Tutti i leader o quasi e il mondo intero ne onorano la memoria a parole ma il suo insegnamento resta largamente inascoltato. C’è la speranza che il momento di commozione di oggi possa fare qualcosa per aiutarci a percorrere l’enorme distanza tra le parole e i fatti. Il commento di Leonardo Becchetti
Il paradosso Bergoglio. Tutti i leader o quasi (da Trump a Putin) e il mondo intero ne onorano la memoria a parole ma il suo insegnamento resta largamente inascoltato. Francesco, dalla Laudato Si’ alla Fratelli Tutti, ha chiesto di accogliere i migranti, ha gridato mai più la guerra, ha invitato ad uscire dalle fonti fossili per fare la transizione ecologica e di offrire opportunità per gli ultimi e gli scartati, ha esortato a non odiarsi sui social che polarizzano. Non pare che il mondo stia muovendo in questa direzione ma c’è la speranza che il momento di commozione di oggi possa fare qualcosa per aiutarci a percorrere l’enorme distanza tra le parole e i fatti. Vediamo di capire più in profondità.
Quando guardiamo al pensiero economico di papa Francesco non dobbiamo cercare una teoria sistematica ma partire dal suo obiettivo pastorale di scuotere le coscienze e sensibilizzarle allo scandalo di un sistema economico che non è capace di mettere la propria potenza al servizio del bene della persona.
Il pensiero economico di Papa Francesco si distingue pertanto per una visione profetica e radicale che mette al centro la dignità dell’uomo, la giustizia sociale e la cura del creato.
Con l’espressione “l’economia uccide”, Francesco denuncia un sistema economico che genera scarti, alimenta disuguaglianze e sacrifica milioni di vite sull’altare del profitto, nonostante l’abbondanza globale di risorse. Il Papa si schiera apertamente contro la logica del trickle-down, smascherandola come una “pseudo-teoria” che giustifica le diseguaglianze con la speranza che la ricchezza dei pochi finisca per ricadere anche sui molti. L’economia, secondo Francesco, deve essere vista dal punto di vista degli ultimi: i poveri, gli esclusi, gli “scartati”. In questa prospettiva, si fa portavoce di un umanesimo economico che promuove lo sviluppo umano integrale, un benessere multidimensionale che supera la crescita dei consumi e guarda alla qualità delle relazioni, al senso del vivere e alla responsabilità condivisa.
Le sue due grandi encicliche in cui affronta più approfonditamente queste questioni, Laudato Si’ e Fratelli Tutti, introducono la nozione di ecologia integrale, che unisce giustizia sociale e ambientale in un’unica visione. Il degrado ambientale, come il riscaldamento globale o l’inquinamento da combustibili fossili, non è altro che il sintomo di un disordine antropologico più profondo: la pretesa di dominio dell’uomo su tutto, incluso il prossimo.
Ma il magistero economico di Francesco non è solo denuncia: propone anche un’alternativa costruttiva. Attraverso il modello dell’economia civile, invita a riscoprire la generatività delle relazioni umane, la partecipazione democratica e l’etica del consumo e del risparmio responsabile. Iniziative come il documento Mensuram Bonam mostrano come anche la finanza possa essere orientata alla giustizia e alla trasparenza.
Infine, il Papa richiama il valore dimenticato della fraternità come fondamento della libertà e dell’eguaglianza. Solo con una rinnovata intelligenza relazionale – capace di empatia, cooperazione e cura – si potrà immaginare un’economia che non esclude, ma accoglie, che non sfrutta, ma rigenera. È questo, in fondo, l’invito più potente del pontificato di Francesco: costruire un mondo dove nessuno sia lasciato indietro.