Skip to main content

Per il Rassemblement National un futuro senza Le Pen? L’interrogativo di Shekhovtsov

Di Anton Shekhovtsov

Con la leader fuori dai giochi, il Rassemblement National potrebbe tentare di riconquistare lo spazio della destra moderata, tradizionalmente detenuto dai Repubblicani. Un banco di prova per la nuova generazione, quella di Bardella. Il commento del politologo Anton Shekhovtsov, fondatore del Centre for Democratic Integrity a Vienna e docente alla Central European University

Lunedì Marine Le Pen, la leader de facto dell’estrema destra francese e figura di spicco del Rassemblement National, è stata condannata per aver sottratto fondi dell’Unione europea mediante l’uso improprio dei contratti per assistenti parlamentari tra il 2004 e il 2016. Le è stata inflitta una pena detentiva di quattro anni (con due anni sospesi), una multa di 100.000 euro e un divieto di cinque anni dall’assunzione di incarichi pubblici, il che la rende inidonea a partecipare alle elezioni presidenziali del 2027. Sebbene abbia presentato appello, le probabilità di successo sono esigue, rendendo improbabile una sua futura candidatura.

La condanna è stata duramente criticata dai suoi colleghi dell’estrema destra, tra cui Viktor Orbán in Ungheria, Matteo Salvini, leader della Lega, l’olandese Geert Wilders e il movimento Maga negli Stati Uniti. Anche gli amici in Russia non hanno risparmiato commenti, con il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che ha accusato in maniera alquanto bizzarra la Francia di “violare gli standard democratici”, come se tali standard fossero applicabili in un regime autoritario come quello russo.

Le accuse iniziali nei confronti di Le Pen non possono essere considerate politiche; anzi, non sono state una sorpresa. Sia lei che suo padre, Jean-Marie Le Pen, erano già stati accusati di aver abusato dei fondi del Parlamento europeo sin dal 2019. Di conseguenza, gli ultimi sviluppi rappresentano semplicemente la continuazione di una problematica già in corso.

Un ulteriore elemento che rende prevedibili gli sviluppi relativi a Marine Le Pen è il fatto che la famiglia Le Pen è stata più volte coinvolta in attività poco chiare già prima del 2019. Per esempio, Jean-Marie Le Pen, ormai defunto fondatore del Front National – rinominato in RN nel 2018 – fu coinvolto nei Panama Papers per aver presumibilmente occultato fino a 2,2 milioni di euro – tra contanti, titoli e oro – attraverso una società offshore intestata all’ex maggiordomo, al fine di evadere le tasse francesi a partire dal 2015. Inoltre, i dettagli relativi al ruolo di Jean-Marie Le Pen nell’aiutare il regime di Saddam Hussein a eludere le sanzioni internazionali negli anni Novanta e nei primi anni Duemila rimangono poco chiari.

La decisione del giudice di escludere Marine Le Pen dalle elezioni presidenziali del 2027 ha ovviamente rilevanti implicazioni politiche per la famiglia Le Pen, dal momento che la presidenza francese è sempre stata l’obiettivo trasversale delle generazioni della famiglia. Sebbene, in linea teorica, Marine possa candidarsi nel 2032, è improbabile che l’influenza politica personale dei Le Pen perduri in sua assenza. Mentre Marion Maréchal, nipote di Marine, conserva ancora una certa influenza all’interno del RN, l’estrema destra francese potrebbe decidere di superare il retaggio familiare.

Nel corso della sua storia, a partire dal 1972, il Front National/Rassemblement National ha subito diverse trasformazioni. La prima avvenne negli anni Ottanta, quando il presidente François Mitterrand fece leva sul Front National, allora marginale, per indebolire l’opposizione di centro-destra, trasformando il partito in un fenomeno a livello nazionale.

La seconda trasformazione importante si ebbe con l’ascesa di Marine Le Pen all’interno del Front National negli anni Dieci del nuovo seconolo. Questo processo portò inizialmente a conflitti con suo padre, poiché lei intendeva orientare il partito verso posizioni meno radicali, e culminò infine nell’espulsione di Jean-Marie dal partito da lui fondato. Successivamente, Jean-Marie espresse addirittura vergogna per il fatto che sua figlia portasse il suo cognome, suggerendo addirittura che si sposasse e cambi nome.

Sebbene la presa di potere di Marine abbia portato a una moderazione del Front National/Rassemblement National e all’accettazione del partito da parte della destra moderata dei Repubblicani, essa non è riuscita a trasformare il Rassemblement National in una forza politica rispettabile in grado di governare in coalizione. Partiti come Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e i Democratici svedesi di Jimmie Åkesson – entità di estrema destra riconosciute nella politica europea mainstream – rimangono esempi di realtà che sembrano al di fuori della portata di Marine Le Pen.

Se lei dovesse effettivamente essere esclusa dalla partecipazione alle elezioni del 2027, il suo ruolo di principale esponente dell’estrema destra potrebbe passare a un giovane rappresentante del Rassemblement National, innescando una terza trasformazione significativa. Il partito potrebbe cercare di occupare lo spazio politico della destra moderata, tradizionalmente dominato dai Repubblicani, che hanno perso consensi in maniera drammatica nell’ultimo decennio.

Per attuare tale trasformazione, il Rassemblement National avrà bisogno di una leadership pronta a sfidare la notevole influenza esercitata da Marine Le Pen all’interno del partito – in maniera simile a come lei stessa in passato ha contestato l’autorità paterna. Un possibile candidato è Jordan Bardella (nato nel 1995), attuale presidente del Rassemblement National. Tuttavia, appartenere alla nuova generazione non basta: Bardella deve ancora dimostrare di essere pronto ad assumersi importanti responsabilità politiche. Il suo presunto maldestro approccio alle elezioni parlamentari anticipate dell’estate 2024 evidenzia la necessità di una rapida maturazione come organizzatore politico, un percorso potenzialmente ostacolato dalla sua lealtà nei confronti di Marine Le Pen.

Il primo banco di prova per Bardella e per la nuova generazione del Rassemblement National sarà rappresentato dal comportamento dei deputati del partito all’Assemblea Nazionale. L’attuale governo, guidato da François Bayrou, è costantemente messo in difficoltà dalle forze della sinistra radicale allineate con Jean-Luc Mélenchon e si appoggia al sostegno degli alleati centristi del presidente Emmanuel Macron, dei socialisti di centro-sinistra e, sorprendentemente, del Rassemblement National. Se Bardella decidesse di ritirare il sostegno al governo Bayrou, ciò segnalerà la sua impreparazione a guidare la trasformazione del Rassemblement National; al contrario, un sostegno continuativo indicherebbe l’intenzione di posizionare il partito come una forza politica responsabile.


×

Iscriviti alla newsletter