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Anche Taiwan ha un posto ai funerali di Francesco

La partecipazione alle cerimonie vaticane e le frequenti interazioni tra le diplomazie di Taiwan e Vaticano si inseriscono in una strategia più ampia di legittimazione simbolica, costruita su reti di valori condivisi e sulla capacità di fare della presenza internazionale una forma di affermazione identitaria

Roma è l’unico luogo al mondo dove le rappresentanze diplomatiche di Cina e Taiwan coesistono. Una condizione senza precedenti nel panorama internazionale, che riflette il ruolo particolare della Santa Sede: tra i pochi Stati al mondo che mantengono relazioni ufficiali con Taipei, nonostante la pressione esercitata dalla Repubblica Popolare Cinese e l’adesione, da parte della maggioranza degli attori internazionali, al principio di “una sola Cina”.

La presenza diplomatica della Santa Sede a Taiwan risale agli anni successivi alla guerra civile cinese, quando il governo della Repubblica di Cina si trasferì a Taipei. La sede della Nuntiatura Apostolica in Sinis fu anch’essa spostata sull’isola, dove è tuttora operativa. Taipei, dal canto suo, mantiene una propria ambasciata presso la Santa Sede, che rappresenta una delle relazioni più longeve e significative del panorama diplomatico taiwanese.

Chen Chien-jen: una figura chiave nel rapporto bilaterale

La persona che meglio incarna la profondità di questo rapporto è Chen Chien-jen. Scienziato, già vicepresidente e poi premier, cattolico praticante e interlocutore consolidato della Santa Sede, Chen ha incontrato Papa Francesco più volte nel corso degli anni. Per questo motivo è stato scelto come rappresentante ufficiale del presidente Lai Ching-te alle esequie papali, in una decisione condivisa tra Taipei e il Vaticano, pensata anche per contenere possibili reazioni ostili da parte di Pechino, che si oppone alla visibilità internazionale delle autorità taiwanesi.

Nel corso dello scorso anno, Chen ha compiuto una visita privata a Roma, presumibilmente finalizzata a consolidare i rapporti bilaterali in un momento di incertezza nei negoziati tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese. La sua figura, che unisce credibilità politica e profonda vicinanza alla Chiesa cattolica, è diventata un punto di riferimento nella gestione delle relazioni con il Vaticano.

La partecipazione taiwanese a eventi solenni in Vaticano ha anche precedenti significativi: nel 2005 fu l’allora presidente Chen Shui-bian a presenziare ai funerali di Giovanni Paolo II. Una scelta che rafforzava la continuità istituzionale di Taipei e ribadiva la volontà dell’isola di restare visibile nei contesti internazionali di rilievo.

In un sistema internazionale dove il riconoscimento formale e la visibilità simbolica hanno un peso strategico, le relazioni esterne di Taiwan si distinguono per una dipendenza particolarmente accentuata da gesti di rappresentanza, partecipazione e presenza scenica. A differenza di molti altri attori statali, la Repubblica di Cina (Taiwan) costruisce buona parte della sua politica estera su pratiche di signaling diplomatico: partecipazione ad eventi multilaterali, inviti cerimoniali, invio di delegazioni ufficiali e commemorazioni pubbliche sono strumenti fondamentali per riaffermare la propria esistenza internazionale in assenza di pieno riconoscimento da parte della maggioranza degli Stati.

Precedenti storici e posizionamenti strategici

Negli ultimi anni, il Vaticano ha intrattenuto un dialogo con la Repubblica Popolare Cinese, culminato nell’accordo del 2018 sulla nomina dei vescovi. Il rinnovo dell’intesa nel 2022 ha alimentato a Taipei il timore di un possibile riassetto delle relazioni vaticane. Tuttavia, l’inasprirsi delle restrizioni in materia di diritti civili e libertà religiosa in Cina – in particolare dopo la legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong – ha reso il cammino della distensione più tortuoso.

Nelle ore successive alla notizia della morte del pontefice, il presidente Lai ha reso omaggio a Francesco in una cerimonia riservata presso l’Arcidiocesi di Taipei. Accompagnato dal viceministro degli Esteri Francois Wu e dall’arcivescovo Thomas Chung, Lai ha compiuto un rito commemorativo che univa elementi della liturgia cattolica e della ritualità tradizionale taiwanese: incenso, acqua benedetta, fiori, frutta, una coppa cerimoniale, e tre inchini in segno di rispetto. Un sincretismo che ben rappresenta il mosaico di credenze e riti — tra buddismo, taoismo e pratiche confuciane — che rispecchiano la complessa storia dell’isola. In un messaggio pubblico, Lai ha sottolineato l’eredità del Papa in termini di pace, solidarietà globale e attenzione verso i più deboli.

Fede e pluralismo in una società democratica

Sebbene i cattolici costituiscano solo una minoranza (circa il 3% della popolazione), la Chiesa cattolica taiwanese svolge un ruolo rilevante nella società civile, promuovendo il dialogo interreligioso e offrendo servizi educativi e sanitari. Il mantenimento delle relazioni con la Santa Sede consente a Taipei di ribadire, anche sul piano internazionale, il proprio impegno per la libertà religiosa, il pluralismo e la democrazia.

La partecipazione alle cerimonie vaticane e le frequenti interazioni tra le due diplomazie si inseriscono in una strategia più ampia di legittimazione simbolica, costruita su reti di valori condivisi e sulla capacità di fare della presenza internazionale una forma di affermazione identitaria.


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