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Usa e Iran si incontreranno a Roma. La conferma da Teheran

La tv di Stato di Teheran conferma le indiscrezioni di Axios: appuntamento sabato in Italia per il secondo round mediato dall’Oman. Si cerca un hotel

Dopo le indiscrezioni di Axios, è arrivata la conferma della tv di Stato iraniana: il secondo round di colloqui sul nucleare tra Iran e Stati Uniti si terrà sabato prossimo a Roma. Sarà guidato (perché Washington e Teheran non si parlano direttamente) dal ministero degli Esteri dell’Oman, mediatore tra le due parti già in occasione dell’incontro di sabato scorso a Mascate, capitale omanita.

Lunedì si era diffusa l’ipotesi della capitale italiana, con il governo italiano e l’intelligence italiana considerati interlocutori affidabili per entrambe le parti. “Roma si conferma capitale di pace, di mediazione, non è prima volta che ci sono colloqui di questo tipo nel nostro Paese”, aveva dichiarato Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri. Ieri Teheran aveva fatto intendere di preferire un nuovo appuntamento a Mascate dopo quello definito “costruttivo” dello scorso fine settimana. Secondo Iran International si era deciso di tornare in Oman anche per il secondo round perché l’Italia aveva respinto la richiesta di Teheran di tenere i colloqui presso l’ambasciata omanita a Roma. Fonti italiane incassano con favore l’annuncio odierno e confermano a Formiche.net che il nodo era proprio quello, tanto che per il nuovo round si sta cercando un hotel nella capitale.

Attesi a Roma Steve Witkoff, l’inviato speciale del presidente statunitense Donald Trump, Seyyed Abbas Araghchi, ministro degli Esteri iraniano, e Badr bin Hamad Al Busaidi, ministro degli Esteri omanita. Tutti e tre dovrebbero incontrare Tajani.

La scelta di Roma, ha scritto il Guardian, è una mossa “vista come un gesto politico” del presidente americano Donald Trump nei confronti dell’Italia ma anche un modo per “emarginare le principali potenze europee nei negoziati sull’Iran, con l’Oman che continuerà a svolgere il ruolo di mediatore”.

Nella Caput Mundi sabato ci sarà anche il vicepresidente americano JD Vance, che venerdì incontrerà Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, e rimarrà nella capitale fino alla domenica di Pasqua. Un suo eventuale coinvolgimento nei negoziati o anche soltanto di un contatto con la delegazione iraniana “rappresenterebbe un salto di livello nella portata politica dei colloqui”, come scrivevamo lunedì.

Oggi, a poche ore dalla sua missione a Teheran, Rafael Mariano Grossi, direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, ha dichiarato che l’Iran “non è lontano” dal potersi dotare dell’atomica. A Le Monde, ha spiegato che è “come un puzzle, hanno i pezzi e potrebbero eventualmente un giorno metterli insieme. Resta ancora strada da fare per arrivarci. Ma non sono lontani”. “Non basta dire alla comunità internazionale ‘non abbiamo l’arma nucleare’ per essere creduti”, ha rimarcato, “è necessario poterlo verificare”. In vista del secondo round di negoziati, ha precisato che “noi non facciamo parte di questo dialogo bilaterale” ma “non siamo indifferenti”.


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