Un’inchiesta Reuters ha rivelato che alcuni inverter solari e batterie cinesi contengono componenti di comunicazione non documentati, come radio cellulari, che potrebbero aggirare i firewall e consentire accessi remoti alle reti elettriche. Con Huawei, Sungrow e Ginlong Solis a dominare il mercato globale, oltre 200 GW di capacità solare europea risultano esposti. Gli Stati Uniti hanno già avviato valutazioni di sicurezza e stanno considerando restrizioni sugli acquisti da fornitori cinesi, mentre utility come Florida Power & Light cercano fornitori alternativi per ridurre la dipendenza strategica
Alcuni funzionari del dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti hanno avviato una revisione urgente dei rischi legati agli inverter di produzione cinese impiegati nelle infrastrutture rinnovabili, dopo la scoperta di componenti di comunicazione “fantasma” non riportati nelle specifiche tecniche. Questi inverter collegano pannelli solari, turbine eoliche, batterie, pompe di calore e colonnine di ricarica EV alle reti elettriche, ma presenterebbero canali di accesso nascosti che potrebbero aggirare i firewall e compromettere la sicurezza dell’intera rete. Lo rivela l’agenzia Reuters.
Negli ultimi nove mesi, sono stati riscontrati dispositivi di comunicazione non documentati (tra cui radio cellulari) in inverter e batterie provenienti da più fornitori cinesi. Tali componenti extra creano canali di comunicazione non autorizzati, potenzialmente in grado di bypassare i sistemi di sicurezza e consentire accessi remoti incontrollati. Secondo l’ex direttore della NSA Mike Rogers, Pechino potrebbe considerare questi rischi un “valore strategico” per minacciare o interrompere infrastrutture critiche occidentali.
Con Huawei (29% delle quote di mercato nel 2022), Sungrow e Ginlong Solis a dominare il settore degli inverter a livello globale, oltre 200 GW di capacità solare europea (pari a più di 200 centrali nucleari) dipendono da dispositivi cinesi. I firewall installati dagli operatori possono non essere sufficienti a bloccare i canali occultati, esponendo le reti al rischio di blackout o danni fisici all’infrastruttura.
In questo scenario, la legge cinese obbliga le imprese a cooperare con i servizi di intelligence di Pechino, dando al governo cinese un potenziale controllo sugli inverter installati all’estero. Il controllo anche solo di 3-4 GW di potenza potrebbe destabilizzare sistemi elettrici nazionali o regionali, come evidenziato dal caso di interruzioni in Nord America e Europa. Davanti a questi rischi, il Congresso degli Stai Uniti sta valutando leggi per vietare l’acquisto di batterie e inverter da specifici produttori cinesi entro il 2027, e alcune utility (come Florida Power & Light) già cercano alternative non cinesi.
Non è uno scenario così fantascientifico. Nel novembre 2024 si è verificato un episodio in cui inverter cinesi sono stati disattivati da remoto in più Paesi, causando una disputa commerciale tra i fornitori Sol-Ark e Deye. Anche se l’entità del blackout è rimasta sconosciuta, l’incidente ha evidenziato la minaccia reale di influenza estera sulle reti locali.