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La vecchiezza. Un racconto di Giuseppe Fiori

Di Giuseppe Fiori

Un mini-racconto dello scrittore Giuseppe Fiori ci fa riflettere sulla vecchiezza, lato opposto della giovinezza. Ogni giorno vediamo invecchiare, insieme a noi, le persone più vicine e anche le più conosciute. Davanti agli anni che scivolano via, proviamo a ripensare agli spezzoni di nostre vite parallele immaginate

L’essere, da vecchi, seduti sulla riva a guardar scorrere il fiume e, quasi contemporaneamente, dentro una barca alla deriva sullo stesso fiume, restituisce un po’ di compiutezza alla vita, passata e presente, e di nostalgia per un’occasionale armonia perduta e raramente ritrovata.

Qualcosa che ci è sfuggito via, e che sentiamo irrimediabilmente perduto, come un palloncino rosso dalle mani di un bambino, con lo sguardo verso il cielo quasi azzurro e quel puntino che diventa sempre più piccolo e lontano tra le nuvole.

Negli ultimi lunghi anni, infatti, si fa più acuto, più pungente il senso di una perdita, anzi della perdita di qualcosa di essenziale nella trama della nostra esistenza, e ciò proprio quando stiamo per affrontare la maggiore delle perdite: quella della vita stessa.

Essenziale come lo è un tratto caratteristico della nostra personalità, oppure una costante comune a una generazione, a un’epoca, al gusto del tempo, alle idee e ai sentimenti che hanno composto una varietà di scene sul palcoscenico girevole della nostra vita.

Le scene perdute, le persone perdute e le speranze perdute finiscono col diventare anch’esse una presenza esistenziale. Ne rimaniamo segnati con rughe e cicatrici, perché ogni perdita è come se aggiungesse morte alla vita, quasi a comprometterne il senso.

Ma non è così. Piuttosto, tutte quelle perdite, tutti quei ricordi, e rimpianti o rimorsi fanno parte ormai del nostro essere, in una miscela di passato o presente, di cose accadute e anche immaginate.

Fotogrammi di esistenza non si sa perché, messi momentaneamente da parte, e rimasti in un angolo della memoria per anni, spezzoni cui avevamo dato magari soltanto un’attenzione distratta e un significato sfuggente, ma che la nostra memoria semantica ha recuperato e montato in sequenze di possibili vite parallele, frammenti di vissuto, scarti di pellicola, che hanno sorprendentemente mantenuto una nitidezza di colore perfetto, in cui vorremmo (inconsapevolmente?) riconoscerci. Magari per ripercorrere tutta quella trama, dall’infanzia alla vecchiezza… e scoprire che è stata marcata anche da altri attori e comparse, ossia dalla bella vita degli altri.


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