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Nucleare, il tempo stringe. Aiea a Teheran prima dei colloqui di Roma

“Fase cruciale”, ha dichiarato Rafael Grossi, direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Intanto, proseguono i contatti diplomatici in vista del secondo round di negoziati nella capitale italiana. Il Nyt: Trump ha fermato un attacco israeliano contro i siti nucleari

I colloqui tra Iran e Stati Uniti sul programma nucleare di Teheran, in rapida evoluzione, sono “in una fase cruciale” e l’Agenzia internazionale per l’energia atomica è disponibile a “fungere da ponte” tra le due parti per “raggiungere un esito positivo”. A parlare è Rafael Grossi, direttore della stessa agenzia, nel corso di una conferenza stampa congiunta con Mohammad Eslami, capo dell’Organizzazione per l’energia atomica dell’Iran.

Mancano due giorni dal secondo round di negoziati indiretti tra Stati Uniti e Iran, che si terrà a Roma e verrà mediato dall’Oman come già accaduto per il primo round dello scorso fine settimana a Mascate.

Dopo aver visionato alcuni progetti nucleari civili iraniani, Grossi ha spiegato che c’è “la possibilità di un buon esito” ma “nulla è garantito. Dobbiamo assicurarci di mettere a punto tutti gli elementi”. E ha rimarcato: “Sappiamo di non avere molto tempo. Ecco perché sono qui. Ecco perché sono in contatto anche con gli Stati Uniti”. Grossi ha evidenziato che il contributo dell’agenzia da lui guidata sarebbe fondamentale nel verificare il rispetto delle disposizioni da parte dell’Iran qualora si raggiungesse un accordo. Prima di volare in Iran, Grossi aveva dichiarato al quotidiano francese Le Monde che la Repubblica islamica “non è lontana” dall’avere la bomba nucleare grazie a “un’accelerazione molto sostenuta” negli ultimi quattro anni.

Da parte iraniana non mancano le pressioni sull’agenzia. Grossi la tenga “lontana dalla politica e dalla politicizzazione” concentrandosi “sul suo mandato tecnico”, ha dichiarato Seyyed Abbas Araghchi, ministro degli Esteri iraniano. “Nei prossimi mesi, l’Agenzia può svolgere un ruolo cruciale nella risoluzione pacifica del dossier nucleare iraniano”, ha precisato poi, sottolineando che c’è chi cerca di “far deragliare i negoziati in corso”.

Fervono i preparativi per l’incontro di Roma. Oggi Khalid bin Salman, ministro della Difesa saudita, è a Teheran: era dal 1997 che un membro di spicco della famiglia regnante saudita non si recava in visita in Iran. Araghchi è volato a Mosca per incontrare l’omologo Sergey Lavrov, portando anche un messaggio della guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, al presidente Vladimir Putin riguardante gli sviluppi internazionali e regionali e le relazioni bilaterali. A Parigi, invece, Marco Rubio, segretario di Stato americano, e Steve Witkoff, inviato speciale del presidente Donald Trump per il Medio Oriente, hanno incontrato il presidente francese Emmanuel Macron per parlare di nucleare iraniano e delle situazioni a Gaza e in Ucraina.

Araghci e Witkoff sono attesi a Roma sabato. Con loro ci sarà anche Badr bin Hamad Al Busaidi, ministro degli Esteri omanita. Tutti e tre dovrebbero incontrare Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri.

Intanto, però, il New York Times ha rivelato che Trump avrebbe fermato un attacco israeliano contro i siti nucleari iraniani previsto per il mese prossimo, preferendo negoziare un accordo con l’Iran per limitare il suo programma nucleare. Il presidente statunitense avrebbe informato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu della sua decisione di non sostenere un simile attacco durante i negoziati con Teheran in occasione del loro incontro alla Casa Bianca all’inizio di aprile. Le fonti del New York Times sostengono che Trump ha deciso di non sostenere i piani di attacco israeliani, per i quali sarebbe stato necessario il supporto militare degli Stati Uniti, a causa di disaccordi interni all’amministrazione, divisa tra i falchi (come Rubio) e le colombe (come Witkoff).

(Foto: X, Rafael Mariano Grossi)


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