Skip to main content

Come e perché gli Usa guardano all’energia nucleare in Italia

Un recente bollettino della International Trade Administration individua nel nostro Paese un mercato in espansione. Dossier al centro anche del recente bilaterale a Washington tra Meloni e Trump. Un fattore è la crescita esponenziale dei data center

“Contatti con gli operatori del settore locali e con aziende statunitensi” indicano che “l’energia nucleare è un mercato in potenziale crescita in Italia”. A scriverlo è la International Trade Administration, agenzia governativa statunitense del Dipartimento del Commercio, in un nuovo bollettino che evidenzia le opportunità per le aziende americane.

Di nucleare hanno parlato anche Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, e Donald Trump, presidente americano, in occasione del loro incontro di due settimane fa a Washington. “Anche sul nucleare che stiamo sviluppando penso che possa esserci spazio per lavorare insieme”, ha dichiarato Meloni. La legge delega sul nucleare sostenibile, approvata nelle settimane dal Consiglio dei ministri, “consentirà all’Italia di confermarsi come un Paese all’avanguardia anche nelle più moderne tecnologie nucleari”, aveva osservato Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, dopo l’incontro alla Casa Bianca.

Come ricorda anche il bollettino pubblicato dall’agenzia americana per il commercio, a inizio febbraio Enel, Ansaldo Energia e Leonardo hanno raggiunto l’intesa per la costituzione di una partnership societaria che opererà nel settore delle nuove tecnologie nucleari con particolare riferimento agli small modular reactor ad acqua di terza generazione avanzata. L’accordo fra le tre partecipate del Tesoro, raggiunto sotto la regia del ministero dell’Economia e delle finanze, prevede questa composizione: Enel al 51% e con la facoltà di esprimere presidente e amministratore delegato; Ansaldo deterrà il 39%; Leonardo con il 10%.

A spingere verso il nucleare, si legge nel bollettino, è anche la crescita dei data center. L’Italia ospita circa il 12% dei data center europei, con oltre 160 già operativi e 83 in arrivo da parte di 23 aziende, per un potenziale investimento di 15 miliardi di euro. Richiedendo questi molta energia, si prevede che il loro consumo energetico raddoppierà tra il 2024 e il 2028. La rete elettrica italiana faticherà a reggere tale domanda, e si ipotizza l’uso di small modular reactor per alimentare i data center, ma non prima dei primi anni 2030.

Un brief pubblicato proprio nei giorni scorsi dalla direzione strategie settoriali e impatto di Cdp sottolinea che l’Italia possiede competenze rilevanti sia nella supply chain del nucleare sia nella ricerca: la sua ripartenza è connessa allo sviluppo di tecnologie di generazione più recenti, come gli small modular reactor, e alla disponibilità di investimenti. Per l’adozione su larga scala del nucleare è necessario un quadro normativo e di incentivi che renda praticabile l’investimento: è importante inoltre rafforzare programmi e strumenti di cooperazione europea, si legge ancora.


×

Iscriviti alla newsletter