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Pulizie e spionaggio. Tutti i timori (russi) al Bundestag

Il tema della sicurezza interna al Bundestag riaffiora con forza dopo che il deputato Roderich Kiesewetter ha espresso il timore per possibili infiltrazioni da parte di personale russo nel servizio di pulizia. Il dibattito, che trova eco in precedenti casi anche in Italia, solleva interrogativi su come proteggere efficacemente le istituzioni democratiche

Roderich Kiesewetter, deputato della Cdu e membro delle commissioni Esteri e di controllo sull’intelligence del Bundestag, ha deciso di permettere che il suo ufficio venga pulito solo una volta alla settimana. La ragione? Il timore di attività di spionaggio russo, considerato che l’azienda Winkels e altre tre fonti hanno confermato al giornale Die Zeit l’impiego di personale russo addetto alle pulizie all’interno del Parlamento tedesco. Il tema è anche più ampio: alcuni temono attacchi esterni, altri interni, in particolare a causa dell’aumentato numero di 152 deputati dell’AfD e dei loro assistenti che, dice Gabriele Katzmarek dell’Spd, hanno scarso rispetto per l’ordine democratico.

I controlli che mancano

Secondo quanto riferito dal giornale, nonostante i dipendenti assunti all’interno del Bundestag vengano controllati per verificare la presenza di loro eventuali precedenti penali tramite la banca dati dell’Inpol (l’archivio delle forze di polizia), un sistema di controllo di sicurezza approfondito, che comprende anche informazioni provenienti dai servizi segreti, viene effettuato solo in casi isolati.

Un tema delicato

Il tema è delicatissimo. Non si può sospettare i russi solo perché sono russi – ma nessuno dovrebbe essere ingenuo in tempi di continui atti di sabotaggio controllati da Mosca, scrive Die Zeit. Per Kiesewetter, visto il potenziale pericolo di atti di sabotaggio e spionaggio, “è necessario agire subito”. Johannes Fechner dell’Spd ha annunciato che “saranno avviate consultazioni in merito presso la commissione parlamentare competente”.

Le differenza con gli uffici governativi

Il caso del personale delle pulizie incarna l’incertezza che regna in Parlamento, racconta il giornale. Negli uffici governativi, ad esempio al ministero degli Esteri, le zone più importanti possono essere pulite solo sotto stretta sorveglianza. Le finestre, infatti, sono dotate di un film certificato, in modo che non vibrino e che nessuno possa intercettare le conversazioni. Sono vietati i mouse wireless, le cassette di sicurezza hanno contatori di apertura, esistono delle noise-box nelle quali deve essere riposto il cellulare, affinché non possa trasformarsi in un dispositivo spia. Sulle scrivanie è ancora presente il “telefono rosso”, una linea governativa sicura operabile tramite chiave e codice, con la disposizione dei numeri che cambia continuamente per evitare che qualcuno possa osservare i movimenti delle mani. Esiste perfino un tasto di autodistruzione. Al Bundestag tutto ciò è praticamente assente, non si trovano nemmeno abbastanza telefoni rossi a prova di intercettazioni. Molti ritengono che questo sia un errore. Quello che invece c’è al Bundestag: telefoni neri con un adesivo che recita: “Attenzione: pericolo di intercettazioni”.

Un caso in Italia

Il caso ricorda quello di due anni fa in Italia con protagonista Irina Osipova, cittadina russo-italiana, assunta al Senato della Repubblica italiana come “coadiutrice parlamentare” dopo aver vinto, nel 2019, un concorso pubblico per un ruolo che non richiede il nulla osta di sicurezza. Avrà pertanto accesso alle banche dati del Senato e classificherà e gestirà la corrispondenza del Senato. La donna sostiene apertamente il presidente russo Vladimir Putin, da lei descritto come “un leader che non ha pari al mondo” e “un modello per l’Italia per difendere gli interessi nazionali”. Ha inoltre condotto campagne contro le sanzioni imposte dall’Unione europea nei confronti della Federazione russa attraverso la sua organizzazione “Rim – Giovani Italo Russi”.

(Foto: Felix Zahn / photothek)


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