Il recente scambio di prigionieri avvenuto ad Abu Dhabi può rappresentare un significativo passo diplomatico. Washington e Mosca tentano di riaprire canali di comunicazione in un contesto che potrebbe preludere a una graduale normalizzazione dei rapporti bilaterali
L’ultimo scambio di detenuti tra Stati Uniti e Russia, avvenuto ieri nelle prime ore ad Abu Dhabi, “dimostra l’importanza di mantenere aperte le linee di comunicazione con la Russia, nonostante le grandi difficoltà nella nostra relazione bilaterale”, ha detto una portavoce della Central Intelligence Agency il cui direttore, John Ratcliffe, è volato negli Emirati Arabi Uniti per le trattative. ”Sebbene siamo delusi che altri americani restino ingiustamente detenuti in Russia, vediamo questo scambio come un passo positivo e continueremo a lavorare per il loro rilascio”, ha aggiunto.
La Russia ha liberato la ballerina russo-americana Ksenia Karelina, che stava scontando in Russia una condanna a 12 anni di reclusione per tradimento. La donna, arrestata nel gennaio 2024 a Ekaterinburg durante un viaggio per visitare i familiari, era accusata di avere raccolto fondi per finanziare l’esercito ucraino. I suoi amici e conoscenti hanno invece detto che aveva in realtà donato circa 50 dollari ad una organizzazione umanitaria ucraina. Karelina “è stata detenuta ingiustamente dalla Russia per più di un anno e il presidente Trump ha assicurato il suo rilascio”, ha scritto su X il segretario di Stato americano Marco Rubio, ripostando una fotografia che ritrae la donna a bordo dell’aereo che la sta riportando negli Stati Uniti, mentre mostra la bandiera americana.
Il servizio d’intelligence interna russo (Fsb), ha diffuso un video dello scambio, sulla pista dell’aeroporto emiratino, che ha portato al rilascio da parte degli americani di Artur Petrov, cittadino russo e tedesco, arrestato nel 2023 a Cipro su richiesta degli Stati Uniti per presunta esportazione verso la Russia di dispositivi microelettronici sensibili in violazione delle sanzioni.
È il secondo scambio di prigionieri tra Mosca e Washington dall’insediamento del presidente americano Donald Trump, che ha avviato con la Russia un dialogo per cercare di migliorare le relazioni bilaterali e trovare un accordo sull’Ucraina. Lo scorso febbraio, in occasione della visita dell’inviato americano Steve Witkoff, la Russia aveva liberato l’insegnante americano Marc Fogel in cambio dello specialista di computer russo Alexander Vinnik. Nell’agosto dello scorso anno (amministrazione Biden) c’era stato il più grande scambio di prigionieri dalla fine della Guerra Fredda, con il rilascio da parte della Russia di dissidenti e giornalisti, tra cui il reporter del Wall Street Journal Evan Gershkovich, e la liberazione di diversi presunti agenti dei suoi servizi detenuti in Paesi occidentali.
Come osserva lo stesso Wall Street Journal, nel contesto degli sforzi di Trump per mantenere la promessa elettorale di un accordo di pace rapido per porre fine alla guerra in Ucraina, il Cremlino ha fatto leva sull’apparente interesse di Washington a normalizzare le relazioni. Trump si è detto deluso dalla Russia per aver ritardato un cessate il fuoco già concordato dall’Ucraina, ma non ha dato alcun segnale che si stia preparando a mettere pressione sul Cremlino.
Intanto, mentre avveniva lo scambio, nel consolato generale russo di Istanbul era in corso un nuovo incontro tra una delegazione di Mosca e una di Washington per cercare di riportare alla normalità le attività delle rispettive ambasciate e consolati. I colloqui, dopo quelli svoltisi sempre nella città turca il 27 febbraio, sono durati cinque ore e mezza, e secondo il dipartimento di Stato hanno portato alla definizione di un accordo sull’accesso ai servizi bancari per i diplomatici dei due Paesi, nonostante le sanzioni americane contro Mosca. L’ambasciatore russo a Washington, Alexander Darchiev, che guidava la delegazione di Mosca, ha parlato di “atmosfera positiva” che ha reso possibile “fare progressi” nella soluzione dei problemi.
Washington e Mosca stanno anche lavorando sul reset delle relazioni, compreso il rafforzamento delle presenze diplomatiche. Uno scenario che pone alcuni interrogativi legati alla sicurezza nazionale. Come raccontato su queste pagine, infatti, la Russia vede il rafforzamento della sua presenza diplomatica negli Stati Uniti come un’opportunità per ricostruire la sua rete di spionaggio in Occidente.
(Foto: WAM)