la rete, che le hanno permesso in un paio di anni di ridurre i debiti sotto 7 miliardi, come ricordato su queste pagine nei giorni scorsi.
Contro l’affare si è schierato il Movimento 5 Stelle criticando l’apertura a fondi esteri. Citando la presenza nel capitale di FiberCop (con il fondo americano Kkr) e il consolidamento di Poste al 24% di Tim, in una nota Marco Pellegrini, capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Difesa e membro del Copasir, e Antonino Iaria, componente della commissione Trasporti, poste e telecomunicazioni di Montecitorio, hanno attaccato il governo: “Lungi dall’avere caratteristiche anche vagamente sovraniste, queste operazioni, fatte o subìte dal Mef, sono costate circa 5 miliardi di euro senza dare al ministero stesso un vero potere decisionale in vista della tutela e dello sviluppo di infrastrutture tecnologiche fondamentali per l’economia e la sicurezza nazionale”.